IL NUOVO CANNIBALE

SOCIETA' | 21/06/2018 | 07:12

L'avvocato Fiorenzo Alessi, ciclista praticante e appassionato, ci propone in questa lettera una simpatica riflessione sullo scontro tra l'automobilista che ha morso l'orecchio ad una automobilista. Riflessione che, ovviamente, non estingue il reato..


Caro Direttore,
se non m'inganno, non ho memoria di un fatto ai limiti del cannibalismo ciclistico. Si, è vero, il ciclismo ha avuto un impareggiabile Cannibale, il cui nome è nella Storia del nostro amato sport, ma era un signore che dal Belgio era calato per avventarsi, con furia ferina, su di ogni competizione che gli capitasse a tiro. Con l'unico obbiettivo, e non è differenza da poco, non di vincerla, ma di dominarla. Cosa che, in verità, gli è riuscita spesso e bene, testimone autorevole tale Gimondi, Felice di nome ma non di fatto (da buon bergamasco, cazzuto e cazzoso...) in siffatte circostanze. Un altro, si badi, che quanto a... FAME di vittoria la sapeva lunga. E che il buon Dio, ogni tanto e se non è in altre faccende troppo affaccendato, ricordi di poterci ridare FUORICLASSE  di tale spessore e levatura. Roba, per stare in tema, da... leccarsi i baffi .

Stavo, per l'appunto, piacevolmente divagando rispetto al motivo  di questa mia riflessione. Che, se non lo si è capito, riguarda la notizia di un ciclista che, nel corso di un acceso diverbio con un automobilista, ha pensato - bene o male lo si giudicherà a tempo debito - di... azzannarlo ad un orecchio. Per stare in ambito sportivo, un piccolo emulo di quel Tyson che, in tutt'altra disciplina definita "nobile arte" e già nella fase calante della propria carriera di osannato guerriero del ring, nella trance agonistica scambiò il padiglione auricolare dell'avversario per una... leccornia, addentandola per farne un sol boccone.

Nel caso del "nostro" novello sbranatore, le ragioni - e chi pratica ciclismo su strada lo sa bene - sembrano essere... le solite. Sarò di parte, ma la metto così: la gran parte degli AUTOMOBILISTI vedono la gran parte dei CICLISTI, sportivi o "civili" che siano, come il fumo negli occhi. Se è innegabile che, di frequente, NOI ciclisti (soprattutto "della domenica" e "delle città") rispettiamo il codice della strada  alla stregua della considerazione che - almeno un tempo - si aveva per un cane in chiesa, altrettanto innegabile è quella sorta d'istinto omicida che ghermisce chi è al volante di un autoveicolo alla vista di un ciclista.

Una battuta d'epoca, voleva che il simbolo di una notissima e prestigiosa casa automobilistica tedesca, apposto sull'estremità del cofano, fosse un vero e proprio... MIRINO con cui puntare e affondare il ciclista di turno. Ovviamente, si trattava di esagerazioni mitologiche, senza troppe fondamenta nella realtà. Che, peraltro, è rimasta quella di una sconsiderata tendenza alla prevalenza, se non al sopruso, di chi conduce un automezzo rispetto a chi monta una bicicletta. Insomma, l'eterna lotta tra il più grosso e forte contro il più piccolo e debole. E che si possa parteggiare per DAVIDE, e non per il cattivo GOLIA, è del tutto naturale, soprattutto quando le prepotenze assumono inaccettabili e pericolosi contorni di tracotanza. Che tutti noi, fruitori della strada in bicicletta, quotidianamente ci troviamo a dover sperimentare.

I limiti di sopportazione e tolleranza, possono dunque andare, qualche volta,... a donne allegre. E che, in circostanze estreme, si apra la BOCCA non per protestare od inveire ma, com'è capitato in terrorio di Caronno Pertusella, anche per MORDERE. Pur se in violazione di norme improntate a  civile convivenza ma con un senso liberatorio d'impropria "giustizia sostanziale", potrà quindi ben dirsi che un  ciclista, finalmente, ha fatto, di un automobilista... un sol BOCCONE, si spera con gusto e soddisfazione.

Cordialmente

Fiorenzo Alessi



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