“Qui va me croire?”. Michael Boogerd, il popolare campione olandese che ha lasciato a fine 2007 l’attività agonistica, è stato chiamato in causa dalla Tv tedesca ARD come “frequentatore” di una banca del sangue austriaca, sospettata di pratiche di doping ematico. Al di là delle valutazioni di merito, e del coinvolgimento di due suoi ex-compagni di squadra - Menchov e Rasmussen - nella Rabobank, ci è apparso sinceramente encomiabile il modo letterale della sua reazione alla notizia.
“Questa storia è una macchia enorme per la mia carriera e io smentisco qualsiasi relazione con tale vicenda. Ma chi mi crederà?”. Ecco, “qui va me croire?”, testualmente. E se siffatta rassegnata consapevolezza ci dispone ad una lodevole riflessione su Boogerd, chi crederà davvero nel 2008 alle arroganti dichiarazioni di innocenza di un plotone (quasi) intero di ciclisti indagati? Chi continuerà, se non certi team manager di squadre che non ambiscono al Pro Tour o al circuito virtuoso dei Grandi Giri e se ne vanno recuperando per strada espulsi di nome a prezzi (immaginiamo) di sconto, a credere davvero in un prodotto “ciclismo” così continuamente esposto alle tempeste del doping? Chi, quale presidente federale, o quale imbonitore di pubblico?
Bene, proprio la recita in caratteri cubitali del “chi mi crederà?” di Boogerd, questa tonalità di autocritica che è ignota alla gran parte dell’arrogante ciclismo latino, media compresi o complici, può essere il punto di domanda e di partenza consapevole di un ciclismo che voglia - nel 2008 - ritrovare plausibilità e passioni vere: non solo telecomandate.
“Chi mi crederà?”, e senza voler trasformare questa rubrica in un rap stucchevole, ci verrebbe voglia di essere noi i primi a ritendere la mano: ad un gruppo di ciclisti boogerdiani, eroi bogartiani, coscienti di una deriva pubblica, ma almeno forti di una privata lealtà.
E ad incoraggiare come non velleitaria questa speranza, ci carezzano due messaggi di fede.
Il primo, puntuale da una ventina di anni, è il messaggio di augurio per l’Anno Nuovo di un uomo di cultura in bicicletta, lo scrittore olandese Wout Koster.
Lui, autoritratto come un letterato in bici, pochi capelli ed occhialini, come Janssen o Raas, con tanto di libro sacro Cyclisme, ci lancia ancora una volta verso un nuovo anno di corse. Scrittura a mano, vergata con cura, da buon professore multilingue: “mes meilleurs voeux...”.
Il secondo, per tramite meno tradizionale, è invece l’e-mail che abbiamo ricevuto giusto il primo giorno dell’anno. Da Luigi Ferritto, un giovane medico casertano, di Piedimonte Matese, che gareggia da biker tra i Master, all’attivo ben 40 vittorie, che ci ha affidato l’auspicio per il 2008 dopo aver trascorso il primo mattino dell’anno ad allenarsi in bici .
«Sono le 9... e tutti dormono, mentre io... Prima uscita dell’anno, percorso Piedimonte, Sant’Angelo di Alife, Raviscanina e ritorno, record vecchio 1.39’, tempo di oggi 1.29’!, alla media di 25,2 km. E se questo è l’inizio... Buon 2008 a tutti».
E così naturalmente, anche grazie a persone di bicicletta come Koster e Ferritto, caro Boogerd, senza dirlo a nessuno, neanche a me stesso, “io vi crederò” ancora.
Gian Paolo Porreca,
napoletano, docente universitario
di chirurgia cardio-vascolare,
editorialista de “Il Mattino”
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