GIRO D'ITALIA | 16/05/2017 | 16:34 di Angelo Costa -
G come gente. Nel senso di pubblico che abbraccia il Giro d’Italia numero 100. In certe località, lo soffoca: anche nelle terre del Sagrantino, una vera e propria invasione di popolo. Roba da far invidia ad altri sport: da indiscrezioni risulta che il calcio, per avere le stesse presenze, stia pensando di allungare il campionato di un mese.
P come Pozzato. Nel senso di Pippo, ciclista della Wilier. Un vero e proprio Maestro: per non dimenticarselo, se l’è perfino fatto scrivere sulla bici. Ospite fisso del Processo alla tappa per ragioni che sfuggono alla stessa Rai, domenica ha gettato nello sconforto i fans, non presentandosi alla trasmissione: per risolvere il mistero, è bastato guardar l’ordine d’arrivo, dove figurava con mezz’ora di ritardo. Ha un modo tutto suo di esser protagonista: non lo trovi mai nelle fughe, ma quando c’è da far baldoria c’è sempre. Sul Blockhaus ha pure accettato un sorso da una lattina di uno spettatore: poi non si dica che lui non va a tutta birra. Nel giorno di riposo, poi, ha raccontato che di solito i ciclisti trascorrono la pausa facendo un giretto in bici fino alla prima pasticceria: «Ci togliamo qualche soddisfazione che non ci togliamo durante i giorni di gara». Verissimo: al Giro ognuno si toglie le soddisfazioni che può.
Q come Quinziato. Nel senso di Manuel, ciclista della Bmc e della Nazionale. È uno dei più in gamba in gruppo: come atleta e come persona. È laureato, vive in Spagna e parla cinque lingue: una rarità in un ambiente dove molti suoi colleghi faticano ad esprimersi in italiano. E’ all’ultimo Giro: a fine stagione smetterà di fare il corridore per far fruttare i suoi studi in giurisprudenza, come agente di ciclisti. Inevitabile che questa avventura sulle strade rose abbia un sapore speciale: «Me la sto davvero godendo, sto bene di testa e questa corsa mi piace tanto», racconta sorridente. Sarebbe una passerella completa se almeno i tifosi lo riconoscessero: nemmeno avere un cognome italiano pur essendo di Bolzano lo aiuta. Durante la cronometro di Montefalco, corsa col body tricolore da campione nazionale della specialità, il pubblico gli ha urlato «Vai Vassily», scambiandolo per il collega bielorusso Kiryienka. E all’arrivo, quando si è fermato, un tifoso dalla transenna gli ha chiesto: «Sei il campione bulgaro?». Quasi quasi rimpiange di non chiamarsi Quinziaten…
T come tempo. Nel senso di cronometro e di clima. Le due cose coincidono a Montefalco, prima crono fra i vigneti non accompagnata dal maltempo. Era piovuto nelle Langhe, nelle terre del Prosecco e nel Chianti: solo dove si serve il Sagrantino non c’è spazio per l’acqua.
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