GIRO D'ITALIA, VITO MULAZZANI DA' I NUMERI DELLA RICCIONE-SAN MARINO

PROFESSIONISTI | 02/05/2019 | 09:51

Dietro una tappa si nascondono mille insidie e una enormità di operazioni da gestire e organizzare. Soprattutto se questa è una cronometro individuale, pratica che presuppone una macchina organizzativa perfetta, ben oliata dove il tempo è tiranno, e non solo per i corridori.


Vito Mulazzani, classe 1948, bergamasco, da una vita nel ciclismo che conta è una vera istituzione del gruppo. Prima, in mezzo ai corridori con la sua moto a “regolare” il flusso dei mezzi al Giro. Ora, in contatto diretto col direttore della corsa Mauro Vegni e il collegio di giuria, coordinando tutte le moto staffetta, interagendo con le vetture dell'organizzazione e di giuria, dialogando con radio-informazioni.
 
Quest’anno ha festeggiato la 50a Milano Saneremo e sarà al suo 49° Giro d’Italia. Corsa Rosa a cui esordisce come moto-giuria nel 1971, diretto da Vincenzo Torriani e gestito dal sammarinese Giovanni Michelotti, a cui verrà intestato un premio proprio sul podio della tappa nell’antica Repubblica di San Marino.


E proprio al braccio operativo di Torriani è legato uno degli aneddoti più simpatici della carriera di Vito: «Ero alla Milano-Sanremo e conducevo la moto del fotografo Sergio Penazzo. Allora gli scatti fotografici erano contati e dovevano essere fatti con assoluta precisione e la posizione era fondamentale. La corsa si infiamma e Michelotti mi dice più volte di andare via, di prendere distanza. Ma dall’altra parte Penazzo mi diceva di restare per non perdere l’attimo. Ero in mezzo a due fuochi e cercavo di fare il mio lavoro senza dare fastidio ai corridori. Beh, Michelotti mi convocò dopo quell’episodio e mi disse che visto che non riusciva a cacciarmi mi assumeva lui. A lui devo molto, è stato un grandissimo maestro».

Meraviglioso aneddoto. Ma veniamo alla cronometro. Quali solo le prime considerazioni quando si organizza una tappa del genere?
«La logistica, gli spazi a disposizione per i mezzi, soprattutto in partenza. Occorre un parcheggio dove poter collocare tutti i Team che arrivano con almeno un Bus, il camion officina e 4 auto. Poi i mezzi di servizio per la gara. Pensi che solo di moto ne abbiamo 160: 100 moto di appoggio, 30 della polizia e 30 dell’organizzazione. Più 50 macchine di scorta qualora le ammiraglie delle squadre non riescano a rientrare in tempo utile per seguire tutti i corridori».

Quindi una moto per ogni partecipante?
«Certamente. Si fanno più giri. Aprono le moto della polizia, poi tocca alle moto staffetta e poi ancora quelle della Stradale per gli ultimi corridori a partire, che sono poi i primi in classifica. Poi…».

Poi?
«Ci sono i mezzi per l’assistenza sanitaria. Sono 6 ambulanze più 2 macchine. Loro partono prima di tutti, al comando del Professor Tredici. Si posizionano nei punti nevralgici del percorso in modo tale che qualora dovessero intervenire, questo avvenga possibilmente nel verso della corsa. Ad esempio se c’è una brutta discesa il posizionamento sarà all’inizio, in modo tale che se dovesse accadere qualcosa lungo questa, l’intervento parta e raggiunga la posizione di soccorso nel verso corretto.

Quante cose da considerare! Altre problematiche legate ai mezzi?
«C’è il calcolo legato al rientro dopo che si è seguito l’atleta. Considerando un tempo medio di percorrenza del ciclista di 53’ e un tempo medio di rientro da parte dei mezzi al seguito di 50’ circa, vuol dire che il giro completo conta circa 100’. In quel lasso di tempo abbiamo calcolato che ci saranno un centinaio di mezzi in movimento nell’anello che comprende percorso gara e rientro alla partenza. A questo proposito è stato necessario studiare anche il tipo di strade da percorrere. Con un’autostrada di mezzo va calcolato anche il tempo del biglietto e il pagamento perché non tutti gli stranieri hanno il telepass. Senza dimenticare il rispetto del codice della strada».

Quale potrebbe essere la problematica da gestire. O qual è la sua maggior preoccupazione per il 19 maggio?
«Un tratto di ciclabile in partenza. Sono solo 400 metri, ma mi preoccupa perché è stretta e se si ferma un corridore in quel tratto non c’è possibilità di sorpasso per la macchina al seguito di quelli successivi. Quindi in questo caso va liberato quel tratto nel minor tempo possibile».

Dove la troveremo quel giorno?
«Alla partenza a controllare che tutto vada nel verso giusto, con un occhio particolare a quel pezzo di ciclabile».

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