Rapporti&Relazioni
Il ciclismo?
È masochista
di Gian Paolo Ormezzano

A un po’ di tempo ormai dall’incidente di Pantani e di altri due ciclisti alla Milano-Torino, possiamo tentare due ordini di ragionamento forse un po’ speciale, forse un po’ «diverso». Il primo è quello relativo alla pubblicità dell’incidente stesso e alla reazione ad esso. C’è stato, nel mondo del ciclismo ed anche dello sport, uno sconforto notevole, ma rapido, come per aderire ad un copione. Nel copione il posto largamente maggiore è stato riservato a Pantani, mentre per gli altri due - Dall’Olio e Secchiari - ha funzionato quello che io chiamo il «bene degli altri». Mi riferisco alle recensioni specie di grandi tradizionali opere liriche: chi le scrive si dilunga sul supertenore, sulla supersoprano, e poi, nelle ultime righe, scrive, se è stato un successo, «bene gli altri». Nello stesso copione c’è stato un po’ di sdegno per la dinamica dell’incidente, per la scarsa protezione data ai ciclisti, per l’autorizzazione improvvisa data all’automobilista che si è immesso nel percorso, e in senso contrario a quello dei pedalatori. E amen (per poco non era anche un requiem).
Non penso che la «recidività» di Pantani, che già il 1° maggio aveva fatto un serio incidente d’auto, abbia avuto qualche peso nella disinvoltura con cui tutto sommato la cosa è stata liquidata. Non riesco a pensare a quella che sarebbe stata la reazione se un calciatore celebre fosse stato ferito per causa esterna nell’esercizio del suo lavoro (però forse anche qui avrebbe funzionato, in caso di altri calciatori feriti, però di minore fama, il «bene gli altri»).
E allora? E allora devo desumere che il ciclismo contiene in sé una certa dose di masochismo, o se preferite attira una certa dose di sadismo. Il ciclista deve sanguinare, deve rischiare e ogni tanto patire, soffrire, sennò che ciclista è? Il ciclista deve convivere con il rischio, e ogni tanto il rischio ha il diritto, quasi il dovere di azzannarlo. Se il ciclista non soffre, è una signorina. Molto probabilmente c’è qualcuno che legge queste righe e si stupisce del mio stupore. Qualcuno che crede di amare il ciclismo ma che, se un corridore ha il coraggio di avere paura, dice che è un eufemismo.
Il secondo ordine di ragionamento riguarda il Tour de France, il cui tracciato è stato reso noto nei giorni delle ossa rotte di Pantani. È stato deciso che Marco avrebbe potuto, anzi dovuto vincere il Tour. Adesso, per la forza granitica dell’Ipotesi, nel Bar Sport assai più palpata del Fatto, Pantani sarà quello al quale il destino ha vietato di vincere il Tour 1996. Crediamo con questa definizione di ingrandire il corridore, in realtà lo paralizziamo dentro un pronostico-dogma (e non c’è contraddizione fra i due termini) che solo il ciclismo può permettersi, solo il ciclismo può scaraventare addosso ad un suo bipede. Povero Pantani, poveri gli altri due. E auguri a tutti e tre.
Faccio, approfittando di queste colonne e della loro ospitalità liberalissima, critiche anche sottili e magari un po’ contorte ai comportamenti umani, o disumani, intorno al ciclismo, e poi mi accade, scorrendo una nuova pubblicazione, una cosa che non so se ascrivere al mio cinismo, alla mia sprintissima presuntuosa professionalità, alla mia povertà sentimentale.
Ho guardato la fotografia grande e straziante dei genitori di Casartelli lì, alla curva di montagna dove è morto il loro figlio, accanto al segno rosso sulla strada, dove Fabio è caduto, accanto alla stele sommaria con il mazzo di fiori, e subito, per balordo riflesso di pedanteria, ho letto la scritta in francese che ricorda la tragedia, definita «une drôle de mort», una morte stupida, con tanto di pedante accento circonflesso, e ho visto che c’è un grosso errore: «trauvais» per “trovato” anzichè «trouvé».
Mi sono sentito bravo sì in francese, ma scarso in giornalismo e orrendo in sentimento. Forse vittima anch’io della sindrome da tragedia per cui nel ciclismo il sangue è un colore necessario in un affresco, un ingrediente cromatico, più che qualcosa che fuoriesce dal corpo e macchia - deve macchiare - di dolore tutti.
Chiedo scusa, ma non basta.

