LETTERA APERTA | 17/09/2013 | 09:09 Caro Renato, da quando ho deciso di ritornare ad occuparmi di politica federale nel 2010, dopo oltre 10 anni lontano, ho sempre evidenziato l’inefficacia sul piano dell’azione politica sportiva, del Presidente della FCI, finalizzata ai reali interessi del movimento italiano. Tale analisi mi ha poi portato a dubitare fortemente che gli “interessi personalistici” prevalessero sugli interessi del movimento ciclistico italiano. Allora era una impressione ed oggi è ormai quasi una certezza. Oggi bisogna rivedere ulteriormente al ribasso tale orientamento e, su questo piano, la tua uscita di ieri è smaccatamente e univocamente riconducibile all’evolversi negativo di quella impressione, perché smentisce radicalmente quanto affermato un anno fa circa la “gara” (presunta?) fra Toscana e Liguria per l’assegnazione del Mondiale 2013. Caro Renato, credo che tu abbia mostrato il tuo vero volto. In tal vicenda ritengo che l’azione politico-sportiva da parte della FCI non abbia nulla a che vedere con l’interesse del movimento ciclistico. Tali osservazioni mi hanno portato nel tempo a valutare tutte le azioni messe in campo rispetto alle finalità che si raggiungevano nell’interesse generale del movimento ciclistico italiano. La scelta personale, oggi da Te ostentatamente ammessa, ha chiaramente penalizzato la Regione Liguria (come evidenziato, nella inchiesta pubblicata dal Secolo XIX della primavera 2012, e come lamentato dal Presidente di quella Amministrazione regionale), scelta che allora smentisti, ma che oggi invece incredibilmente e bellamente (anzi trionfalmente) confermi!
In un sol colpo nella tua dichiarazione sei riuscito a coinvolgere in modo negativo Pat McQuaid, rivelando l’accordo segreto fatto con lui, e contemporaneamente hai fornito un’immagine negativa verso Brian Cookson, sempre che corrisponda al vero l’accordo che avevi con lui (come da te scrittomi nello scorso giugno). Che tale azione evidenzi un lato deprecabile della politica Uci e metta in luce le logiche di McQuaid o altri, poco importa, ma che il risultato negativo coinvolga il movimento ciclistico italiano nel suo complesso non deve stare bene a chi a cuore il futuro del ciclismo italiano, che non può essere merce di scambio.
Tutto questo porta a pensare che gli interessi legati all’organizzazione dei mondiali, facenti capo esclusivamente al bilancio della FCI sul piano finanziario, poco abbiano a che fare con quelli del movimento ciclistico italiano. Ritengo che le scelte della politica federale di questo ultimo triennio dopo Bologna 2011 siano state propedeutiche alla tutela di interessi differenti da quelli appartenenti alla FCI. Penso anche che le scelte fatte in tal senso abbiano già presentato un conto piuttosto salato per il movimento ciclistico, pagato poi a livello di CONI con l’esclusione dalla Giunta dello stesso Ente.
Mi sfugge a chi sia diretta la tua sortita che, a quanto mi risulta, non pare sia stata sollecitata da alcun intervento esterno; è forse dovuta ad una sorta di senso di “immunità” che da qualche tempo pervade i vertici delle Federazioni nazionali? Che tale uscita sia conseguente al risultato netto (che avrebbe dovuto suggerire cautela e lungimiranza) dell’Assemblea straordinaria UEC di ieri a Zurigo?
Quanto sopra, in ultima analisi, ha preso sostanza dalla “promessa” che mi hai fatto al termine dell’Assemblea straordinaria di Bologna del 2011: “Angelo, da oggi farò una politica sportiva cattiva, senza sconti per nessuno!”. Di quella promessa ne ho preso atto, come pubblicamente scrissi all’epoca, pagandone anche alcune conseguenze! Non c’è che dire, sei stato di parola.
Penso ti renderai conto che quanto oggi hai esternato possa costituire un precedente gigantesco (lo definirei una punta di iceberg), imbarazzante, perché ora avrai l’obbligo di spiegare tutto all’opinione pubblica. Con la tua ammissione, che tutti comprendono in un sol modo, appare chiaro che la conseguenza diretta delle tue decisioni unilaterali, sia anche che, in caso di eventuale dissesto finanziario nell’organizzazione di questi Mondiali, gli oneri ricadranno esclusivamente sul bilancio della FCI, che è la titolare esclusiva (al di là dei Comitati nel frattempo creati) dell’organizzazione di questi Mondiali.
Con speranza di un radicale cambio di indirizzo come sta avvenendo nel mondo del ciclismo grazie a Brian Cookson.
con Di Rocco e gente come lui di futuro per il ciclismo ne vedo poco.....
