Un Pozzo di sogni

| 26/02/2011 | 10:01
Un grande viaggio inizia sempre con una piccola pedalata. Non ricordo chi ebbe la sag­gezza di pronunciare que­­sta frase, ma so che Domenico Poz­zovivo l’ha fatta sua e per questo pen­­sa in grande.
Un viaggio di oltre tremila chilometri - per la precisione 3.490 - ce l’ha bene in mente. È un giro per l’Italia: in verità è il Giro d’Italia. Quello che partirà da Torino il prossimo 7 maggio per concludersi il 29 a Milano, dopo 21 tappe. Un Giro che sulla carta fa gola un po’ a tutti: da Nibali a Scarponi, da Kreu­zi­ger a Garzelli, a Riccò passando per Di Luca, Menchov, Sastre e Rodriguez, sen­za dimenticare Fuglsang, Rujano, Sella e Richie Porte. Tanti nomi, tanti pretendenti e tra questi c’è anche lui, l’uomo invisibile: Domenico Pozzo­vivo.
Timido e riservato come pochi, forte e tenace in salita come nessuno. È un peso piuma, con ambizioni d’acciaio. Non è un uomo copertina: per questo tuttoBICI ha deciso di dedicargliela.

Maturità scientifica con la media del 9 e mezzo (voto finale 100, naturalmente). Dieci mesi fa la laurea in Econo­mia aziendale all’Università te­le­matica Mar­coni di Roma: 99/110 con una tesi sul­le politiche meridionalistiche dal­l’Uni­tà d’Italia ai giorni nostri.
«E questa è una ragione in più per pun­­tare forte sul Giro. Una tesi sul­l’Unità d’Italia l’ho già superata a pieni voti, ora mi manca quella sportiva, in un Giro che è un trattato di storia, co­stume ed economia. Non è soltanto un fatto sportivo. Io secchione? Non è as­so­lutamente vero. Mi è sempre riuscito bene studiare, ma mai secchione».
Va bene, va bene, non sei un secchione ma diamoci dentro con le domande: come hai trascorso l’inverno?
«Bene, molto bene. Tra Montalbano Jo­nico - dove vivono i miei - e Sant’An­to­nio Abate, sulla costiera amal­fi­tana. Dopo la presentazione del Giro d’Italia sono andato giù al caldo e, dopo quindici giorni di riposo assoluto, ho co­min­ciato a lavorare come si deve per la nuova stagione. Nel periodo invernale ho messo su solo due chili, nonostante ami mangiare e il mio metabolismo sia maledettamente lento».
Di cosa sei goloso?
«Adoro la pizza in tutte le sue declinazioni. Amo moltissimo il riso con il ra­dicchio alla trevigiana. Per questo piatto c’è Egidio Fior che è un autentico fuoriclasse in materia: il suo risotto è super. Ve lo consiglio. I dolci, invece, non mi fanno impazzire. Ad eccezione della sfogliatella napoletana e dei dolci con la ricotta: questi mi piacciono da pazzi. Ad ogni modo io devo nutrirmi come le piante: solo con un po’ d’acqua e la luce, altrimenti ingrasso. Come ho detto il metabolismo è quello che è: chi mi dice che è lento e chi sostiene che è velocissimo. Lento perché assimilo a fatica. Velocissimo al punto da assimilare anche i miei desideri. Fatto sta che devo stare costantemente attento».
Tu attento al peso, ma al Giro Nibali e compagnia dovranno stare attenti a te…
«Lo spero. Al momento non sono pre­so in considerazione da nessuno, ma io ormai ci ho fatto il callo. Non voglio fare il professionista del piagnisteo, perché ho imparato che nella vita ognuno di noi raccoglie quello che se­mina. Io so che devo seminare di più e me­glio, ma sono altrettanto certo che alla fine il raccolto arriva. Se la fortuna mi assiste, qualcosa raccolgo. Poi se dal sottoscritto ci si attendono salti acrobatici, piroette, tatuaggi, piercing, orecchini, serate folli e dichiarazioni ad ef -fetto, sono la persona sbagliata. Io so­no fatto così, con i miei limiti e i miei pregi. Sono nato per fare fatica e probabilmente devo faticare anche per farmi notare, per arrivare lassù in cima. Sono troppo piccolo, poco visibile, poco fi­go? Forse. Ma tempo al tempo: sono convinto che sta arrivando il mio mo­mento».
