Scripta manent
Io voglio credervi ancora

di Gian Paolo Porreca

“Qui va me croire?”. Michael Boogerd, il popolare cam­pio­ne olandese che ha la­sciato a fine 2007 l’attività agonistica, è stato chiamato in causa dalla Tv tedesca ARD come “frequentatore” di una ban­ca del sangue austriaca, so­spettata di pra­tiche di do­ping ematico. Al di là delle valutazioni di merito, e del coinvol­gi­men­to di due suoi ex-compagni di squadra - Menchov e Rasmussen - nella Rabo­bank, ci è apparso sincera­mente encomiabile il modo letterale della sua reazione alla notizia.

“Questa storia è una macchia enorme per la mia carriera e io smentisco qualsiasi re­lazione con tale vicenda. Ma chi mi crederà?”. Ecco, “qui va me croire?”, testual­mente. E se siffatta rasse­gna­ta con­sapevolezza ci di­spone ad una lodevole ri­flessione su Boogerd, chi crederà dav­ve­ro nel 2008 alle arroganti di­chiarazioni di innocenza di un plotone (quasi) intero di ciclisti in­dagati? Chi con­ti­nuerà, se non certi team ma­nager di squadre che non am­bi­scono al Pro Tour o al cir­cuito virtuoso dei Grandi Giri e se ne vanno recu­pe­rando per strada espulsi di nome a prezzi (imma­gi­niamo) di sconto, a credere davvero in un prodotto “ciclismo” così continua­men­te esposto alle tem­peste del doping? Chi, qua­le pre­sidente federale, o quale im­bonitore di pub­blico?

Bene, proprio la recita in caratteri cubitali del “chi mi crederà?” di Boogerd, questa tonalità di autocritica che è ignota alla gran parte dell’arrogante ci­clismo latino, media com­presi o complici, può essere il punto di domanda e di partenza consapevole di un ciclismo che voglia - nel 2008 - ritrovare plausibilità e passioni vere: non solo telecomandate.
“Chi mi crederà?”, e senza vo­ler trasformare questa ru­brica in un rap stucche­vole, ci verrebbe voglia di es­sere noi i primi a riten­dere la mano: ad un grup­po di ci­clisti boogerdiani, eroi bo­gartiani, coscienti di una deriva pubblica, ma almeno forti di una privata lealtà.

E ad incoraggiare come non velleitaria questa speranza, ci carezzano due messaggi di fede.
Il primo, puntuale da una ventina di anni, è il messaggio di augurio per l’Anno Nuovo di un uomo di cultura in bicicletta, lo scrittore olandese Wout Koster.
Lui, autoritratto come un letterato in bici, pochi ca­pelli ed occhialini, come Janssen o Raas, con tanto di libro sacro Cyclisme, ci lancia ancora una volta verso un nuovo an­no di cor­se. Scrittura a ma­no, vergata con cura, da buon professore multilingue: “mes meilleurs voeux...”.
Il secondo, per tramite me­no tradizionale, è invece l’e-mail che abbiamo ricevuto giusto il primo giorno dell’anno. Da Luigi Ferrit­to, un giovane medico ca­sertano, di Pie­dimonte Ma­tese, che gareggia da biker tra i Master, all’attivo ben 40 vittorie, che ci ha affidato l’auspicio per il 2008 do­po aver trascorso il primo mattino dell’anno ad allenarsi in bici .
«Sono le 9... e tutti dormono, mentre io... Prima uscita dell’anno, percorso Pie­di­­mon­te, Sant’Angelo di Alife, Raviscanina e ritorno, record vecchio 1.39’, tem­po di oggi 1.29’!, alla me­dia di 25,2 km. E se questo è l’inizio... Buon 2008 a tutti».

E così naturalmente, an­che grazie a persone di bicicletta come Koster e Ferritto, caro Boogerd, senza dirlo a nessuno, nean­che a me stesso, “io vi crederò” ancora.

Gian Paolo Porreca,
napoletano, docente universitario
di chirurgia cardio-vascolare,
editorialista de “Il Mattino”
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