PROFESSIONISTI | 02/06/2016 | 11:58 Finalmente, Reggio premia uno dei figli che le hanno dato più lustro: il 16 giugno, in Comune, Bruno Reverberi riceverà il Tricolore nato nella nostra città e che della città è l’attestato più ambito. Un riconoscimento giusto, oltre che meritato: è da quasi quarant’anni che il tecnico e manager del Ghiardo tiene alta la reggianità nel ciclismo, allestendo formazioni sempre protagoniste nelle gare principali, a cominciare dal Giro d’Italia. A consegnarglielo sarà il sindaco Vecchi sotto gli occhi di un testimonial speciale: il ct azzurro Davide Cassani, il primo dei tanti atleti lanciati dal direttore sportivo del Ghiardo.
Settant’anni, bisnonno felice, legatissimo alla sua terra, Reverberi non è uno qualsiasi nemmeno nel suo sport: dopo un lungo tirocinio con i dilettanti, dal 1982 lavora tra i professionisti, dove con i suoi atleti ha raccolto medaglie olimpiche, titoli iridati e varie maglie di campione nazionale, comprese le due tricolori di Podenzana a metà anni Novanta. Ma il suo palcoscenico vero resta il Giro, dove in 34 edizioni ha raccolto 25 successi di tappa, l’ultimo col ventunenne Ciccone due settimane fa a Sestola, oltre a sette classifiche di specialità: non a caso, nella corsa rosa col tempo è diventato una figura così familiare da esser noto a tutti come lo Zio. Adesso lo è anche perché porta a correre una squadra di nipotini: la sua Bardiani Csf punta da anni su ragazzi italiani e con l’età media più bassa (24,4 quest’anno), una regola e non un’eccezione per chi, come Reverberi, da sempre ha fatto del lancio dei giovani una filosofia.
Di tanti passati dalla sua scuola, molti hanno fatto strada: Cassani subito e quasi a sorpresa, perché da dilettante non aveva mai vinto, poi Roberto Conti, Fontanelli, Allocchio, Guidi, Zanini, Perez fino ai recenti Mazzanti, Pozzovivo, Battaglin e Colbrelli, quest’ultimo tornato a casa dall’ultimo Giro con la polmonite. Un elenco che continua puntualmente ad allungarsi, confermando la modernità di un tecnico come Reverberi, al quale doverosamente Reggio adesso rende merito: non c’è persona più degna di ricevere il Tricolore di un personaggio che nel ciclismo ha saputo diventare bandiera.
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