DIECI FACCE DA SANREMO

PROFESSIONISTI | 19/03/2021 | 19:00
di Angelo Costa
Tornando nella sua data tradizionale dopo l’escursione estiva dello scorso anno, la Milano-Sanremo ritorna classica anche nella fisionomia: c’è di nuovo la Liguria con le bizze dei suoi venti, ci sono di nuovo i capi (Mele, Cervo e Berta) prima degli strappi finali su Cipressa e Poggio destinati a segnare la corsa. Rispetto alla storia, manca soltanto il Turchino, chiuso per una frana e degnamente rimpiazzato dal colle del Giovo. Extralarge nella distanza (299 chilometri, come nel 2020), quella che un tempo i francesi chiamavano Primavera ed era anche la prima-vera corsa dell’anno, ruolo che ormai la Strade Bianche le ha soffiato, la Sanremo stavolta si propone con tre strafavoriti (Van der Poel, Van Aert e Alaphilippe) e un interrogativo: sarà la solita maratona nella noia prima della straordinaria scarica di adrenalina finale oppure la nuova generazione che corre senza calcoli ne cambierà lo spartito? Alla strada la sentenza, alla pazienza di chi si metterà al teleschermo per la diretta integrale dalle 9,15 la voglia di scoprirlo minuto per minuto. Ecco le tre facce che si giocano la Classicissima e le sette che provano a recitare da sorpresa.

Julian Alaphilippe. Vince perché è pronto al punto giusto, perché negli ultimi due anni una l’ha vinta e l’altra l’ha persa di un centimetro, perché ha voglia di riportare la maglia iridato su un traguardo che non la vede da 38 anni (Saronni 1983). Non vince perché uno fra Van Aert e Van der Poel trova il guizzo per lasciarlo indietro.


Wout Van Aert. Vince perché vuole ripetere in primavera il successo estivo dello scorso anno, perché può farlo in tutti i modi compreso lo sprint, perché in questa stagione ha corso sempre in prima linea. Non vince perché uno fra Alaphilippe e Van der Poel trova il guizzo per lasciarlo indietro.


Mathieu Van der Poel. Vince perché è nella forma ideale per riuscirci, perché alla Tirreno ha fatto le prove generali su se stesso con risultati migliori del previsto, perché non ha nulla di meno dei due con cui divide il pronostico. Non vince perché uno fra Alaphilippe e Van Aert trova il guizzo per lasciarlo indietro.

Michael Matthews. Vince perché a trent’anni è ora che conquisti una grande classica, perché sul podio c’è arrivato già due volte, perché se i tre favoriti aprono il gas sul Poggio può regger l’urto meglio di Demare, Ewan, Bennett e Viviani. Non vince perché nelle grandi occasioni è sempre lì, ma gli manca l’ultimo passo.

Giacomo Nizzolo. Vince perché se tiene i migliori sul Poggio ha le carte per giocarsela, perché in questa classica ogni anno si migliora, perché nessuno gli concede mai il credito che merita. Non vince perché quei tre là faranno di tutto per seminare i velocisti e lui è uno di quelli.

Alex Aranburu. Vince perché nessuno lo terrà d’occhio, perché è uno che non molla in salita ed è veloce, perché è più presente negli arrivi che nelle previsioni della vigilia. Non vince perché andare spesso vicino al successo non dà la sicurezza di poterlo centrare in una corsa di questo livello. 

Maximilian Schachmann. Vince perché lo ha appena fatto alla Parigi-Nizza, perché può metterci l’audacia e l’inventiva che servono, perché al suo leader Peter Sagan non basterà l’esperienza se non avrà abbastanza gamba. Non vince perché deve attaccare da lontano e i favoriti non daranno spazio alle fughe.

Davide Ballerini. Vince perché cominciare bene la stagione gli ha dato sicurezza, perchè al Nord ha dimostrato di essere pronto per classiche toste, perché come Andrea Vendrame ancora non conosce i propri limiti. Non vince perchè avere in squadra un leader come Alaphilippe significa sacrificarsi.

Vincenzo Nibali. Vince perché quelli come lui è sempre meglio non seppellirli in fretta, perché è stato l’ultimo a vincere con un pizzico di fantasia e coraggio, perché alla Tirreno-Adriatico è stato il migliore della vecchia guardia. Non vince perché con quei tre in circolazione sarà dura partire in contropiede.

Filippo Ganna. Vince perché nessuno se lo aspetta, perché i capi liguri non sono salite impossibili per uno come lui, perché ha la cilindrata per far la differenza fra Cipressa e Poggio, oltre che nei chilometri finali. Non vince perché non trova lo spazio per giocare d’anticipo e sul Poggio ha una marcia in meno rispetto ai favoriti.

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