| 31/10/2004 | 00:00 Sei mesi fa, alla vigilia del Giro d’Italia nessuno lo conosceva. Era un ragazzino dal viso pulito e dalle belle speranze e nient’altro. In pochi avrebbero puntato sul giovane airone di Cerro Veronese per la vittoria finale nella corsa rosa. Invece Damiano ha stupito tutti, lui per primo, concludendo questo magnifico 2004, cavalcato a ritmo di rock con la sua bici rosso fuoco, in vetta alle classifiche mondiali.
Ha conquistato 2245 punti nel ranking Uci. E’ la misura del primato e del valore del biondo dal ciuffo ribelle che, da quando era bambino, è abituato a svegliarsi all’alba, prima per prendere la corriera che da Cerro (800 metri sui monti Lessini) lo portava a scuola a Verona, ora per salire in sella alla sua bici e macinare chilometri (37mila in questo 2004).
Damiano Cunego, si sveglia ancora al canto del gallo?
“Spesso, quando siamo in giro per le gare, la sveglia suona anche molto prima. Alla vigilia di tappe molto lunghe ci si alza presto. Ma questo non mi pesa, è il mio lavoro e mi piace”.
Da febbraio a ottobre ha fatto 37mila chilometri tra gare e allenamenti. Ha percorso più strada in bici o più autografi alle migliaia di fans che incontra in ogni manifestazione?
“Dopo i quattro giorni passati in Giappone per la Japan cup sicuramente gli autografi superano di gran lunga i chilometri fatti. Lì sono veramente fanatici. Da quando ho iniziato a vincere dopo ogni corsa c’è l’assalto per un mio autografo. Questo mi fa molto piacere”.
La sua è una stagione da incorniciare. Si ricorda un giorno o un episodio particolare in cui ha capito che la sua sarebbe stata un’annata da numero uno?
“Al Giro dei Paesi Baschi, un mese prima della corsa rosa. In uno scatto in salita scollinai per primo. Quello è stato il segnale che avevo fatto un buon lavoro d’inverno e che mi sarei potuto prendere qualche soddisfazione”.
Il giorno più bello e quello più brutto del 2004?
“Il giorno più bello sicuramente la tappa di Falzes: lì ho capito che potevo vincere il Giro. Falzes assieme al Lombardia sono sicuramente i momenti più entusiasmanti. I momenti più brutti li ho passati alla Vuelta, ma ho stretto i denti e l’ho conclusa”.
Si ricorda un episodio divertente?
“Sì. Qualche giorno prima del giro di Lombardia. Rientravamo da un sopralluogo del tracciato quando l’ammiraglia è stata fermata da un corteo funebre. All’inizio le persone sono sfilate via tranquille. A un certo punto però, disinteressandosi completamente del funerale, molti si sono fermati per salutarmi e chiedermi autografi: ho creato un po’ di scompiglio...”.
Dovendo scegliere tra la famiglia, la squadra e la morosa, a chi va il più grande merito per i suoi successi?
“Dalla famiglia alla ragazza senza dimenticare la squadra, tutti hanno avuto un ruolo fondamentale. Per fare bene il mio lavoro ci vuole equilibrio e serenità e questi gli ritrovo tra gli affetti più cari”.
Quante telefonate riceve ogni giorno?
“Prima mi cercavano in pochi, ora ho dovuto addirittura cambiare il numero di telefono a casa. Dopo il Giro mi invitavano a centinaia di feste e mi telefonavano per darmi consigli. C’è un signore che, ogni volta che lo incontro, mi suggerisce come affrontare senza problemi le discese. Come se ne fosse un decano delle corse”.
Se le venisse proposta una campagna pubblicitaria in cui dovesse promuovere l’uso della bicicletta per risolvere il problema del traffico, che cosa direbbe alla gente?
“La bicicletta non inquina e fa bene alla salute. Visto che tra non molto è Natale sarebbe un bel regalo da mettere sotto l’albero”.
Ad appena 23 anni, lei ha già girato il mondo, ma conosce la sua regione? Che cosa le piace di più del Veneto?
“Venezia e le altre città d’arte, come la mia Verona, appena posso le visito con piacere. Vado volentieri in montagna, sulle Dolomiti, appena gli impegni delle corse me lo consentono”.
Ora arriva il meritato riposo. Dove andrà in vacanza?
“Non ci ho ancora pensato. Purtroppo in Giappone mi sono preso la febbre ma appena mi riprendo, da qualche parte andrò. Un bel viaggio nei mari caldi non sarebbe male, magari alle Maldive”.
Nel 2005 correrà il Giro o il Tour?
“Sicuramente il Giro. Sono la maglia rosa in carica e la devo difendere. Non sarò più la sorpresa, con me la concorrenza sarà più agguerrita. Al Tour, se deciderò di andarci, sarà solo per fare esperienza. L’anno in cui sarà competitivo per la Grande Boucle sarà il 2006”.
Anche alla vigilia dell’ultimo Giro lei dichiarava di voler fare esperienza…
“Sì, è vero… è stata un’esperienza indimenticabile”.
Alessandro Tomaselli
(da il Corriere Veneto del 30.10.2004)
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