GIRO D'ITALIA. IL GRAN GIORNO DELLO STELVIO. LIVE

GIRO D'ITALIA | 22/10/2020 | 08:05
di Giuseppe Figini

Dopo la frazione di Madonna di Campiglio che ha esaltato O'Connor e partorito un topolino per quanto riguarda la lotta per la classifica generale, sono ancora le montagne – e che montagne - che connotano questa tappa che va dal Trentino-Alto Adige alla Lombardia. In programma la tappa numero 18, da Pinzolo ai Laghi di Cancano per 207 chilometri.


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Ritrovo e partenza sono a Pinzolo, il maggior centro dell’Alta Val Rendena, già interessato dalla tappa del giorno precedente. Il piacevole centro sorge in una vasta conca fra il gruppo dell’Adamello a ovest e quello del Brenta a est. E’ frequentata località turistica, estiva e invernale, con una moderna cabinovia che collega le sue piste con quelle della sua frazione di Madonna di Campiglio e, sul versante opposto, con quelle di Folgarida e Marilleva. Nel suo territorio, in Val di Genova, conosciuta pure come valle delle cascate, si trova la cascata di Nardis che propone un salto spettacolare di oltre 180 metri e che, in inverno, ghiaccia divenendo palestra d’arrampicata. La parrocchiale di San Vigilio del 1500 è nota per la “danza macabra”, celebre affresco della prima metà del 1500 del bergamasco Simone II Baschenis, esponente importante delle botteghe di pittori itineranti operanti a lungo nel bergamasco e nelle zone trentine.

La statua di bronzo del “moleta rendenese”, l’arrotino della Val Rendena, vuole ricordare i molti valligiani che nel passato emigravano per esercitare questo mestiere. Pinzolo, anche per la sua offerta di moderne strutture ricettive e sportive, è sovente sede dei ritiri pre-campionato di squadre calcistiche anche di primo piano.

Qui il Giro d’Italia ha posto due volte un traguardo di tappa: nel 1977 fu primo G.B. Baronchelli mentre nel 1985 a prevalere fu Giuseppe Saronni.

Subito in partenza si percorre il tratto conclusivo della tappa del giorno prima con il passaggio da Sant’Antonio di Mavignola, Madonna di Campiglio e proseguire per il primo GPM – 2^ cat. - di Campo Carlo Magno, quota m. 1681, che segna il passaggio in Val di Sole, passando per la nota località di Folgarida, nel comune di Dimaro Folgarida. Folgarida è stata sede di tappa nel 1969 con successo di Vittorio Adorni, poi scendere a Dimaro, dove un’altra tappa nel 1981, fu vinta dallo spagnolo Miguel Maria Lasa. Segue Malé, capoluogo della Val di Sole, dove il turismo, la frutticoltura e il terziario sono le attività prevalenti. Presenta tipiche architetture armonizzate per le varie epoche. Il “museo della civiltà solandra” conserva oggetti e memorie della storia della valle. La mountain bike è la specialità delle due ruote che trova in zona percorsi e passioni di rilievo internazionale. E’ qui cresciuta Samantha Cristoforetti, nata a Milano, prima astronauta italiana.

L’itinerario passa dalla Val di Sole all’alta Val di Non in località Ponte Mostizzolo, spettacolare ponte con notevole panorama che scavalca il fiume Noce prima della sua immissione nel lago di S. Giustina, poi si giunge a Rumo, comune sparso, che segna l’inizio della salita di Hofmandjoch o passo Castrin, GPM 1^ cat., quota m. 1704, dove avviene il passaggio in provincia di Bolzano, nella Val d’Ultimo. Sono km. 8,400 di salita con pendenza media del 9,5% e punta del 13% in panorama naturale incontaminato. E’ un inedito per il Giro d’Italia questo passo con la strada realizzata da una quindicina d’anni circa. Era stato proposto quale alternativa di una tappa poi annullata per maltempo. In discesa si superano il bivio per Merano, poi San Pancrazio, bella località in notevole paesaggio e raggiungere quindi il fondovalle a Lana, importante centro di riferimento della zona per turismo, servizi e varie attività soprattutto nel settore della frutta e della sua trasformazione. Seguono Marlengo, fra vigneti e frutteti, Foresta, località del comune di Lagundo, dove ha sede la nota e conosciuta birreria Forst, poi Naturno, nella Val Venosta alla confluenza con la Val Senales, con sviluppato turismo. Dopo la zona di rifornimento fisso s’incontra Castelbello, nel comune di Castelbello-Ciardes con il castello omonimo d’inizio secolo 13^, ristrutturato. Nel territorio c’è pure il castello Juval di metà 1200, residenza estiva di Reinhold Messner che ospita anche un museo. Si procede nella suggestiva vallata incontrando i centri di Coldrano, frazione di Laces immersa fra vigneti e frutteti, Silandro, capoluogo comprensoriale della Val Venosta, zona di producenti frutteti e  che presenta la chiesa di Santa Maria Assunta con lo slanciatissimo campanile, il più alto della regione con i suoi m. 90,31 d’altezza. La cittadina conserva e promuove le sue tradizioni e la sua cultura con costanza e passione, operando anche quale efficiente cento di servizi. Sono notevoli i due bei castelli di Schlandersburg e Schlandersberg.

