PROFESSIONISTI | 11/11/2014 | 08:00 Qualche giorno fa abbiamo dato i numeri, nel senso buono del termine: qualche cifra sulla stagione appena conclusa. Alcune riflessioni sullo stato di salute del nostro movimento, a livello di organizzazione e qualità di partecipazione. I numeri sono impietosi, dicono molto, ma non tutto. Per dirla con Giulio Andreotti, i numeri non solo si contano ma si pesano. Per pesarli, abbiamo scomodato Mauro Vegni, direttore del Giro d’Italia, che il ciclismo è abituato a pesarlo e a soppesarlo da oltre trent’anni.
Direttore, ha visto la nostra indagine sullo stato di salute del ciclismo italiano? «Sì, certo. Me la sono letta con grande interesse, anche se qualcosa andrebbe detto».
Siamo qui per questo: oltre i numeri c’è di più… «Sia ben chiaro, il momento che stiamo attraversando non è assolutamente facile, e quindi non sarò io a dire che non è il caso di drammatizzare. A livello organizzativo il momento è estremamente delicato e tutti dobbiamo lavorare affinché qualcosa in futuro possa cambiare. Però ho letto che la Vuelta sta minacciando il Giro. Bene, ma vi chiedo: se Froome e Contador non fossero stati costretti a ritirarsi dal Tour credete davvero che avrebbero corso il Giro di Spagna? Io credo di no. Quindi, quest’anno, per una felicissima combinazione astrale alla Vuelta si sono ritrovati tanti corridori di primissima fascia, ma parliamo appunto di eccezionalità. Per me il Tour resta la stella polare, così come il Giro resta la seconda corsa del calendario. La Vuelta, invece, giratela come volete, è la corsa di riparazione: se hai fallito i due appuntamenti principali, molti ripiegano sulla corsa spagnola».
Insomma, il Giro non soffre… «Come ho detto prima il Giro soffre la congiuntura economica molto difficile, ma si difende e credo anche bene. È come dire che Il Lombardia va meglio della Sanremo: ma credetemi, tra le due corse la Sanremo conserva un appeal tutto particolare. Il Lombardia è una classica Monumento ma è davvero come la Vuelta: una "corsa riparazione". La Sanremo conserva il fascino iniziatico di una stagione appena scattata: il primo grande appuntamento mondiale della stagione. Una corsa aperta a tutti che tutti vorrebbero vincere almeno una volta nella loro carriera. Se guardiamo solo i numeri, dovremmo dire che la Roubaix non interessa nessuno, che ha perso fascino. Invece correttamente diciamo che è una corsa particolare, molto tecnica e specialistica, che premia un certo tipo di corridore, ma nessuno si permette di dire che al via ci sono pochissimi corridori della top 100. Come vedi, i numeri ti possono dire molto, ma non tutto. Perché poi vanno valutati ed elaborati».
Senta direttore, cosa pensa dell’idea di Oleg Tinkov di far correre ai quattro migliori cacciatori di Grandi Giri (Nibali. Contador, Froome e Quintana) Giro, Tour e Vuelta nella stessa stagione? «L’idea è giusta ed è condivisibile. Il vero problema del ciclismo, ora come ora, è quello di far correre i migliori corridori nelle più importanti corse del mondo. Non so se andrà in porto la riforma del ciclismo, non so nemmeno in che termini vedrà la luce, ma in ogni caso una cosa dovremmo pretenderla: i campioni si devono affrontare nelle corse più importanti. Questo avviene in tutti gli sport, nel ciclismo, francamente, avviene solo al Tour. È troppo poco».
Il concetto di promozione e retrocessione le piace? «Sì, mi sembra un’idea intelligente per mettere un po’ di pepe e di interesse in più anche attorno ai team. Auspico anche delle classifiche di merito più chiare ed elementari. Così come non sarebbe male reintrodurre la coppa del mondo, chiamata a premiare i corridori più bravi nelle corse di un giorno come avveniva negli anni Novanta e nei primi anni Duemila. Ma lo ripeto, la chiave di volta è semplice: squadre con poche punte e queste punte che si confrontano il più possibile nell’arco di tutta la stagione. Al ciclismo mancano i riferimenti. Abbiamo il dovere di darglieli. Ne beneficerebbero tutti, soprattutto il ciclismo».
Cosa pensa dell’ideate dei team Farm che fanno parte del progetto di riforma Uci? «Non sono molto convinto di questo progetto. Si riducono gli organici delle prime squadre per fare poi delle squadre giovanili che hanno costi anche maggiori rispetto a quelli di quattro/cinque corridori che vengono cancellati dalla prima squadra. E poi noi italiani abbiamo anche delle nostre esigenze, un dilettantismo strutturato e non così malandato come si dice. Le Continental? Potremmo dare la possibilità di correre in certe corse i nostri team Under 23: otterremmo lo stesso risultato senza stravolgere la nostra cultura».
