Caso Radioline / Lettera aperta di Jens Voigt

| 04/03/2011 | 13:24
Un altro campione, il tedesco Jens Voigt, scende in campo contro il divieto di utilizzo delle radioline e lo fa con una lettera aperta argomentata e intelligente che vi proponiamo:

Cari appassionati di ciclismo, la discussione in corso sul divieto di utilizzare le radio si sta facendo accesa e sento il bisogno di spiegare le cose dal punto di vista del corridore. Sono favorevole al 100% all'uso della radio, per motivi diversi. L'argomento più importante a mio avviso è la sicurezza, non solo per i corridori ma anche per la i tifosi.
Permettetemi di fare uno o due esempi. L'anno scorso in una gara di Under 23 in Francia, uno spettatore ha ignorato i regolamenti ed è entrato sulla strada in direzione opposta alla corsa. Di solito accade che il direttore di gara avverta del pericolo su radiocorsa e, immediatamente, tutti i direttori sportivi avvisano i propri corridori via radio per evitare un possibile incidente mortale. Ora, in quella corsa francese non c'erano le radio, come in tutte le gare Under 23. Provate a mettervi nella posizione di un direttore sportivo che sa che c'è un auto che viaggia in senso contrario al gruppo: non può avvisare i suoi corridori, può solo sedersi e aspettare. E magari pensare a quello che dovrà dire ai genitori di uno dei suoi corridori, se sarà investito. Perché questo è quello che è successo: l'auto ha investito un giovane corridore olandese, che è stato in coma per 3 settimane. Tutti i presenti hanno convenuto che l'incidente avrebbe potuto essere evitato se i corridori avessero avuto le radio.
Ora, vi chiedo: c'è qualcuno che ritiene il ciclismo più eccitante quando si va in ospedale a trovare quel giovane e spiegare a sua madre piangente che tutto è dovuto al divieto di usare le radio? Io non credo sia così.
Un altro esempio viene dalla mia esperienza personale. Due anni fa sono caduto malamente al Tour, mentre ero in fuga. Ero a terra, sanguinante e attornoa  me c'era grande confusione, metà della carreggiata era occupata e dovevano ancora arrivare, in discesa, almeno 150 corridori. Fortunatamente, i direttori sportivi sono stati in grado di mettere in guardia i loro corridori. Potete immaginare cosa sarebbe successo se il gruppo, ignaro, fosse arrivato a tutta velocità e si fosse trovata metà della strada bloccata?
Ora mi chiedo: non bastano queste due storie - solo queste due - per chiudere il dibattito? Se le cose fossero andate in altro modo, chi sarebbe andato a Berlino a spiegare ai miei sei figli che il loro padre aveva avuto un incidente fatale ed era la sfortunata vittima di una decisione di divieto all'uso delle radio?
C'è di più. Qualcuno mi può spiegare come possiamo attirare sponsor se il nostro sport torna all'età della pietra? Un aneddoto: due anni fa, in una tappa del Tour Andy Schleck ha forato a 5 km dal traguardo. Fortunatamente, siamo stati avvertiti via radio, l'ammiraglia è arrivata subito e abbiamo organizzato il treno che ha permesso a Andy di salvare maglia bianca e secondo posto in classifica generale. Tutti erano contenti: Andy, la squadra, Bjarne e anche lo sponsor. Ora, pensate alla stessa situazione senza radio: un solo compagno si accorge subito della foratura e sente Andy nella concitazione, Schleck alza la mano e Riis arriva, cambiamo la ruota e tentiamo un inseguimento disperato e non organizzato, sul traguardo Andy perde la sua maglia bianca e il secondo posto, finisce nono, Bjarne è scontento e così anche i nostri sponsor. A fine anno lo sponsor potrebbe anche tirarsi indietro e segnare la fine della squadra. Grazie al divieto di utilizzare le radio. Naturalmente, questo è paradosso ma non certo esagerato.
Un altro mito metropolitano è che le fughe avrebbero più possibilità senza radio: mai sentito nulla di più assurdo. Io parlo per aver provato entrambe le esperienze: quando sono in fuga mi piace avere la radio, ricevere un po' di sostegno dalla mia vettura, sentirmi motivare e ottenere informazioni esatte su chi mi sta inseguendo, con quanti corridori, così posso pianificare il mio sforzo durante l'azione. Se ho vinto delle corse con delle fughe è stato perché ero forte, in buona forma, ho sofferto come un matto e ho lavorato sodo: qualcuno pensa che la radio mi abbia fatto andare più veloce?
Per quanto ne so, tutti i team World Tour pagano circa € 150.000 all'anno per la licenza. Fate voi il calcolo per 18 squadre. Ci si aspetterebbe che, a fronte di quella somma, ci fosse un interesse a rendere più sereni team e corridori.
A tutti i "fan della tradizione" chiedo: siete sicuri di di voler tornare ai tempi di Jacques Anquetil? Ai tempi in cui Tour de France era una piccola gara con corridori provenienti da Francia, Belgio, Italia e poco altro?
Ai giornalisti che sostengono il divieto di uso delle radio chiedo: sapete di cosa state parlando? E se anche noi chiedessimo dei divieti per voi? Dobbiamo spingere per un divieto di telefoni cellulari o computer portatili? Vogliamo rendere la vostra vita più interessante e spontanea?
Infine, agli organizzatori gara che decidono di vietare la radio chiedo: sapete di che cosa state parlando? Io non vi dico di non usare il telefono cellulare durante la corsa, quindi che diritto avete voi di impedirmi di comunicare? Se vi interessa rendere più interessante le corse, evitate le tappe lunghe di trasferimento o le settimane di corsa noiosa e prendete in considerazione alcune tappe in circuito: i tifosi ci vedranno più spesso, è più facile e meno costoso per le troupe televisive ed è più sicuro correre senza radio.
Perché non scegliamo, invece, di mettere le comunicazioni a disposizione di tutti, come in Formula 1? Potremmo attrarre tante persone e il ciclismo risulterebbe moderno e globale. Tutti coloro che vivono nel mondo del ciclismo - tifosi, organizzatori, sponsor, corridori, UCI e media - saranno d'accordo che siamo di fronte a problemi più gravi da affrontare. E allora insieme possiamo trovare una soluzione a questa vicenda.
Jens Voigt
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COMMENTI
Bravo!
4 marzo 2011 13:37 enrich84
Bravo Jens!!!
quello che hai scritto è fortemente vero..
peccato che i "vertici" non ci arrivano a capirlo, ma preferiscono che il corridore vada incontro al pericolo..
Speriamo davvero che qualcosa cambi e in fretta!

