GATTI&MISFATTI. IL “BAGNO” DEL CICLISMO ITALIANO DA RICONOSCERE

GIRO D'ITALIA | 17/05/2017 | 18:48
di Cristiano Gatti      -

Secondo Filippo Pozzato, che stavolta riesce ad arrivare in tempo per riprendere il suo posto (fisso) nel tinello della Zia, «adesso siamo meno che in passato, normale che gli italiani vincano meno. A casa sembra tutto facile, ma servono anche tappe adatte….».
Secondo il ct Cassani - anch’egli ospite fisso, con il solito bel gesto di devolvere il compenso al ciclismo giovanile – «ci sono stranieri molto forti, tanti dei nostri devono fare i gregari, pochi sono quelli che possono giocarsi la vittoria».
Come Fonzie quando doveva chiedere scusa, il bello e il bravo del ciclismo italiano proprio non ce la fanno a emettere il vero bollettino medico di Bagno, un autentico bagno. Ci provo io, con tanta malinconia e compassione: il paziente è tenuto in vita artificialmente, i parametri sono al minimo vitale, la situazione è oltremodo critica.
Persino inutile star qui a fare nomi e cognomi: il paziente in agonia si chiama ciclismo italiano.

A Bagno di Romagna è da record: battuto il ciclo senza vittorie nello stesso Giro, siamo a undici. C’è già da deprimersi, ma attenzione: possiamo fare di meglio. Dall’aria che tira, nulla è impossibile, purtroppo: neppure il filotto, il percorso netto, tutto un Giro d’Italia senza vittorie italiane.

Meglio fermarci qui con gli spettri. Già bastano undici giorni senza vittorie. Parliamo di questo. Sento da tutte le parti un sacco di spiegazioni intelligenti. Inutile, impossibile ormai consolarsi con la faccenda delle vittorie comunque sfumate di tricolore, grazie al fondamentale apporto di tecnici e biciclette italiani: la squadra di Dumoulin, per fare un solo esempio probante, non ha niente di italiano.

Lascio soprattutto a Cassani - un ct che sta lavorando di vera semina, in profondità, tra i giovani, come fece la Francia anni fa dopo una crisi memorabile – lascio a lui la vera grana di rimettere in piedi un movimento di vertice presentabile. Gli si chiede l’impossibile, ma con passione e pazienza possiamo farcela. Come diceva Einstein, è nei momenti di crisi che esce il meglio degli uomini.

Però mi preme specificare una cosa fondamentale: non si superano i record negativi negandoli, o fingendo di ignorarli. Il rumore di unghie sui vetri che sale alto dal ciclismo italiano è stridente e assordante. Non se ne viene fuori attenuando, sviando, mistificando. Il primo passo della conoscenza, diceva Socrate, è riconoscere la propria pochezza. Il primo passo del nostro ciclismo è guardarsi allo specchio e ammettere onestamente, apertamente, lealmente, che stiamo messi da cani. Accettando in umiltà la nostra attuale dimensione, i nostri imbarazzanti limiti, ci metteremo nella posizione migliore, cioè col sedere sul fondo, dopo lunga caduta, ma pronti a risalire un passo alla volta.

Il record stabilito a Bagno di Romagna è un passaggio doloroso. Molto doloroso. E a Reggio magari peggiora ulteriormente. Ma vediamo almeno di abbassare la cresta e di evitare le arrampicate sui vetri, tipiche dei nobili decaduti. Siamo con le pezze al sedere. Siamo i signori nessuno, siamo il terzo mondo del nuovo ciclismo. Accettiamolo. Ma abbiamo anche le energie e il carattere per rimboccarci le maniche e ripartire, in qualche modo. Essere sconfitti non significa sempre essere vinti. Dipende.
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COMMENTI
17 maggio 2017 19:17 vecchione
Tutto vero, purtroppo.
Analisi lucida, obiettiva, che dovrebbe fare riflettere anche i "laudatores", signorsì d'ogni tipo, legati al carrozzone Rai per personale convenienza.

per vecchione
17 maggio 2017 23:41 bs1913
Sono d'accordo in tutto e per tutto con l'analisi fatta da vecchione,,un
ciclismo cosi, il nostro non è più accettabile, Rai in primis, sempre a
difendere mezzi corridori o finti campioni,, da juniores si sentono già
arrivati, poi da prof corrono un anno e poi smettono,, dopo undici tappe
zero vittorie, povero ciclismo italiano.

18 maggio 2017 08:27 Tarango
Al signor Gatti, polemico e disfattista per partito preso, vorrei ricordare che il Giro 2016 lo vinse un italiano (anche se lui lo aveva già assegnato a Kruijswijk, dimenticando che nel ciclismo esistono anche le discese), lo stesso che potrebbe vincerlo anche quest'anno. Lo stesso che ha vinto un Tour, una Vuelta e un altro Giro d'Italia (con contorno di un Lombardia). Se Gatti fosse francese dovrebbe, come minimo, tirare giù la Torre Eiffel. Emigrate in Inghilterra, godetevi i Froome, i Wiggins e altri baronetti vari, che corrono un giorno all'anno, magari a piedi, e vincono non si sa bene come. Saluti.

Nera ma non cosi tanto
18 maggio 2017 08:33 Evp
Datemi pure dell\'ottimista ma io non la vedo cosi nera, si al momento non abbiamo grandi campioni per le classiche ma nei grendi giri abbiamo 2 big Nibali e Aru, e anche per le classiche qualcosa inizia a Muoversi, Moscon ad esempio, penso perciò che sia giusto essere consapevoli di non avere al momento grandi nomi ma penso si stia lavorando bene con i giovani, ci vuole tempo.

italiani
18 maggio 2017 10:37 siluro1946
Mi ripeto da alcuni anni. Si critica sempre il comportamento e i risultati "negativi" dei ciclisti come se loro provenissero da un altro pianeta, anziché ammirare questi ragazzi che ancora professano uno sport denigrato, e pericoloso, da tutti gli "appassionati" come se in altri ambiti i successi siano eclatanti. Mi domando in quale sport eccelliamo a livello internazionale, la Juve vince con 7/8 undicesimi stranieri, nel rugby siamo a zero, nel basket pure, nell'atletica è meglio sorvolare, nella marcia? in F.1 i nostri piloti emergono? e potrei continuare per altre dieci righe quindi ....

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