
Il dramma di Kelly Catlin, la tre volte campionessa mondiale su pista morta suicida venerdì scorso all'età di 23 anni, ha scosso tutto l’ambiente del ciclismo. E proprio lo sport potrebbe essere stato il motivo - non la causa, attenzione - della scelta tragica della ciclista americana.
Christine Catlin, sorella di Kelly, ha infatti raccontato al Washington Post di una serie di incidenti - tra gli altri la frattura di un braccio e una commozione cerebrale - che hanno avuto un effetto profondo su Kelly. «Non riusciva ad allenarsi bene come prima, accusava forti mal di testa ed era sensibile alla luce. Aveva già provato a suicidarsi in gennaio... Ci aveva scritto una lunga e-mail nella quale spiegava che i suoi pensieri erano sempre rivolti alle corse: fortunatamente quando l’abbiamo ricevuta abbiamo chiamato la polizia e gli agenti sono arrivati in tempo per salvarla».
Il padre di Kelly, Mark, ha confermato che sua figlia si è tolta la vita: «Non passa un minuto che non pensiamo a lei e pensiamo alla vita meravigliosa che avrebbe potuto vivere - ha dichiarato a Velo News - e non c'è un secondo in cui non daremmo le nostre vite in cambio della sua. Il dolore è incredibile».
La casistica sportiva insegna che le commozioni cerebrali possono essere legate a encefalopatia traumatica cronica o CTE, che può essere diagnosticata solo dopo la morte. I sintomi di CTE - riscontrati in centinaia di giocatori ed ex di football americano, anche se raramente giovani come Kelly - comprendono depressione, perdita di memoria e sbalzi d'umore. Mark Catlin ha detto che la morte di Kelly è stata causata da una «tempesta perfetta» di sovrallenamento, che l’ha portata alla depressione non permettendo di comprendere le cause della sua commozione cerebrale.
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