Scripta manent

Il "Campania" e gli occhiali di Coppi

di Gian Paolo Porreca

Si spande polline di Fausto Coppi, non ci crederete ad aprile a Napoli. In una certa Napoli non quella della grandeur at­tuale, bensì in quella popolare che guarda prossima alla Stazione Centrale, quella in fondo non distante dall’A­re­naccia, quella del Rettifilo il Corso Umberto laborioso e popolare del dopoguerra.
Si spande polline di Fausto Coppi sullo switch maggiore ovviamente delle ricorrenze tonde delle sue imprese straordinarie: oggi il Giro della Campania del ’55, co­me nel calendario scorso strappato, quello del 1954.

Si spande polline di lui, e non suona  ve­dre­te mica tan­to in­credibile ai cuori cordiali anche e specialmente da una insegna storica che giusto dall’estate scorsa a Na­poli non c’è più. E che di Coppi dalle pareti di un im­mobile dove oggi c’è una ari­da farmasanitaria, diffonde ancora immagini vivide. 
E parliamo del patrimonio gentile di Coppi a Napoli, e di una ultrasecolarità commerciale familiare, custodito affettuosamente da Geppino Pascotto, sia pure ormai a ra­gione sociale dismessa, ma sentimentale vita natural du­rante ed oltre palpitante, sul volto del Campionissimo.
Non c’è più dunque attiva, al Corso Umberto numero 19 la “Ditta di ottica e geodesia del prof. A. Pascotto”, fondata nel 1906 dal nonno An­tonio e poi gestita dal padre Marcello dal dopoguerra e dal nostro amico Geppino stesso negli ultimi decenni, fino alla chiusura obbligata per il volgere dei tempi e delle mode sfrenate. No non c’è più quella antologia di telescopi e cannocchiali di macchine fotografiche e cineproiettori d’antan, “l’ottica era scienza pura”, non più quella prestigiosa carrellata di eccellenza degli oc­chiali da sole in tartaruga pre­giata Persol e non... Ma vedete, c’è ancora Coppi.
Coppi e il ciclismo a Napoli, che si identificava con il Gi­ro della Campania organizzato da Il Mattino forse mi­gliore - quello di Giovanni Ansaldo -  che i lettori antichi abbiano conosciuto, e che il campione della Bian­chi esaltò nelle imprese del ’54, in maglia iridata, e nel ’55, con il volo leggendario sull’Agerola. Coppi, che alla vigilia della corsa, dal ritiro dell’Hotel Terminus, vicino alla Stazione appunto, dove alloggiava con Ettore Mi­la­no, con i fidi gregari Gis­mondi e Gaggero, aveva per abitudine rituale la visita all’Ottica Pascotto...
E la foto memoria invitta di allora è qui, in un dagherrotipo prezioso per il Buon Ricordo del ciclismo e di una Napoli che sapeva beneamare, grazie alla affettuosa de­vozione di Geppino Pa­scot­to, «quanto mi piaceva il ciclismo», 83 primavere ed oltre ottimamente portate. «Vedi, il signore in camice bianco è mio padre Mar­cel­lo, io sono il ragazzino che sbircia sorridendo alla sua destra, mio fratello maggiore, invece, Marcello junior, è alla sua sinistra...». 

«Sai, tu dici che fosse il ’55, io cre­do che fosse invece il ’54, e che Coppi allora avrebbe vinto il Cam­pania all’Arenaccia allo sprint, indossando come si vede nei cinegiornali dell’epoca proprio l’ultimo modello Persol comprato da noi».
È polline magico di aprile 2025, caro Geppino, carissimo Pascotto, ci fosse ancora qualcuno a cui chiederlo, ol­tre il nostro mai ultimo sorriso.

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