Piccolo, leggero, pronto a spiccare il volo e magari a rinverdire il mito della «pulce dei Pirenei».
«Io potrei essere quella di Policoro (do­ve è nato il 31 novembre 1982, ndr), anche se rispetto a Vicente True­ba, mitico scalatore spagnolo degli anni Trenta, io sono più alto di dieci centimetri. Lui era un frillino di 50 chi­li su un fisico di 154 centimetri, io di 52 distribuiti su 164».
Cosa è per te la salita?
«Tutto. La mia unica ragione di vita ci­clistica. È lì che posso realizzare i miei sogni. È lì che mi sento davvero a mio agio. È lì che so di essere alla pari degli altri. È lì che me la gioco e me la voglio giocare anche al prossimo Giro d’I­ta­lia. Il sogno? Vincere una bella tappa di montagna e poi migliorare il nono posto finale del 2008».
Marco Pantani in salita andava forte per “abbreviare l’agonia”…
«Io vado forte per sentirmi un po’ co­me lui».
Quando nasce il tuo amore per la bicicletta?
«Quando papà Leonardo (agricoltore) e mamma Maria Rosanna (impiegata comunale) mi portarono a vedere un ar­rivo di tappa del Giro della Basi­li­cata. Era il 1997, vinse Allan Davis. Pa­pà è sempre stato un grande appassionato di sport in generale. Mamma è sempre stata invece molto più apprensiva, soprattutto perché temeva che io a causa del ciclismo smettessi di studiare. Invece io sono sempre riuscito a conciliare benissimo gli studi e le pedalate, come dimostra il giorno della mia laurea (era il 14 aprile 2010, ndr): due ore dopo la di­scussione, ero già a provare il Termi­nillo, primo arrivo in salita della corsa rosa...».
Se è per questo, dopo il Giro del Tren­tino sei stato chiamato a dare una le­zio­ne di economia…
«Verissimo. Ho staccato tutti sull’Al­pe di Pampeago, una delle salite simbolo di Marco (duello Pantani-Tonkov al Giro d’Italia 1998, ndr) e tre giorni dopo ho tenuto una lezione su economia ed etica agli studenti del li­ceo “Ce­sare Balbo” di Casale Mon­ferrato. È uno dei ricordi più belli del 2010».
Torniamo per un attimo alla famiglia: papà ha un’azienda agricola?
«Sì, coltiva agrumi (arance, clementine e limoni) e pesche. In inverno ortaggi precoci, come finocchi e insalate».
Hai un fratello, Maurizio: ama il ciclismo?
«Poco. Non è mai stato un patito di sport, men che meno di ciclismo. Lavora in un call center».
Oltre al ciclismo ti piace anche qualche al­tro sport?
«Sono un po’ come papà Leonardo: seguo tutto. Come lui sono un patito di calcio e tifo per la Juventus, anche se nel mio cuore c’è anche un po’ di Na­po­li. Poi seguo la F.1, la motoGP, mi piacciono l’atletica leggera, il tennis, lo sci, il nuoto. Lo sport di alto livello mi piace tutto. I miei atleti preferiti? Alex Del Piero e Roger Federer: due esempi di talento e classe purissima».
Quando hai fatto le valige per venire su al Nord?
«Avevo 16 anni, volevo fare il salto di qualità e capire se potevo diventare davvero un corridore. La storia insegna che per verificarlo si deve per forza di cose andare a correre al nord e così ho fatto: prima in Piemonte (al Pedale Chie­rese di Rocco Marchigiano, ndr), poi in Lombardia (alla Vellutex Colna­go di Olivano Locatelli, ndr), infine in Veneto (alla Zalf Euromobil Fior di Egi­dio Fior e dei fratelli Lucchetta, ndr), e sono sempre riuscito a conciliare benissimo studi e pedalate».
Emigrante del pedale, con tre case in giro per l’Italia.
«È vero, generalmente vivo a Castel­franco Veneto, nelle casette di via De­gli Azioni, dove c’è lo storico ritiro del­la Zalf. A Montalbano Jonico c’è in­vece la mia seconda casa, quella dei miei genitori, in via Bari 12. E poi ne ho più di una a Sant’Antonio Abate, in co­stiera Amalfitana. Generalmente dor­mo da un amico, Sabatino D’Aniel­lo, che mi accoglie per svolgere lavori spe­cifici in un clima stupendo».
