Zanazzi, grazie per il disturbo e scusa per la compagnia

STORIA | 29/01/2014 | 08:58
«Grazie per il disturbo e scusa per la compagnia». Renzo Zanazzi salutava così, alla fine di una pedalata, di una bicchierata, di una chiacchierata. Non grazie per la compagnia e scusa per il disturbo, ma il contrario. Un po’ per la prodezza del paradosso, un po’ per il gusto della battuta, un po’ anche per un esame di coscienza e per il senso della critica, auto in questo caso.

Tuttofare Mantovano di Marcaria da zero, poi milanese da piccolo, piccolissimo, subito. Prima a Quinto Romano, sulla via Novara, proprio dove passava, anzi, partiva ufficialmente il Giro d’Italia, perché la tappa numero 1 era, storicamente, sempre la Milano-Torino. Poi in via Lanino, zona Solari, a un chilometro dal Naviglio, e poi via a pedali in fuga dalle auto, dal traffico, dai clacson. Garzone, partigiano, corridore. E da lì, almeno 50 sfumature di ciclismo: capitano e gregario, allenatore e tecnico, ciclotestimone e ciclocantastorie, ciclomissionario e cicloscienziato, e critical mass prima ancora che nascesse il movimento. Era ciclopico ed enciclopedico. Un gigante. Un’istituzione.

Ocio ragass Quand’era allievo, gli avversari – impauriti – si avvertivano: “Ocio ragass, ché arriva Zanass”. Gli Zanazzi erano due, Renzo e Valeriano, poi tre, anche Mario. Renzo correva e vinceva, con Valeriano (Iano, per fare più in fretta) si dividevano gare e premi. Come quella volta in cui era in palio un orologio se il distacco fra primo e secondo fosse stato superiore al minuto, ma Valeriano si era presentato al traguardo, secondo dietro Renzo, prima del previsto, e allora, a un metro dalla striscia, Renzo spingeva Iano indietro e il conte Loewenthal, organizzatore e proprietario dell’orologio in palio, spingeva Iano avanti. Risultato: l’orologio finì prima nelle tasche della maglia di Renzo, poi sul polso del padre.

Niente sesso Zanazzi visse sette anni da pro’, ingaggiato dalla Legnano (lui, che tre anni dopo avrebbe sposato una ragazza di cognome Bianchi), con Iano. «Se volete andar forte – tuonò, rigorosamente in milanese, Eberardo Pavesi, il loro vecchio ma nuovo direttore sportivo» — non dovete ciulare». Renzo e Iano uscirono dalla sede di via Simonetta perplessi, poi si guardarono negli occhi: «A me quello sembra scemo – disse Renzo —. Se non ciuliamo adesso che abbiamo 20 anni, quando lo facciamo, a 80?». Non si tirò indietro, Renzo, né in corsa né altrove. Passò a Cimatti, Viscontea, Arbos e Ganna. Aiutò Coppi e Magni, e perfino Koblet: «Guadagnai più quel giorno che in due anni con Bartali». Lottò contro Leoni e Conte, sorrise con Malabrocca, si unì a Carrea, scoprì Giovannetti, allenò anche Gimondi e Moser. In una parola: tutto. La bici, ricordava, è la mia pillola del benessere. Quando ne è sceso, un paio di anni fa, ha cominciato a invecchiare. Ciao Renzo. E grazie per il disturbo. E scusa per la compagnia.

da «La Gazzetta dello Sport edizione di Milano» del 29 gennaio 2014 a firma Marco Pastonesi

La camera ardente che ospita la salma di Renzo Zanazzi  è aperta da ieri mattina alle 11 e si trova presso la Casa funeraria San Siro (via Romero, Milano), dell'amico Alcide Cerato.  I funerali si celebreranno giovedì mattina alle ore 11 nella chiesa parrocchiale del Santissimo Rosario di piazza del Rosario angolo via Solari a Milano. 

Alla famiglia Zanazzi le più sentite condoglianze da parte della redazione di tuttoBICI e tuttobiciweb.it
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COMMENTI
CIAO RENZO!!!!!!!
29 gennaio 2014 19:59 glennpeter
Ciao Renzo, Riposa in Pace!!!!!!! Sentite Condoglianze alla famiglia Zanassi!!!!!!!!

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