CASO ARMSTRONG. Tre settimane, proprio come un Tour

| 14/10/2012 | 10:14
Inizia oggi un nuovo ultimo impegno, di tre settimane, guarda l' ironia, giusto come fosse lo spazio temporale di un nuovo Tour, per Lance Armstrong.
Tre settimane, 21 giorni, è infatti il lasso di valutazione che ha l' UCI di Pat Mc Quaid per ratificare le prove schiaccianti offerte in pubblico dall' USADA e squalificare così Armstrong, e radiarlo a vita come è stato fatto già negli States, o fare ricorso al TAS.
Tre settimane da raccontare, ci verrebbe da abbozzare, se in quello interpretato da un Armstrong attore e regista non si configurasse davvero l' ultimo e più devastante dramma, l' estrema corveè, che il già tanto martoriato mondo del ciclismo moderno potesse attendere.
Solo, 'desnudo', abbandonato dai gregari più fedeli della US Postal - Hincapie, Danielson, Hamilton, Zabriskie - che impietosamente hanno sciorinato una dovizia di accuse e testimonianze giurate da fare inorridire, più che scandalizzare, Lance Armstrong, il vincitore di sette Tour consecutivi, dal 1999 al 2005, l' eroe della lotta contro il cancro, è davvero oggi assediato da un uragano che non può offrire margine di riparo. Un generale Custer a Little Big Horn, senza neppure un copricapo, se non quella sua meditata serenità, che sa di rassegnazione: 'non sono turbato'. Dopo aver, di fatto, un mese fa, già abdicato a difendersi contro ogni accusa, in un fatale beau geste da cowboy texano.
Responsabile in proprio, e per delega di medici come Ferrari, del Moral e Celaya, con il management del d.s. Bruyneel, di un doping di squadra che ha fatto allibire Pevenage ed Ullrich che di doping certo se ne intendevano, all' epoca della Telekom, Lance Armstrong è stato ieri scaricato anche da Hein Verbruggen, l' ex Presidente dell' Uc che ne era stato considerato una sorta di Grande Protettore: 'non no mai detto che Armstrong non si sia mai dopato', le parole vagamente capziose di Verbruggen, ad una agenzia.
E fra tre settimane, per il nostro caro Lance, quello che in tanti avevamo amato nel '99 come inedito profeta dopo la delusione di Pantani, quello che invece vicino al latte in frigorifero conservava l' EPO, si presenterà un conto già pesantemente anticipato dall' ASO, la Società organizzatrice del Tour de France.
'Non possiamo restare in silenzio, di fronte ad uno scenario così agghiacciante', ha dichiarato il patron Christian Prudhomme. Se l' UCI convaliderà le colpe di Armstrong, 'i suoi 7 Tour vinti consecutivamente resteranno senza un vincitore'. Sarà la più grave sconfitta per la storia dello sport, del ciclismo, e del Tour, che compirà l' anno prossimo 110 anni di vita, dal primo vincitore Garin, 1903.
Sarà un oltraggio senza misura, a causa del delirio di onnipotenza di Lance Armstrong e di quanti ne hanno istruito le mosse, per un Tour de France che sette anni senza avere un vincitore non è mai stato. Anzi no, lo è stato una volta, a ben vedere, a ben decifrare gli almanacchi: dal '40 al '46. Fra i successi di Maes, nel '39 e di
Robic,  nel '47. Ma in quell' intervallo lì c' era la Seconda Guerra Mondiale, c' era la gente che  moriva per vivere, il Tour sospeso, altrochè...
Non l' EPO malvagia per scalare più veloci il Ventoux ed una sporca dozzina di lestofanti,  campioni senza valore, fra camici bianchi non immacolati e sofisticati motorhome. Che lasceranno in eredità equamente condivisa, dal 1999 al 2005, sette caselle vuote ed una  sconfinata, struggente malinconia.
 
Gian Paolo PORRECA
da 'Il Mattino', 13 ottobre 2012

                                              
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