Giro, la rinascita del Wolfpack

di Francesca Monzone

La Soudal Quick Step per anni è stata la squadra che ha dominato la primavera del ciclismo. Nelle Classiche è sempre stata la formazione con il maggior numero di corridori capaci di vincere e al via si presentava ogni volta come lo squadrone da battere. In questa primavera, invece, la formazione belga non è mai stata all’altezza delle aspettative: una dopo l’altra, le Classiche sono scivolate via senza nemmeno un vincitore che facesse parte del branco di lupi.
Kasper Asgreen a Strade Bianche ha chiuso quinto, mentre al Giro delle Fiandre era finito oltre il quarantesimo posto e anche la Parigi-Roubaix era andata male. Alla Omloop, Lampaert è stato il migliore chiudendo ventunesimo, male anche alla E3 Saxo Classic mentre Alaphilippe ha potuto offrire solo un nono posto alla Milano-San­remo. Alla Freccia Vallone solo van Wilder è riuscito a portare a termine la corsa, mentre degli altri all’arrivo non c’era traccia. C’è stato infine un sesto posto alla Liegi-Bastogne-Liegi con Mauri Vasnsevenant che di certo non è bastato a portare luce su una stagione così deludentye.
Le ire di Patrick Lefevere, il capo indiscusso del branco di lupi, non hanno tardato ad arrivare e così ogni corridore ha avuto la sua dose di appunti tutti in negativo. Solo un corridore è riuscito a non far infuriare il grande capo: Tim Merlier, che in questo 2024 è il velocista con il maggior numero di vittorie conquistate al mondo.
Grazie al belga di Wortegem-Petegem, il sole è tornato a splendere sulla Soudal Quick Step e il Giro d’Italia, lo ha celebrato come uno degli sprinter più forti del World Tour.
La corsa rosa ha portato nuovo entusiasmo al branco di lupi e, grazie ai successi di Tim Merlier e Julian Ala­philippe la squadra di Le­fevere ha ri­trovato smalto ed entusiasmo perduti.
La Soudal-Quick Step, che al via della corsa in Piemonte raccoglieva poco entusiasmo attorno a sé, è riuscita a capovolgere le previsioni e a chiudere con tre vittorie di tappa e il terzo posto nella classifica a punti con Merlier e una vittoria di tappa e il premio per il più combattivo dell’intero Giro con Julian Alaphilippe. Tanto ha fatto il team belga in Italia e vedere Patrick Lefevere che a bordo strada passava le borracce ad Alaphilippe, è stata senza dubbio una delle immagini simbolo della corsa.
«In tutti i matrimoni capita di litigare - aveva detto Lefevere a Rapolano Ter­me al termine della sesta frazione della corsa rosa -: sono certo che Julian farà bene. Ha quasi vinto la tappa di oggi ed è un corridore determinato e sicuramente riuscirà a ritrovare la via del suc­cesso».
Quasi fosse un veggente, Lefevere ave­va previsto la vittoria del francese, che poi è arrivata nella dodicesima giornata di corsa con l’arrivo a Fano. Lou Lou, come lo chiamano in Francia,  è un ciclista amato dal pubblico di tutto il mondo, per quel suo modo uni­co di correre con il cuore. Lo abbiamo visto alla corsa rosa andare all’attacco, animato da quel romanticismo che oggi è difficile vedere in corsa: anche quando non ha vinto, il suo modo di  andare all’attacco ha entusiasmato sia il pubblico in strada che quello che la corsa l’ha seguita in televisione.
Nella tappa con arrivo a Fano per lunghi chilometri il francese si è trovato in fuga solo con Mirco Maestri della Polti-Kometa: il reggiano ha collaborato con LouLou pur sapendo che sull’ultimo muro non avrebbe potuto tenere il suo passo e Alaphilippe non è stato ingrato. Subito dopo il traguardo, il due volte campione del mondo si è fermato ad attendere Maestri e lo ha stretto in lungo abbraccio. E il giorno dopo è andato al bus della Polti Kometa per regalare al compagno d’avventura la ma­glia con cui il giorno prima aveva vinto.
Per il corridore transalpino i sentimenti sono importanti, così come è importante il suo desiderio di indossare an­cora la maglia della nazionale francese, tanto da scegliere la corsa rosa e non il Tour de France per poter preparare al meglio le Olimpiadi di Parigi.
Dopo un Giro d’Italia così emozionante, Alaphilippe ha dimostrato di essere rinato e di poter indossare la ma­glia blu della sua Francia, con l’intento di inseguire il più prestigioso dei sogni nelle Olimpiadi di casa.
Il Giro non solo ha visto rinascere Ala­philippe, ma è stato anche testimone della pace fatta con Patrick Lefevere. In primavera lo scontro tra i due è sta­to molto duro, poi c’è stato un riavvicinamento e nelle prossime settimane potrebbe arrivare la notizia ufficiale del rinnovo del contratto con il Wolfpack.
In casa Soudal Quick Step questo Giro d’Italia non ha visto solo il ritorno di Lou Lou, ma ha regalato anche le vittorie di Merlier a Fossano nella terza tappa, a Padova con la frazione numero 18 e per finire a Roma con i colori del tramonto che baciavano il Co­los­seo. Merlier non ha vinto per caso ma, come lui stesso ha detto, i suoi successi sono arrivati grazie alla capacità di capire il momento giusto per sorprendere gli avversari: le sue volate sono state tutte pulite, le sue vittorie più che meritate.
Lo scorso anno la Soudal Quick Step aveva partecipato al Giro d’Italia puntando tutto sulle ambizioni di Remco Evenepoel. Com’è andata lo ricordano tutti, con quel ritiro giustificato da un Covid arrivato all’improvviso, al termine della seconda prova a cronometro. Il branco di lupi lo scorso anno aveva lasciato un’ombra nera sulla cor­sa rosa, ma grazie ai successi di quest’anno e al modo in cui hanno combattuto ogni giorno, i lupi di Lefevere hanno cancellato ogni macchia scura e sulle strade del Giro sono stati una delle squadre più amate dal pubblico italiano e da quei tifosi che da ogni parte del mondo hanno seguito il pri­mo grande giro dell’anno.

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