FOCUS. Il Team NetApp e il sogno del Giro d'Italia

| 06/01/2012 | 10:23
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Chi inviterà RCS al Giro d’Italia? È questa la domanda che assilla gli appassionati del pedale in vista di martedì 10 gennaio, giorno in cui la Commissione Wild Card Ciclismo, composta da Giacomo Catano (Amministratore delegato di RCS Sport), Michele Acquarone (Direttore generale di RCS Sport), Mauro Vegni (Responsabile tecnico sportivo dell’area ciclismo), Marco Gobbi Pansana (Responsabile marketing dell’area ciclismo) e Pier Bergonzi (in rappresentanza della Direzione de La Gazzetta dello Sport), si riunirà per scegliere tra le 14 squadre candidate le 4 che potranno prendere parte alla corsa rosa. RCS favorirà secondo tradizione le formazioni italiane in lizza (Androni Giocattoli, Acqua & Sapone, Colnago-CSF Inox, Farnese Vini, Utensilnord Named) o, come sembra, punterà all’internazionalizzazione della corsa aprendosi alle straniere?

Per capire cosa può offrire, in più o in meno, alla corsa a tappe più importante di casa nostra un team estero rispetto ad uno italiano abbiamo fatto due chiacchiere direttamente con chi ne guida uno. Ralph Denk, team manager della tedesca NetApp, racconta a tuttobiciweb come sta vivendo l’attesa dell’ufficializzazione dell’importante scelta di RCS.
«La nostra è una squadra di nuova generazione, quindi non possiamo che apprezzare la decisione di RCS di rompere con la tradizione. Non appena abbiamo saputo da Acquarone dei suoi piani di innovazione e della sua volontà di considerare le squadre che vantano qualcosa in più del valore sportivo non abbiamo aspettato neanche un secondo per presentare la nostra candidatura. Siamo quindi fiduciosi che RCS seguirà il corso intrapreso, facendo attenzione alla comunicazione, all’internazionalizzazione e ai nuovi possibili mercati a cui si può affacciare il Giro d’Italia».

Perche RCS dovrebbe invitare il suo team?
«La nostra è una squadra giovane, che ha l’ambizione di far crescere delle promesse del pedale. Il Giro permetterebbe ai nostri talenti di fare un grande salto di qualità. L’hanno scorso abbiamo dimostrato di essere in grado di portare a termine corse a tappe come il Giro di Turchia, il Giro d’Austria, il Giro di Polonia e il Giro della Gran Bretagna con atleti nei primi dieci o addirittura a podio. Ora i nostri ragazzi sono pronti a confrontarsi a un livello superiore, speriamo gli organizzatori del Giro d’Italia ci permetteranno di dimostrarlo. Con uno stile di corsa attivo come quello dimostrato alla Parigi-Roubaix, dove lanciammo la fuga decisiva, e confermato dai quattro titoli di “corridore più combattivo” conquistati al Giro di Svizzera e al Giro della California sono convinto potremmo arricchire il Giro. Il Team NetApp ha dimostrato che agli appuntamenti importanti lotta sempre da protagonista ed è competitivo. Mi auguro inoltre che la commissione che assegnerà le Wild Card prenderà in considerazione anche i nostri sponsor dalla portata globale e ancor di più le nostre radici tedesche. Dopo aver annunciato la nostra intenzione di prendere parte al Giro, in soli quattro giorni più di 250 media tedeschi hanno raccontato la nostra storia. Potrebbe davvero essere il momento giusto per rilanciare a nuova vita il ciclismo tedesco».

Se avrete la possibilità di correre la corsa rosa quali saranno i vostri obiettivi?
«Un invito al Giro sarebbe il clou per la nostra squadra. Sfrutteremo l’occasione correndo all’attacco, inserendoci nelle fughe e ovviamente avendo un occhio di riguardo per la classifica generale. Per quanto riguarda la classifica potremmo fare affidamento su Leopold König, giovane ceco, già 2° al Giro d’Austria, 3° al Tour de l’Ain e 5° al Tour of Britain nonostante non abbia ancora espresso tutto il suo potenziale. Potrebbe finire il Giro tra i primi 20, o fare anche meglio. Un nostro secondo uomo di classifica potrebbe essere l’esperto polacco Bartosz Huzarski, già leader del Giro di Turchia e tra i primi 10 al Giro di Polonia».

Quali altri corridori potreste schierare?
«Jan Barta, alias il re delle fughe, molto forte nei prologhi e sempre al posto giusto quando il gruppo si rompe, che potrebbe fare bene nelle prime tappe in Danimarca; siamo curiosi di assistere alla crescita del nuovo arrivato Matthias Brändle, uomo chiave per la vittoria di Cobo alla Vuelta dell’anno scorso, che potrà giocarsi le sue carte e sono sicuro ci sorprenderà; infine, vorrei citare Cesare Benedetti, il nostro unico atleta italiano, leader del Giro Baby nel 2009 prima di passare al professionismo con noi. Cesare senz’altro darà tutto per mettersi in luce sulle strade di casa, combatterà come un leone per il suo sogno».

Giulia De Maio
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