ATTACCHI & CONTRATTACCHI | 04/05/2013 | 17:03 di Cristiano Gatti.It’s all right, yeaaah. The Tour of Italy – il Giro d’Italia – comincia sul lungomare di Naples (Napoli) in un mezzo bathroom of people (bagno di folla), diciamo pure un bagnetto. L’altro mezzo se lo stanno prendendo direttamente in acqua al di là delle transenne, con alto risk (rischio) di vibrioni e colibatteri, ma questa è la capitale del fatalismo, prima o poi bisogna morire e allora tanto meglio morire very happy (felici).
Non si poteva partire meglio, diciamolo. Questa di Napoli è la più bella partenza degli ultimi tre secoli, è out of discussion (fuori discussione). The roads (le strade) facevano paura (e pazienza se poi sono riusciti a cadere nell’unico pezzo dritto e ben asfaltato del lungomare), ma lo spettacolo di Plebiscito Square (piazza Plebiscito) e via Caracciolo resterà unico for ever (per sempre). Quello che va detto, va detto.
Stavolta il patron Mike Bigwater (Michele Acquarone) ha fatto centro. C’è la partenza evento, aristocratica e imponente, e soprattutto c’è finalmente il grande cast (cast) dei campioni. L’unico rilievo che mi sento di muovergli, non da now (adesso), è la scelta di allestire un prodotto spudoratamente a favore di Wiggins: pur di averlo, gli ha steso un red carpet (tappeto rosso) di 56 chilometri tra Gabicce e Saltara, una cronometro che gli può valere un tesoretto decisivo fino a Brescia. Lo chiamano Giro armonico ed equilibrato, meno crudele di altri anni, aperto a tutti e a tutte le solutions (soluzioni). Ma è una big ball (grande balla): questo è un Giro tremendamente sbilanciato a favore di Wiggins, il Barone Rullante, e il vero interrogativo non sarà tanto capire chi riuscirà a vincerlo, ma come Wiggins riuscirà a perderlo.
Non c’è niente di scandaloso, ci mancherebbe. Il Giro sta battendo la strada vitale della crescita internazionale, ha bisogno di coinvolgere i grandi continenti e i grandi network, così diventa inevitabile arpionare con percorsi accattivanti le stars (stelle) del jet-set (jet-set), con il potentato televisivo (Sky) alle spalle. Non c’è proprio niente di male, è una politica comprensibile. Ma basterebbe dirlo, apertamente e tranquillamente. Raccontando invece all around (dappertutto) che è una corsa aperta, si finisce soltanto per fare del male al già disastrato ciclismo italiano, because (perché) se alla fine Nibali non dovesse battere Wiggins non sarebbe la naturale conclusione di una scelta sbilanciata, ma l’ennesimo fallimento dei nostri riders (corridori). Per questo lo dico adesso, al first day (primo giorno): se vince Wiggins siamo nella più assoluta normalità, se vince Nibali (o anche Hesjedal, Sanchez, Evans, Gesink) bisogna parlare di half miracle (mezzo miracolo).
Per il moment (momento), questo è tutto. Si sarà intuito che la strada del Giro meno provinciale e più internazionale passa anche per l’utilizzo massiccio dell’inglese ovunque. Io mi sto adeguando docilmente. C’è inglese su cartelloni pubblicitari, materiale stampa, trasmissioni tv. Durante la diretta s’è vista persino una veduta dall’alto del San Paolo, definito nell’apposita dicitura “San Paolo stadium” (e perché non Saint Paul Stadium?). Ovviamente, tra persone non ci si parla più direttamente: ci si segue su Twitter e ci si contatta su Facebook. La solerte organizzazione ha ingaggiato appositi interpreti per tradurre le interviste dall’inglese all’italiano, interpreti che andranno ad affiancare quelli già previsti per tradurre Gigggetto Sgarbozza e la zia De Stefano.
Diciamolo: the future (il futuro) is here (è qui). Abbiamo un piede e mezzo nel tomorrow (domani). Love english with Sir Wiggins. Al raduno di Napoli ho persino visto parecchie auto contromano, però non so dire se sia l’incontenibile Acquarone che ha già imposto pure la guida a sinistra.
erano i giri precedenti squilibrati.non questo.non so che metro di misura abbia,ma i 30 di km scarsi a cronometro rispetto ai 5 o 6 arrivi in salita,facevano ridere..
diciamo le cosa come stanno,questo e' un giro equilibrato,quelli del recente passato no.in un grande giro,mi hanno sempre insegnato,vince quello che si sa districare meglio in salita,su percorsi misti e a cronometro.
secondo il suo metro di valutazione dovremmo assegnare lo scudetto alla squadra di calcio che segna piu' goal o a quella di basket che segna piu' canestri..
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