Manca poco a scoprire telaio e carrozzeria del nuovo Giro. Ma già dalle prime rivelazioni, dalla storica e sontuosa partenza in Terra Santa, s’intuisce l’ambizione sempre più marcata di una dimensione prestigiosa e internazionale. Una vera eccellenza italiana, almeno nelle intenzioni. Come vuole il nuovo proprietario Cairo, che ha tutte le intenzioni di guadagnarci di più.
Colgo dunque l’occasione per ri-proporre una questione antica e per niente secondaria: la maglia del miglior scalatore. Non credo proprio che sia una fissa mia, credo che in una logica di grande avvenimento, sempre più internazionale e sempre più raffinato, una classifica del genere abbia un gran bisogno di ristrutturazione completa. Di quelle da abbattimento totale dell’esistente e rifacimento delle fondamenta.
Guardiamola, com’è e com’è stata sinora. La definirei classifica pat-pat. Sostanzialmente un contentino per corridori minori, che corrono un Giro tutto loro, un Giro minore a sua volta. Gente che parte di mattina presto, al pronti via, e si porta avanti per curare interessi tutti suoi, totalmente oscuri alla grande massa dei tifosi. Poi, quando il gioco si fa duro, quando entrano in gioco i veri big nella corsa vera, loro si levano dai piedi, come le squadre dei Pulcini prima di un derby, e nessuno li vede più.
Non nego che qualche volta quella maglia abbia premiato anche scalatori tosti. Ma nego che riesca davvero a premiare il migliore in montagna. Credo che prima di affrontare ogni discussione dovremmo chiarirci bene che cosa s’intenda per miglior scalatore: quello che fa davanti i primi tre colli o quello che stacca tutti sugli ultimi due, dove si impegnano i migliori, dove ci si gioca la vittoria, e soprattutto la classifica?
Dovendo pronunciarmi, io non ho alcun dubbio: scelgo i corridori veri sulle salite vere, che lottano per vittorie vere e classifiche vere. Troppo facile transitare primo in cima al Pordoi al primo giro del Gruppo Sella. Ti lasciano andare, non ti si fila nessuno. Prova invece ad arrivarci quando lì è fissato l’arrivo, con la classifica in ballo.
Non a caso, la storia ci consegna anche leader della montagna come autentiche barzellette. Vere caricature. Senza arrivare agli estremi, come dimenticare i Claveyrolat di altre epoche, corridori anche simpatici e ardimentosi, ma certo non proprio signori delle montagne (vere). Restiamo all’ultima corsa disponibile, così non passo neppure per bieco tifoso partigiano: mai e poi mai riuscirei a dire che Villella è il miglior scalatore della Vuelta. Con tutto il bene che possiamo volergli, con tutta la fatica che ci ha messo. Sarò cattivo, ma è ora di cambiare la musica. Almeno al Giro, dove tira aria di novità, di crescita, di qualità (sempre che sia vero).
La salita è l’anima dei grandi giri. Soprattutto per il grande giro che più di tutti si vende come corsa più dura del mondo nel paese eccetera eccetera. E allora, almeno qui, bisogna che la classifica della montagna diventi finalmente qualcosa di molto serio, di molto attendibile, di molto prestigioso. Se vogliamo distribuire contentini e pat-pat ai modesti, ristrutturiamo le classifiche combattività e persino la maglia nera per il peggiore di tutti. Ma le altre maglie, tutte, devono essere una cosa seria, ambita, sognata. La rosa lo è di suo, la ciclamino lo è comunque, perché premia il più presente negli ordini d’arrivo, la stessa maglia bianca è magica perché comunque segna a dito il giovane più forte. L’unica ad essere una vera finzione è quella azzurra. Vogliamo continuare con la farsetta?