4 marzo 2011 15:43 foxmulder
Cercando di dimenticarmi come andò a Milano, tappa del Giro, due anni fa, trovo molto interessante la proposta di Voigt di introdurre tappe in circuito senza radioline nei grandi giri. Purtroppo credo che la cosa sarà di difficile attuazione perchè le organizzazioni percepiscono quattrini sonanti dalle località di partenza e arrivo. Perchè accontentarsi quindi di un solo "cachet" anche se più alto?
Per quanto riguarda le radioline mi pare che l'analisi sia abbastanza lucida, però credo sia innegabile che un po' di pathos lo tolgono eccome. Certo che questo pathos non vale il rischio dell'incolumità dei corridori ma, ad esempio, sull'ascesa finale di un arrivo di tappa in salita un silenzio radio credo farebbe bene alla corsa (magari risultando ininfluente)...

bella fuga...
4 marzo 2011 16:49 luca65
ho sempre ammirato lo stile di questo ragazzone tedesco , specie al tour quando và in fuga.......se solo sapessero leggere i soloni dell'Uci....qui non c'è nulla da capire è stato esplicito e comprensibile.....Grazie Jens...

4 marzo 2011 17:19 verita
L'UNICA MANIERA PER FAR CAPIRE CHI COMANDA NEL CICLISMO E' NON PARTIRE AD UNA GARA!!!!!!GLI ATTORI SIETE VOI!!!! FATE SCIOPERO!!!!

che furbo!
4 marzo 2011 18:55 falappala
Certo la sicurezza è importante caro Jens.. e tutti i direttori sportivi (a partire dal tuo ex Bjarne Rijs) si arroccano su questa giustissima posizione. Benissimo! La sicurezza dei corridori! Certo. Allora lasciamo le radioline ai corridori, MA LE TENIAMO COLLEGATE SOLO CON RADIO CORSA. Così se ci sono situazioni di pericolo tutti lo sanno in tempo.
Eh no caro il mil furbone. Le radioline non servono solo alla sicurezza, ma soprattutto a "pilotare" i ciclisti e a togliere la sorpresa e l'imprevedibilità a uno sport bellissimo.

NON COMPRENDO
4 marzo 2011 20:04 girapedali
Non comprendo tutta questa ritrosia contro le radioline. Devi sapere caro JENS che non esiste peggio sordo di chi non vuol sentire. Ci sono le cure drastiche che solo voi corridori potete applicare. Comincia a dire al buon BJARNE e tutti DS di invitare il presidente UCI in ammiraglia (magari con il numero 25) e poi vedrai che cambierà idea. La sicurezza in gara riguarda tutta la carovana. Non mi si venga a dire che le radio falsano le gare!! E poi vi immaginate in altre discipline tipo calcio o basket dove per tutta la settimana l'allenatore allena la squadra e poi durante la partita è costretto ad andare in tribuna!!! E poi se domattina L'UCI prendesse altre decisioni assurde tipo il corridore deve arrangiarsi da solo in caso di incidenti. Zitti ancora tutti !!!!!

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