Z Z Z Z Z

Posso già scrivere due articoli su Atlanta ’96: uno dei due andrà bene.
Primo articolo: l’evviva al ciclismo italiano ma quello delle donne, che ci danno tante medaglie e che in patria, e persino nella loro stessa federazione, non sono trattate sempre bene, non sono considerate a priori e magari neanche a posteriori. Questo di fronte a grossi successi olimpici azzurri ora come ora, sulla scorta di un bel ’95, fortemente ipotizzabili, e in strada e in pista.
Secondo articolo: la delusione per i mancati successi delle nostre donne, la critica a chi ha riposto e fatto riporre in loro troppe attese (autocritica, anche, ma chi se ne accorgerà?), la domanda comunque su cosa ci sta a fare nell’Olimpiade questo ciclismo femminile, che sembra messo lì per premiare strane pedalatrici virago di paesi anche sconosciuti, di nuove repubbliche, di nuovi regimi.
Una volta c’erano i colleghi che davvero prefabbricavano due e anche tre articoli sullo stesso evento, e poi estraevano dalla cartellina la copia giusta e guardavano noi affranti come dei poveretti.

Gian Paolo Ormezzano, 60 anni, torinese-torinista,
articolista de “La Stampa”
Copyright © TBW
TBRADIO

00:00
00:00
Arrivano da Alicante, dove la Lidl Trek ha aperto ai media le porte del suo ritiro, le prime indicazioni sui programmi dei corridori di punta del team statunitense.Juan Ayuso per la classifica generale e Mads Pedersen per la maglia verde...


Finalmente torna Mathieu van der Poel. L’olandese da domenica a Namur, in Belgio tornerà a gareggiare nel ciclocross. Il campione dell’Alpecin-Deceuninck, a 30 anni, disputerà a Namur la prova di Coppa del mondo, primo degli appuntamenti (12 o 13 cross)...


Un altro giovane talento mette il Tour nel mirino: parliamo di Cian Uijtdebroeks, il ventiduenne belga che ha lasciato la Visma Lease a Bike, dove si sentiva un po' "stretto", per approdare alla Movistar. Con i tecnici della formazione spagnola,  Uijtdebroeks...


La UAE Team Emirates – XRG presenta la nuova divisa per la stagione 2026: firmata da Pissei, rapprersenta il quarto capitolo di una partnership basata su innovazione, performance e ambizione condivisa. Costruire la squadra migliore al mondo non dipende mai...


La serata di mercoledì 10 dicembre 2025 ha salutato il ritorno del Giro d’Italia con una tappa domenicale, quella che chiude la seconda settimana di gara con il via da Voghera, che prevede il traguardo nel capoluogo lombardo. Tappa per...


Remco Evenepoel ha parlato nel dettaglio del suo programma e delle sue intenzioni durante la conferenza stampa che la Red Bull – Bora Hansgrohe ha tenuto in Spagna. Una sorta di esordio con i nuovi colori per il belga che...


Van Rysel, marchio appartenente al grande gruppo Decathlon, fornirà anche per il 2026 alla formazione Decathhlon CMA CGM divisa, caschi, occhiali e bicicletta. Restano fedeli i colori del telaio, anche se qualche piccolo cambiamento c’è rispetto alla stagione precedente. Le bici fornite al...


Le onde s’infrangono sul litorale della Costa Blanca. Sulla carreggiata adiacente transita il treno SD Worx-Protime, lo squadrone World Tour femminile multinazionale. A fare l’andatura è la lecchese Barbara Guarischi. “I miei anni d’attività sono numerosi – afferma poi a...


La UAE è un'eccellenza planetaria a larga trazione tecnica italiana. Tra i numerosi direttori sportivi del nostro Paese nel team di Pogacar, di quelli magari che si sentono meno ai microfoni e si leggono meno sui giornali, c'è Marco Marzano....


Dici Zoccorinese e subito pensi a Giovanni Villa. Quel burbero e generoso brianzolo che a modo suo ha fatto la storia del ciclismo dilettantistico nella piccola frazione di Vergo Zoccorino una realtà immersa nella natura, con splendide dimore storiche, antiche chiese...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024