POLITICO
17 settembre 2013 10:06Capitano
E' UN POLITICO DI VECCHIO STAMPO, NON UN DIRIGENTE, NE SPORTIVO NE DI ALTRO, IN UN AZIENDA PRIVATA, SAREBBE GIA' A ZAPPARE LA TERRA....,( CON TUTTO IL MIO MASSIMO RISPETTO !!) SE IL NOSTRO SPORT E' MESSO COSI GRANDI "MERITI" LI HA LUI E LA SUA BANDA DI FUNZIONARI, DOVREBBE ESSERE A FINE CORSA ORAMAI, VEDREMO DOPO LE ELEZIONI UCI, ANCHE SE UNO COSI CAMALEONTICO, SI SAPRA' RICICLARE, CHI ARRIVERA' DOPO DI LUI TROVERA' SOLO MACERIE...E TUTTO DA RICOSTRUIRE, COME DOPO UNA GUERRA O UN TERREMOTO......W IL CICLISMO ABASSO IL DOPING E I POLITICI DEL CICLISMO !!!!BERLESE ROBERTO
BASTA GUARDARLO
17 settembre 2013 11:52lapalisse
Non c'è bisogno di commentare, basta guardare la foto, il suo sguardo da furbacchione navigato è molto eloquente... MASTER BLASTER OF DISASTER
Non basta mandar via l'ennesimo incapace.
17 settembre 2013 16:45Bastiano
E' verissimo che nel privatop lo avrebbero messo alla porta da un pezzo ma, il fatto che sieda ancora sulla poltrona di presidente della FCI, ci fa capire che il problema non è solo lui ma, sono quelli che lo hanno votato.
Se in ogni regione non ci sarà un sussulto di cambiamento, non potremo di certo aspettarci grandi novità per il futuro.
Doping Politico
17 settembre 2013 17:25ruotone
Noi appassionati siamo sempre pronti a biasimare il comportamento, le scorciatoie ed i vizietti dei corridori. Loro sono sempre colpevoli.
Quando un politico se ne esce con simili cialtronate e pure vantandosene i più lo considerano un "furbo"; in Italia, almeno, perché all'estero la musica è ormai cambiata.
Se un corridore ammette il doping è un criminale, se un "dirigente" dopa le decisioni politiche e le confessa è un grande dirigente.
Se Bjarne Riis in conferenza stampa dicesse di avere fatto uno scambio politico lo sbraneremmo (anche giustamente).
In ogni modo l'affermazione di ieri di Di Rocco ha una rilevanza penale perché di mezzo ci sono soldi pubblici e la magistratura non può lasciar correre.
La Liguria ha speso parecchi soldi per una gara che non è esistita sin dall'inizio e di questo e delle altre contraddizioni Renato Di Rocco dovrà rendere conto.
A parte l'aspetto italiano è giunta l'ora che la giustizia sportiva sanzioni (a partire dal massimo organo, il Cio) comportamenti politici di questo genere.
Non sono più accettabili, ma soprattutto è inaccettabile che chi fa queste cose possa pure vantarsene impunemente.
È un furbacchione
17 settembre 2013 20:06cesco381
...il presidente federale,lo è sempre stato caro Angelo. Leggo sempre volentieri le tue giuste e precise esternazioni su questo sito. Ma credi che al presidente federale interessi quello che dici tu, noi, la base? Con quel sorrisetto da c....ne navigato lui se ne frega dei nostri malesseri e delle nostre amarezze di come ha ridotto il ciclismo italiano. Abbiamo vissuto dopo la presidenza di Omini e Carlesso un dissesto federale unico nella sua drammaticità, si fa bello di aver "pulito" il nostro sport dalle mele marce! È una sua idea, una sua legittima convinzione. Ma non ha fatto niente di buono, anzi ha peggiorato tutto il sistema, lo ha portato al collasso. Le sue dichiarazioni imporrebbero la costituzione di una commissione per esaminare la sua decadenza dalla presidenza, ma questo,purtroppo non è possibile. E poi con quel consiglio federale asservito ai suoi voleri. Poveri noi in che mani siamo.
17 settembre 2013 20:34Romario
Le dichiarazioni di Di Rocco.
ARLECCHINO SI CONFESSO’ .... non burlando!
la fine
17 settembre 2013 23:16fletcher2013
mi domando come il movimento ciclistico italiano subisca inerme questo personaggio...speriamo che dopo i mondiali, se riuscirà ad ottenere ciò che desiderato, si dimetta e con lui il consiglio federale, costituito da persone che non hanno il coraggio di opporsi ad un presidente che in pochi anni ha affondato questo magnifico sport
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