Caso Caon: adesso fioccano le denunce

| 11/04/2006 | 00:00
Arrivano le prime querele di risparmiatori truffati, e gli inquirenti rivolgono l'attenzione ai possibili complici di Roberto Caon , in particolare all'interno della filiale di via Lazzari di Banca Intesa. Riserva nuove sorprese l'inchiesta aperta dalla procura nei confronti del funzionario di banca mestrino, accusato di essersi appropriato di decine di milioni di euro, a lui affidati da clienti della banca per essere depositati in conto corrente oppure investiti in strumenti finanziari, e che invece sono spariti senza lasciare tracce. Caon, stando a quanto appurato dagli inquirenti, avrebbe raccolto denaro facendo firmare ai risparmiatori moduli della banca non più in uso, e appropriandosi del denaro, mai versato nelle casse dell'istituto di credito. La prima denuncia è stata presentata lo scorso anno da Banca Intesa, nel momento in cui alcuni clienti si sono presentati allo sportello chiedendo di prelevare i soldi versati a Caon . Il pm Emma Rizzato ha ricostruito da allora una parte della truffa, ma fino a pochi giorni fa nessuno dei risparmiatori aveva formalizzato una denuncia penale. Ora, dopo le notizie di stampa, in molti hanno deciso di muoversi: alcuni di questi clienti non si erano ancora accorti di nulla, e hanno saputo dai giornali di aver perso tutto. La procura sospetta che Caon abbia usufruito di complicità all'interno della banca: come spiegare, altrimenti, la disponibilità della modulistica e la possibilità di accedere e muoversi liberamente all'interno della filiale di via Lazzari anche dopo essere andato in pensione? Le truffe riguarderebbero sia il periodo successivo al pensionamento, sia quello precedente, quando ancora prestava servizio all'interno dell'istituto bancario come stimato funzionario. Lo scorso anno Caon si era deciso a collaborare con gli inquirenti e ha scritto un memoriale nel quale racconta la sua verità: ovvero che i soldi raccolti dai clienti della banca sarebbero finiti a coprire i debiti di una società, poi fallita. Vero, falso? Fatto sta che, dopo aver concordato un interrogatorio con il pm Rizzato, Caon ha revocato il mandato al suo difensore e non si è fatto più sentire, facendo perdere ogni traccia. Ora lo stesso Caon pare si sia affidato ad un avvocato di Ferrara, Claudio Maruzzi, per tentare un nuova difesa. Intanto nella sede di Banca Intesa in via Lazzari si è tenuta un'affollata assemblea sindacale organizzata dai sindacati di categoria di Cgil, Cisl, Uil e da quelli autonomi Falcri e Fabi. Un incontro che ha visto la partecipazione di oltre duecento persone. All'ordine del giorno, soprattutto, il licenziamento in tronco di un cassiere, stretto collaboratore di Roberto Caon , ritenuto in un certo qual modo coinvolto nelle azioni truffaldine dell'ex funzionario di banca ormai irreperibile. In sostanza, secondo una ricostruzione, il cassiere licenziato potrebbe aver avuto incredibilmente, anche in buonafede e inconsapevolmente, un ruolo nella "ragnatela" creata dallo stesso Caon per spennare i clienti. Sta di fatto, comunque, che Caon , senza alcun problema come rivelato da parecchi risparmiatori truffati era perfettamente a conoscenza delle singole situazioni contabili anche quanto ufficialmente sarebbe dovuto essere in quiescenza. Di fronte a quello che sta ormai diventando un vero "ginepraio", i lavoratori di Banca Intesa hanno espresso la propria solidarietà al dipendente licenziato decidendo peraltro di avviare una colletta di fondi in suo favore presso un altro istituto di credito ed esprimendo vicinanza anche alle persone truffate dal «giro d'affari» messo in atto da Caon in quasi dieci anni di attività parallela. «Non ci sono solo truffati tra i risparmiatori - avverte il segretario provinciale della Fabi, Tiziano Barbiero - ma anche tra i lavoratori. A nostro avviso, il collega è stato allontanato ingiustamente perchè ritenuto colluso con Caon . Ma così non è. Sul suo caso chiediamo un supplemento d'indagine basato su una sospensione temporanea dal lavoro almeno fino a quanto tutta la vicenda verrà chiarita». Ma se da una parte vi è la difesa d'ufficio del dipendente licenziato da parte delle organizzazioni di categoria, le domande che vengono al pettine sono parecchie: quanti sapevano che Caon era andato in pensione pur vedendolo in un primo tempo, disporre a destra e manca operazioni bancarie per i propri risparmiatori? Come è stato possibile che i colleghi non fossero a conoscenza di quanto stava accadendo in agenzia? «Ci chiediamo ad esempio - aggiunge Barbiero - perchè Banca Intesa non ci abbia informato di quanto stava accadendo fin dal luglio dell'anno scorso? Perchè non vi è stata informazione alcuna su questo caso fin dal primo momento?». I sindacati a giorni chiederanno un incontro alla direzione dell'istituto di credito per avere chiarimenti sul caso Caon, ma anche per perorare temi squisitamente sindacali (carenze di organico, formazione professionale carente, etc). Ma alla fine a rimetterci in questa brutta storia continueranno ad essere solo le persone truffate, quelle che, da un giorno per l'altro, si sono trovate senza un soldo e che hanno dovuto rivolgersi agli avvocati per poter riavere i propri risparmi. (da Il Gazzettino di Venezia)
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