PHILIPPE GILBERT, l'uomo della Liegi

| 24/04/2011 | 09:36
Nel giorno della Liegi, vi proponiamo l'articolo che tuttoBICI nel numero di aprile ha dedicato a Philippe Gilbert.Un articolo nel quale il belga indica chaiaremente il suo obiettivo...

Lo sanno anche i muri: lui ado­ra le côtes. In verità Philippe Gilbert potrebbe far bene un po’ da tutte le parti, perché ormai è da considerare a tutti gli effetti il numero uno nelle corse di un giorno. In Australia, non ce ne voglia Thor Hushovd che non ha rubato proprio nulla, è stato tradito solo dalla sua fo­ga, dalla sua voglia di dimostrare a tutti di essere il più forte e, in effetti, il più forte di tutti lo era certamente. Al Lom­bardia, per il secondo anno consecutivo ha giocato con gli avversari. Alle Strade Bianche si è sba­razzato di Ballan e Cunego. Alla Sanremo è stato il grande sconfitto, concludendo in ogni caso la sua fatica al terzo posto, sul podio, posto ormai a lui congeniale.
Ha 28 anni Philippe Gilbert e in carriera ha vinto trentacinque corse, tra cui due Lom­bardia, due Parigi-Tours, due Giri del Piemonte, due Het Volk, una Am­stel Gold Race, una tappa al Giro e due alla Vuelta. Quest’anno ha già al suo attivo tre sigilli: una tappa alla Vol­ta Algarve, le Strade Bianche e una tap­pa (quella di Castelraimondo) alla Tirreno-Adriatico.
È considerato giustamente l’erede di Paolo Bettini e Johan Museeuw. È un vallone cresciuto ai piedi della Re­doute, simbolo della corsa che lui più di ogni altra ama: la Liegi-Ba­stogne-Liegi. «Questo è uno dei miei grandi obiettivi di stagione», conferma sereno e sicuro Philippe.
Al termine del Lombardia aveva fatto due nomi: Sanremo e Liegi. Queste le due corse che aveva messo nel mirino. «La prima avete visto tutti come è an­data. Né male né bene: ho fatto tutto il possibile per vincerla, ma sono solo riuscito ad arrivare sul podio. Ho provato ad anticipare Goss in volata, ma lui è molto più veloce di me. Non ho capito piuttosto una cosa: Pozzato sperava di poter rivincere la Sanremo o si è accontentato di farmela perdere?».
STRADE BIANCHE
È una corsa giovane dal fascino antico. Una gara di 132 chilometri su strade asfaltate e 57 su strade «sterrate».
«È stato un bel successo e mi piace l’aver vinto un’altra corsa in Italia: il vostro Paese mi porta bene. Mi dicono: se vinci le “strade bianche” puoi anche vincere una Roubaix… Io dico che le “strade bianche” sono l’esaltazione dell’abilità, la Roubaix della forza. Una cosa è certa: sono due corse estreme, so­lo apparentemente uguali, ma assolutamente uniche. Una corsa che ho vin­to con intelligenza e destrezza. In­tel­ligenza tattica, destrezza nella volata finale, quando sono partito nel punto in cui avevo deciso di partire e mi sono lasciato alle spalle Ballan (secondo anche nel 2008, ndr)».

TIRRENO
Te lo aspetti sullo strappo di Chieti e invece ecco arrivare a doppia velocità Scarponi e Cunego, che tramortiscono il belga volante.
«A Castelraimondo, invece, ho fatto davvero un grande finale. A 50 metri dal traguardo ero ancora quarto. Poi sono partito secco verso l’interno e sono riuscito a rimediare ad una situazione difficile, grazie a scatto e colpo d’occhio».
LIEGI
«È il mio obiettivo, il mio sogno, ad oggi il mio limite: non aver vinto la Do­­yenne. Chiedo solo di arrivarci in salute, con la condizione buona. Il mio inizio di stagione è stato più che positivo e non posso recriminare su nulla. Cer­to, avessi vinto la Sanremo il mio 2011 sarebbe già da incorniciare, ma sono contento anche del podio: l’importante è confermarsi al vertice. Io corro sempre per vincere, perché vincere... aiuta a vincere e fa bene a te e a chi ti circonda. Se rivinco l’Amstel o il Lombardia sono l’uomo più felice del mondo, se vinco la Freccia anche, ma l’obiettivo nu­mero uno si chiama Leigi. Quella è la corsa. Assieme al Lom­bar­dia è la gara in linea più dura in assoluto. Sono corse oneste, talmente dure che difficilmente vince un outsider. Io vivo a un chilometro dalla Re­doute, ed è lì che da ragazzo andavo a vedere la corsa. So che la Liegi fa gola a tanti, ma so anche aspettare e programmare. Come so che prima o poi questa corsa la vincerò e sento che questo è l’anno giusto».
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