Paolo Bettini durissimo con l'Uci: «Servono nuove norme»

| 01/07/2007 | 00:00
Sulla difficile situazione del ciclismo ha parlato Paolo Bettini, che per la prima volta si è espresso anche sulla dichiarazione antidoping (volontaria, e senza valore legale) richiesta dall’Uci prima della partenza del Tour (sabato). "La situazione sta peggiorando giorno dopo giorno - ha detto Bettini -. I fatti che si scoprono non fanno bene al nostro movimento. Ci hanno chiesto di firmare questa dichiarazione, e noi corridori siamo nella situazione di non poter scegliere. E’ un documento che non serve a niente, ma per dimostrare che c’è la volontà da parte nostra bisogna firmare, e dobbiamo allinearci. Ma è arrivato il momento di mirare e di non cercar più di nascondersi dietro alle carte legali. Quel documento non ha valore, però ognuno si deve prendere le proprie responsabilità. Io non voglio più rappresentare nessuno. Non ho ancora firmato la dichiarazione, ma nei prossimi giorni ci allineeremo". ATTACCO ALL'UCI - Bettini è stato molto duro con l’Uci, la federciclo internazionale: "Non può scaricare più sui team manager le decisioni. Chi governa, deve riscrivere alcune leggi, si deve prendere le proprie responsabilità. Se l’Uci non ha la forza e la volontà di prendere in mano il sistema e di scrivere un nuovo regolamento, credo che sia il momento di fare come da altre parti. Il calcio ha insegnato tanto, è stato commissariato e ha risolto in poco tempo i problemi. Sono entrate persone esterne, super partes, che hanno scoperto un bel casino (il riferimento è al commissario Figc, Pancalli, ndr). Da noi sono sempre le solite persone che ti chiedono le cose. E’ l’Uci che dà al corridore la tessera per correre, e se uno non è gradito lo deve dire l’Uci. Qui invece non si capisce più niente, il ciclismo sembra purtroppo che non abbia più regole. Il Tour non gradisce alcuni corridori, il Giro li accetta volentieri, alcune squadre li mandano via, altri ancora hanno grossi problemi ma corrono lo stesso. In Spagna ci sono delle regole, in Germania altre, in Italia altre ancora. Non si sa da chi siamo governati, c’è una grande confusione". da «Gazzetta.it» a firma Luca Gialanella
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