Evenepoel, il re dell'oro ora vuole il mondo

di Francesca Monzone

Per il ciclismo, l’immagine olimpica che più di tutte resterà im­pressa nella me­mo­ria di tutti è quella di Rem­co Evenepoel davanti alla Torre Eiffel, che come in un dipinto è diventato im­mortale, grazie alle due medaglie d’oro al collo e ai colori dei cinque cerchi olimpici che brillavano alle sue spalle.
La sua è un’ope­ra del surrealismo, dipinta con la forza delle gambe e la passione del cuore, che hanno dato vita ad una luce incontenibile. Remco non è più il ragazzino che giocava a calcio e litigava con tutti, adesso è un uomo di 24 anni che ha reso possibile quello che per altri era impossibile.
Guardando quanto è successo a Parigi tra la fine di luglio e i primi giorni di agosto, dobbiamo immaginare un percorso iniziato due anni prima, quando il giovane belga aveva messo il mondo ai suoi piedi prima in Australia e poi a Glasgow. Dopo quel viaggio tinto dai colori dell’iride, Remco si è vestito con i colori del metallo più prezioso: l’oro della prova olimpica di ciclismo su strada e a cronometro.
Sotto la Torre Eiffel Evenepoel è arrivato primo al traguardo con un minuto e undici secondi di vantaggio su Ma­douas e cinque secondi in più sul terzo, Laporte. I due francesi alla fine della corsa erano felici per quella medaglia d’argento e quella di bronzo, conquistate arrivando alle spalle di un corridore quel giorno imbattibile come il belga.
Evenepoel è stato soprannominato “King Remco” dalla stampa internazionale e non c’è da sorprendersi, considerando che a soli 24 anni si è già laureato campione del mondo a cronometro e in linea ed è due volte campione olimpico, per di più nella stessa edizione dei Giochi. È il primo ciclista a centrare questa impresa ed è anche l’unico atleta belga ad aver vinto i Giochi nell’era moderna.
In questi anni, per lui è stato inevitabile il paragone con Eddy Merckx, il Can­­nibale, ma è stato lo stesso Evene­poel a rifiutare questo confronto. 
«Non c’è motivo che esista un confronto del genere. Non possiamo essere paragonati perché apparteniamo ad epoche diverse e poi Eddy ha realizzato molte più cose di me».
Evenepoel ha 58 vittorie nel suo palmares, un numero sicuramente elevato, ma quando viene fatto il confronto con Merckx, va detto che alla stessa età contava già 82 successi. In Belgio, questo incredibile talento viene chiamato semplicemente il Brabançonne ed è fiero di questo appellativo: quando a Bruxelles è apparso davanti a tutti i suoi tifosi, la gioia e la commozione erano chiaramente evidenti sul suo viso e nella sua voce. 
Il 2024 è stato un anno da record per lui: per il momento ha raccolto 8 vittorie e tra queste brillano ovviamente le due medaglie di Parigi. I successi potevano essere di più, ma la caduta al Giro dei Paesi Baschi in aprile ha compromesso una parte importante della sua stagione. Remco ha fatto un viaggio con biglietto di sola andata da Nizza, dove ha chiuso il Tour al terzo posto, fino a Parigi: nel mezzo, solo qualche ora di relax trascorsa con la moglie Oumi. 
A Nizza, alla fine della Grande Boucle, ha ballato tutta la notte e poi è rimasto per un giorno intero a letto: dopo tre giorni era di nuovo in sella alla sua bici. La sera della sua vittoria nella cronometro si è preso il tempo di tornare in Belgio prima di rientrare a Parigi a metà settimana, dopo aver trascorso tre giorni con la famiglia e aver cenato qualche volta in un ristorante vicino casa. 
Al suo ritorno a Parigi per la gara su strada, si è trasferito nel villaggio olimpico come tutti gli altri atleti, riposando per la maggior parte del tem­po, ma anche vivendo quella magia uni­ca che caratterizza le Olimpiadi. Così, dopo aver seguito le partite di hockey su prato, ha voluto conoscere  il velocista canadese André De Grasse e il saltatore con l’asta svedese Armand Duplantis. Remco ha detto di essersi sentito come Michael Phelps, mentre posava con i due ori olimpici e le lacrime non sono certamente mancate. 
«Prima della gara in linea, Oumi mi ha scritto per dirmi che avrebbe riportato a Parigi la medaglia d’oro della cronometro, che avevo lasciato a casa qualche giorno prima. “Non si sa mai...”, mi aveva detto. E per fortuna che ha deciso di farlo, così adesso ho una foto veramente speciale. Un po’ come Mi­chael Phelps, con tutti gli ori vinti al collo: almeno adesso posso farne una anch’io così».
Vincere non è mai facile e neanche troppo scontato, in particolare quando sei alle Olimpiadi e ancora di più quando un oro lo hai già vinto. Il belga pe­rò è un corridore che non ha paura di nul­la ed è convinto di poter battere chiunque. 
«Per vincere sapevo che avrei dovuto sorprendere. Lo strappo di Montmar­tre non era esattamente l’ideale per me, ma ho voluto provarci: posso dire di aver vinto a modo mio. Quando una corsa così lunga diventa dura, c’è sempre una fase in cui il ritmo cala ed è quello il momento giusto per attaccare i tuoi avversari». 
Alle Olim­piadi gli imprevisti e i colpi di scena non mancano mai e così, an­che nella gara su strada, è arrivato quel momento di nervosismo che può compromettere tutto. Mentre era lanciato nella sua fuga solitaria, Evenepoel ha forato quando mancavano 3,9 chilometri dal traguardo e si è sbracciato per richiamare l’attenzione dell’ammiraglia. 
«Ho preso un pezzo di pavé con la ruota posteriore, ho dovuto fermarmi ed è stato stressante perché il team non era pronto a intervenire. Per fortuna ho avuto il tempo necessario per ripartire, ma i distacchi che ricevevo erano  sbagliati».
Il prodigio che ha esaltato tutto il po­polo del ciclismo, dopo il terzo posto al Tour de France, aveva detto che tutto ciò che faceva non era mai abbastanza per gli altri.
«Vieni portato in trionfo quando vinci, ma se perdi allora deludi tutti e quello che hai fatto viene subito dimenticato e vieni criticato per non aver raggiunto il risultato». 
Adesso però tutto questo è stato cancellato dal doppio oro olimpico e il ra­gazzo che ha smesso di giocare a calcio per correre in bici, non deve più dimostrare nulla a nessuno.
«Sono felice perché ho ottenuto esattamente ciò che volevo in questa parte della stagione: il terzo posto al Tour e poi le vittorie all’Olimpiade. Ho chiuso il mese migliore di tutta la mia carriera con un trionfo da sogno». 
L’anno però non è finito ed Evenepoel sa che può ancora stupire, conquistando nell’anno olimpico anche la maglia iridata. Sarebbe un ulteriore record per questo fenomeno del ciclismo che non ha paura di sfidare se stesso e mettersi alla prova. 
Per essere pronto per Zurigo, dove a fine settembre ci sarà la prova iridata, ha deciso di saltare i Campio­nati Eu­ro­pei, perché recuperare la for­ma di Pa­rigi non è facile. Alla domanda sul Mon­diale, Remco non ha avuto dubbi nel rispondere, sottolineando che ciò che può apparire impossibile per tanti, per lui diventa una sfida da affrontare, Anche perché molto spesso si trasforma in successo. 

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