Giro la domanda, praticamente un accorato appello, allo staff del Giro. Ma soprattutto a Ennio Doris, romantico e sognatore, uomo che vola con la fantasia sulle ali di Coppi, ma che da anni tira fuori (molti) soldi per sponsorizzare una commediola. La maglia pat-pat. Dovrebbe essere lui a pretendere che il suo marchio vada sulle spalle dell’aquila vera, non di una poiana qualsiasi. Come arrivarci non è compito mio indicarlo, perché non sono buono a inventare regolamenti. A naso mi verrebbe da dire che non andrebbero più punteggiati i cavalcavia e le pseudo salite, che andrebbero ridotti al minimo i punti sulle salite lontane dal traguardo e che andrebbero invece potenziati pesantemente i punti su quelle decisive, solitamente le ultime. Ovviamente sono idee buttate lì: c’è chi con un ordine preciso dall’alto, da Doris e da Cairo, di sicuro può partorire una classifica vera e seria.
Già sento le prefiche in sottofondo con il loro coro di lamenti: e se poi il vincitore è lo stesso che veste la maglia rosa? Rispondo: sarebbe perfetto. Negli ultimi anni, il migliore della classifica deve risultare fortissimo anche in montagna. Vogliamo forse dire che i Froome e i Nibali non meriterebbero la maglia azzurra di re della montagna, nelle loro cavalcate più trionfali? O davvero qualcuno mi vuole convincere che Villella, all’ultima Vuelta, era più forte di Froome sui tornanti dell’alta montagna?
Colpaccio Van Alphen in Normandia! La olandese del team Seven coglie la prima vittoria in Coppa del Mondo Donne Elite di Ciclocross vincendo per distacco la seconda manche di Flamanville in Francia. All'attacco fin dalle prime battute Aniek Van Alphen...
E' ancora Grand'Italia nella seconda prova della Coppa del Mondo Juniores di Ciclocross che si è svolta a Flamanville in Normandia (Francia). Il campione europeo Filippo Grigolini, friulano di Udine, trionfa in solitaria dopo un'ardua contesa con il campione di...
Aubin Sparfel trionfa sui prati di casa e vince la prova di Coppa del Mondo di Flamanville nella categoria Under 23. Il francese ha preceduto di 12 secondi il belga Yordi Corsus mentre sul terzo gradino del podio, staccato di...
Anche l’Africa ha assegnato i suoi premi al ciclismo e lo ha fatto ieri sera a Kigali, con gli Africa Cycling Excellence Awards. L'eritreo Biniam Girmay e la mauriziana Kim Le Court sono stati premiati nella categoria Elite, Paul Daumont...
Il dibattito su un possibile biglietto d’ingresso per le gare di ciclismo continua anche oltre confine e sono molti i corridori che hanno deciso di esprimere il loro punto di vista: tra loro anche Wout van Aert. Il fiammingo, che...
Dopo il terzo posto di Tabor l'azzurra Giorgia Pellizotti conquista la seconda posizione a Flamanville (Francia) nella seconda prova della Coppa del Mondo donne juniores di Ciclocross. La trevigiana sale di tono fin dalla partenza in cui prova a contrastare...
Antonio Tiberi ha affrontato un 2025 tra alti e bassi, spesso nonostante l’ottima condizione ha dovuto arrendersi ad una grande sfortuna che continua insistentemente a perseguitarlo. Ora a mente fredda e lontano dalle corse, si può analizzare meglio ciò che...
Le 21 corse in linea World Tour disputate nel 2025 hanno fatto registrare la vittoria di 15 differenti corridori. Il migliore è stato, ancora una volta, Tadej Pogacar con 5 trionfi, seguito a quota 3 da Mathieu Van der Poel....
Nella magnifica cornice di Polpenazze, sul Lago di Garda, la cantina Bottenago ha ospitato il tradizionale convegno di ADISPRO che ogni hanno riunisce i tecnici del ciclismo professionistico, con la regia del suo presidente Davide Goetz e con la partecipazione...
Simpatica, appariscente e soprattutto in escalation. Debora Silvestri, 27 anni, una cascata di capelli scuri, nel finale di stagione è stata tra le Elite più brave e ha ottenuto una bella vittoria al Gran Premio Città di Eibar. La...