| 26/11/2004 | 00:00 I cinesi non ci fanno paura… o quasi. Passeranno anni prima di vedere un ciclista dagli occhi a mandorla del neonato Marco Polo Team giocarsi la maglia rosa sulle strade del Giro d’Italia, sfidare Cunego sulle salite delle Dolomiti o Rebellin nelle Classiche del Nord ma, il paese del dragone è già presente nella produzione di prodotti e articoli per il ciclismo: biciclette, abbigliamento, accessori, e questo intimorisce sempre più le aziende italiane e venete in particolare. Tra le province di Treviso, Vicenza e Padova si concentra gran parte della produzione italiana per quanto riguarda la bicicletta sportiva, intesa come bici da corsa e mountain bike, e tutto l’indotto: telai, selle, scarpe, occhiali, caschi e tutto quello che il ciclista professionista o il corridore della domenica indossa e utilizza. Rosella Signori, che con il padre Dino e il fratello Daniele dirige la Sidi, azienda di Maser (Treviso) leader mondiale nella produzione di scarpe da ciclismo e stivali da motociclismo, in effetti è un po’ spaventata:” La Cina e i cinesi fanno paura. Nella produzione di stivali da motociclismo sono alcuni anni che dobbiamo affrontare la loro concorrenza e prima o poi inizieranno a copiarci anche per quanto riguarda le scarpe da ciclismo”. Stessi timori anche nelle parole del padre Dino: “Se continuano così il nostro destino è amaro, non ci resterà che chiudere – sentenzia l’ormai settantenne fondatore della Sidi. Per le potenzialità del mercato cinese, se queste mai ci saranno, se ne parlerà fra dieci anni o più. Non hanno la cultura e la mentalità di noi occidentali che utilizziamo la bici per fare sport o per divertirci. Hanno invece dimostrato in altri sport di saperci fare, quindi anche nel ciclismo si potrà veder qualche buon atleta cinese”.
Più ottimismo, invece, in casa Selle Italia, l’azienda di Rossano Veneto (Vicenza) che con gli oltre due milioni di selle prodotte all’anno è il più grande esportatore di questo articolo: il 90% della produzione, esclusivamente made in Italy, è destinata al mercato estero. “Sono già due anni che Selle Italia, in accordo con la federazione ciclistica cinese, fornisce selle alle nazionali cinesi di ciclismo – racconta Riccardo Bigolin vice-presidente dell’azienda di Rossano -. Siamo presenti in 95 paesi, il 90% delle quasi 10mila selle prodotte al giorno dai nostri 40 dipendenti prende la via dell’estero, 1000 ciclisti professionisti si siedono su una Sella prodotta a Rossano, sono 200 le squadre con una nostra sella e ora forse saranno 201 con il Marco Polo Team: i cinesi non ci fanno paura – sorride sicuro Bigolin”.
Chi in Cina c’è già è la Wilier Triestina, storico marchio ora di proprietà della famiglia Gastaldello, anche loro di Rossano. “La nostra produzione di telai di gamma medio-bassa è fatta in Cina – racconta Andrea Gastaldello, responsabile amministrativo dell’azienda che conduce con i fratelli Enrico e Michele e il padre Lino. I cinesi sono bravi a copiare e ad apprendere i nostri insegnamenti ma quello che rende unico il made in Italy è il design, il nostro gusto nel fare le cose e questo resta inimitabile”. Chi i mercati del Far East asiatico, e quindi anche della Cina, gli conosce bene è Fausto Pinarello della Pinarello spa, marchio trevigiano sulle cui specialissime Alessandro Petacchi ha dominato al Giro vincendo nove tappe e risultando, con 21 vittorie, il plurivittorioso della stagione.
“Siamo appena tornati dal Giappone dove c’è un grande interesse verso le due ruote: marchi italiani come il nostro sono ambasciatori del made in Italy. All’estero il fatto in italia sottolinea Pinarello - è riconosciuto come sinonimo di qualità, cura dei particolari, ricerca ed innovazione. La Cina ha sicuramente delle enormi potenzialità ma ci vorrà del tempo perché queste vengano espresse, quello che gioca a loro favore è tecnologia, nello studio e nella ricerca dei materiali a Taiwan esiste una scuola che noi neanche ci immaginiamo, questo unito al basso costo della mano d’opera gli avvantaggia”. Comunque vada sarà più facile vedere un cinese vincere con una bicicletta italiana che un italiano vincere con una bicicletta cinese, questo sicuramente.
Alessandro Tomaselli
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