| 02/05/2006 | 00:00 Il podio non è arrivato, ma tra le big del Pro Tour, il Team Lpr, unica squadra Professional iscritta al Romandia, ha comunque fatto il pieno di complimenti. Una partecipazione all'altezza delle aspettative, interpretata con lo spirito battagliero di chi non si rassegna al ruolo di comparsa.
E così, dietro ai successi dei grandi campioni, negli archivi della corsa elvetica resteranno impresse anche le fughe di "nonno" Konishev, le azioni esplosive di Muraglia, la maglia verde di Beuchat, la tenacia in salita di Ochoa ed una serie d'iniziative che hanno animato la corsa in ogni frangente: "E' mancato solo il risultato - spiega Massimiliano Bordogna, responsabile delle relazioni esterne del Team Lpr - ma sul piano dell'immagine e del ritorno mediatico, questo Giro di Romandia per noi è stata una vetrina di grande prestigio. La squadra ha corso con lo spirito giusto, interpretando ogni tappa con coraggio e determinazione. Per questo, dopo l'ultima frazione, ho voluto personalmente ringraziare tutti i ragazzi che, pur mancando il podio, hanno dimostrato di aver meritato fino in fondo questo invito".
Unanime, infatti, è stato l'apprezzamento dei media e anche dell'organizzazione per l'atteggiamento in corsa del Team Lpr che, per nulla in soggezione al cospetto delle più quotate squadre del pianeta, si è messo in mostra con tutti i suoi effettivi: "Abbiamo ricevuto tantissimi complimenti - conferma Bordogna - e questo, al di là dei risultati, resta la nostra più grande soddisfazione. Eravamo l'unica squadra Professional in una corsa Pro Tour, ma direi che il gap di categoria non l'ha notato nessuno. Ci siamo fatti vedere, anche con azioni importanti, dimostrando che non eravamo lì per editto divino, bensì per meriti acquisiti sul campo. Ogni qual volta c'erano le condizioni, la squadra ci ha provato. Penso alla lunga fuga di Konishev che, a dispetto dell'anagrafe, dopo una grande Roubaix, ha dimostrato di avere ancora tanto da dire in questa stagione. Penso alla maglia verde di Beuchat, persa per un'inezia a vantaggio di Parra, ma anche alle iniziative di Muraglia che, dopo un periodo costellato da guai fisici, esce da queste tappe con maggiore convinzione. Penso al nono posto di Dietzicker nel prologo, primo degli svizzeri, e anche alla tenacia in salita di Ochoa, un giovane che comincia a confermare le robuste credenziali che lo avevano portato in Italia. Peccato per Metlushenko, che aveva solo una tappa per far valere le sue qualità di velocista, ma direi che, al di là delle individualità, l'applauso stavolta va rivolto alla squadra nel suo complesso. Abbiamo corso con grande slancio e la cosa non è passata inosservata".
Anche perché il parterre mediatico era di quelli da grande evento: "In effetti - conclude Bordogna - sul piano della visibilità, questa partecipazione ci ha dato tanto dal punto di vista dell'immagine. Credo che, dopo Roubaix e Romandia e in attesa del Giro di Svizzera, la nostra dimensione sia sensibilmente cresciuta in questo ultimo anno. Peccato per qualche guaio fisico che, in questa prima parte della stagione, ha un po' condizionato i nostri risultati, ma le occasioni per riscattarci non mancheranno e questo giro di Romandia è già un bel segnale".
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