Cosa auspica? «Che l’Uci trovi l’ispirazione giusta per il rilancio di questo sport e che le Federazioni tornino ad avere il loro peso specifico. Il fatto stesso che la riforma per il momento sia stata messa un attimo in stand-by, significa che il presidente Brian Cookson e i suoi collaboratori vogliono capire bene quale strada intraprendere. Fermarsi un attimo per ragionare ancora un po’ non è un segno di indecisione, ma di grande intelligenza e lungimiranza».
Io penso che il ciclismo professionistico si ben strutturato cosi come e' adesso. 18 top team, le migliori professional fanno le migliori corse. Il problema in Italia sono le risorse economiche, perche' se ci fossero, tornerebbero tante corse HC, Veneto, Placci, Romagna ecc.,e qualche professional in piu', e partirebbero tanti bei corridori. Piuttosto invece, dovrebbe la federazione italiana preoccuparsi del settore giovanile che sta scomparendo, e cercare di trovare le risorse per organizzare squadre e corse dai giovanissimi ai dilettanti,perche' altrimenti fra qualche anno al Giro non partira' nemmeno un italiano.
vegni
11 novembre 2014 10:27bernacca
puro ragionamento manageriale e non sportivo: uno che vuole i migliori nei 4 giri capisce poco di ciclismo. Vuelta riparazione? dillo a Aru o Nibali nel 2013. Vuole retrocessioni ? non è il calcio, si favoriscono cose tipo quelle successe per vincere la coppa italia. Sig. Vegni non deve nascondere la testa sotto la sabbia e dire che noi siamo sempre i migliori, non è più cosi ; più si capisce questo fatto e prima ci risolleviamo. Buon lavoro
Solite domande studiate a tavolino...
11 novembre 2014 10:52Fra74
ma perchè non osare di più a livello giornalistico?!?
1) Direttore Mauro Vegni, cosa ne pensa della attuale classifica di Coppa Italia?!? Ci può anticipare qualche Sua considerazione a riguardo in merito agli inviti per le corse RCS del 2015?
2) Lei sostiene che la Vuelta sia una corsa di riparazione, ebbene, è proprio convinto che il Giro di Italia rappresenti la seconda corsa più importante del calendario? Per la STORIA oppure per innovazioni che Lei ha portato? E quali, semmai?
E via discorrendo...
Francesco Conti-Jesi (AN).
Sanremo/Lombardia
11 novembre 2014 11:35brich
come si fa a paragonare la situazione Giro/Vuelta a quella a Sanremo/Lombardia? Con tutto il rispetto, mi pare un'assurdità. Verissimo che il Giro resta la seconda corsa a tappe per storia e tradizione. Ma gli stessi parametri non possono essere applicati a Sanremo e Lombardia, perché non ha senso. Sanremo e Lombardia sono due classiche Monumento e come tali vanno considerati alla pari perché solo la Roubaix ha qualcosa in più, è la Regina delle classiche. Per il resto si tratta di una questione di gusti. Non è assolutamente vero che la Sanremo sia più prestigiosa del Lombardia, declassata da Vegni a semplice esame di riparazione. Come la Sanremo ha il fascino della prima corsa importante, il Lombardia vive sul fascino dell'ultima grande sfida della stagione, è autunnale, romantica, mitica. Ma se Vegni, l'organizzatore, cioè l'oste, parla del proprio vino in questo modo poi non ci lamentiamo se in Italia non sappiamo valorizzare il nostro patrimonio ciclistico
Giro
11 novembre 2014 16:55siluro1946
Prestigioso il Giro! Se penso che l'ha vinto, e come l'ha vinto, Quintana, mi viene da ridere.
il Giro è un patrimonio
11 novembre 2014 17:37canepari
della nostra Nazione. Il Giro deve tenere in grande considerazione soprattutto il nostro ciclismo e le nostre squadre. Gli stranieri devono essere onorati di venire a correre la NOSTRA corsa. Il Giro è nostro, è di noi appassionati, è di noi instancabili suiveurs. Lasciamo lavorare Vegni e i suoi collaboratori. Stanno facendo bene e faranno bene. Quintana ha vinto il Giro ed è un nome prestigioso che il prossimo anno lotterà con Nibali per la maglia gialla. E per favore non piangiamoci adosso dicendo che il Giro è di serie B. Non è vero.
Xsiluro1946
11 novembre 2014 18:48limatore
se guardi il podio, sicuramente meglio del Tour de France e dopo la Vuelta o no?
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