La strada continua a salire dolcemente, senza strappi, per Lasa, lungo il corso dell’Adige, zona di produzione di marmo pregiato e di prelibate albicocche. Si è nella zona del Parco Nazionale dello Stelvio, istituito nel 1935, con particolari flora e fauna in un maestoso paesaggio, quindi Spondigna, frazione di Sluderno e trovare quindi il traguardo volante di Prato allo Stelvio, bella località con sviluppata cerealicoltura e conosciuta anche per la produzione di mobili di legno. Ed è qui che inizia la serie dei 48 tornanti che conducono al Passo dello Stelvio, passando per le belle località di Gomagoi con il suo forte, e Trafoi, nel comune di Stelvio. In questa località è nato nel 1951 Gustav Thoeni, vera icona dello sci alpino con eccezionale palmarès. Prima del passo si transita dalla struttura del Franzenhohe e quindi giungere alla sommità del Passo dello Stelvio, quota 2758, cima Coppi del Giro d’Italia n. 103 (e sarà la decima volta che il gigante Stelvio è Cima Coppi – una stele lo ricorda al valico - anche se per altre due volte, sebbene annunciato, non sia stato poi possibile il transito).  Il primo passaggio del Giro d’Italia avvenne nel 1953 e fu teatro dell’impresa di Fausto Coppi che staccò Hugo Koblet mentre, nel 1972, la breve Livigno-Passo dello Stelvio, registrò un grande assolo di Manuel Fuente con Merckx terzo a 2’05”. Nel 1975 lo Stelvio fu la tappa conclusiva della corsa rosa e visse il palpitante duello testa a testa fra Fausto Bertoglio, in maglia rosa,  e lo spagnolo Francisco Galdos che lo seguiva in classifica a soli 48”. La vittoria di tappa fu dello spagnolo ma Bertoglio, in difesa attiva, confermò la maglia rosa. Altro arrivo di tappa è nel 2012, dal versante lombardo questa volta, con la fuga vittoriosa del belga Thomas De Gendt.

La carta d’identità della mitica salita dalla parte alto-atesina, quella maggiormente impegnativa, riferisce questi dati: km. 24,700 d’ascesa costante, quasi lineare, per superare un dislivello di m. 1851 e pendenza media del 7,5% con punta del 12% dopo Trafoi.

La spettacolare strada dello Stelvio con il passo incastonato fra le maestose cime dell’Ortles e del Cevedale, voluta dall’imperatore d’Austria Francesco 1° fu progettata e realizzata con la direzione di Carlo Donegani (1775-1845), ingegnere capo della Provincia di Sondrio, in soli tre anni e inaugurata nel 1825. Era il collegamento fra Milano e Vienna e fino al 1815 il valico era percorribile tutto l’anno con un servizio di diligenze grazie all’opera degli spalatori. Dopo la prima guerra mondiale e il mutato assetto politico con il versante altoatesino che divenne italiano, il passo resta chiuso in inverno. E “re Stelvio” appartiene alla cerchia ristretta delle salite-mito del ciclismo e annualmente, varie manifestazioni, fanno qui convenire qui un gran numero d’appassionati, a livello mondiale, per rendere faticoso omaggio a questa salita.

Il GPM segna il passaggio della corsa in Lombardia, in provincia di Sondrio, superando in discesa il bivio di S. Maria in Mustair, e giù ancora, nella verde valle del Braulio, per il bivio di Isolaccia e raggiungere Isolaccia Valdidentro, dove è posto un traguardo volante, località turistica dell’Alta Valtellina con capoluogo comunale a Isolaccia. E’ nel suo territorio comunale che la tappa vivrà il finale. E da qui inizia l’ascesa verso l’arrivo ai Laghi di Cancano, inediti per il Giro d’Italia, alle ”scale di Fraele”, GPM di 1^ cat. a m. 1938, che anticipa di poco il traguardo. L’ascesa si presenta con questi dati: km. 8,700 di salita per superare un dislivello di m. 593 per una pendenza media del 6,8%, con andamento assai regolare e quella massima, poco prima della metà, dell’11%. Sono 21 i tornanti che caratterizzano la salita inseriti sul fianco della montagna, con ampio raggio di curvatura e fondo stradale buono, in un panorama altamente spettacolare.

La salita è conosciuta anche come “passo delle Scale” per un sistema di collegamento fra le due torri di Fraele che facevano parte del baluardo difensivo e che, nel passato era un importante passaggio commerciale – e pure militare –, fra la Valtellina e la svizzera zona dell’Engadina, nel Canton Grigioni e quindi l’antica Alemagna. Qui nel tempo sono accaduti vari fatti d’arme.

Dopo il GPM seguono due chilometri, senza dislivelli, per giungere al traguardo dei Laghi di Cancano, due importanti bacini idrici artificiali alimentati dalle acque del fiume Adda che nasce lì vicino. Sono il lago di San Giacomo, detto anche Cancano I^, contiguo al lago di Cancano II^. Le dighe di sbarramento sono state realizzate nel 1933 per la prima e quindi nel 1956 per la seconda. Alimentano la centrale idroelettrica di Premadio, sempre nel territorio di Valdidentro.

E qui le donne hanno battuto gli uomini poiché il Giro Rosa al femminile, organizzato da Beppe Rivolta, ha giù posto qui gli arrivi di due tappe: la prima nel 2011 e la seconda nel 2019.

Il vincitore di questa frazione sarà premiato anche con il Trofeo Torriani, in memoria del grande “patron” Vincenzo Torriani, come da tradizione dal 1996, anno della sua scomparsa.

 

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