Passione per la bicicletta tanta; passione per corridori?
«Ho sempre fatto un grandissimo tifo per Gianni Bugno. Poi ho apprezzato tan­tissimo Michele Bartoli. Ma nessuno è stato come Marco Pantani. Chi ama il ciclismo, non può non aver voluto bene a uno come Marco».
Sai che non sei più il solo corridore della Basilicata?
«Certo che lo so. Da quest’anno c’è an­che Antonio Santoro della Androni Giocattoli. È un corridore che conosco molto bene ed è anche un atleta di as­soluto valore. È uno scalatore come me, anche caratterialmente ci assomigliamo un po’: timido e riservato. Io so­no però della provincia di Matera e lui di Potenza».
Due corridori della Basilicata, quattro con una laurea in tasca…
«Io con quella in economia, Pinotti in in­gegneria, Cucinotta in scienze motorie, Cioni anche lui in economia. Tra non molto potrebbe entrare in questo ristretto club anche Quin­ziato, al quale manca qualche esame per lau­rearsi in giurisprudenza».
Quanti chilometri hai percorso ad oggi (metà gennaio)?
«Più di 3.500, con bici da strada e moun­tain-bike».
Tanti chilometri e tante strade, che tu ri­cordi tutte alla perfezione…
«Per questo i miei compagni di squa­dra mi chia­ma­no “Dom-Dom” perché co­nosco a me­moria tutte le strade come il famosissimo navigatore (il “tom tom”). Ho una buona memoria fotografica e difficilmente mi perdo».
Dopo la sfortunata partecipazione al Gi­ro 2010 (ritirato per doppia caduta nella Recanati-Cesenatico, ndr), c’è da non perdere la strada al Giro dell’Unità d’Ita­lia…
«L’ho studiato per benino e mi piace parecchio. Lo so, a cronometro non so­no un drago, ma c’è tanta di quella salita da poter far male a chiunque. E poi l’ultima crono, quella di Milano, nemmeno la conto: alla fine le forze saranno quelle che sono. un po’ per tutti. L’im­por­tante è stare bene. E poi come si dice: io mi­ca devo vincere il Giro d’Ita­lia…».
La tappa che più ti ingolosisce?
«Quella dello Zoncolan ha un fascino tutto particolare e se sto bene penso di poter dire la mia».
Il tuo favorito?
«Innegabilmente Nibali con tutta la Li­quigas: una squadra eccezionale».
E la tua Colnago-Csf?
«Noi, se saremo invitati, svolgeremo il nostro ruolo di guastatori, di squadra giovane e irriverente. Siamo una bella combriccola, ricca di ragazzi che an­dran­no a costituire l’ossatura del ciclismo dei prossimi anni».
A proposito di giovani, cosa vedi in grup­po?
«Vedo molti giovani interessanti. Da­miano Caruso, Santoro, Ulissi e il no­stro GianLuca Brambilla: tutti ra­gaz­zi sui quali puntare. E poi dal prossimo anno anche Enrico Battaglin, che dalla Zalf passerà con la Colnago-Csf».
Quali sono i corridori con cui leghi di più?
«Vado d’accordo un po’ con tutti, in par­ticolare con Scarponi, Finetto e Giu­sep­pe Palumbo».
Dopo il ciclismo cosa ti piacerebbe fare?
«Quello per cui ho studiato, magari nel mondo del ciclismo».
È vero che stai facendo la specializzazione?
«Sì, due anni di economia aziendale: mi attendono ancora 12 esami».
Sei uno che ama leggere?
«Soprattutto testi di divulgazione scien­tifica. Adoro i giornali, in particolare i quotidiani, perché mi piace la politica. Leggo Repubblica o il Corriere. La Gazzetta sempre».
A proposito di politica: destra o sinistra?
«Sinistra».
Bersani o Vendola?
«Bersani».
Giornali di ciclismo?
«Leggo solo i mensili: in particolare tuttoBICI e BiciSport. Mai letto nessun libro di ciclismo».
Ti piace andare al cinema?
«Molto. Adoro i film drammatici o co­mici. I miei preferiti? Aldo Giovanni e Giacomo, Antonio Albanese, Carlo Ver­done, Roberto Benigni, Vincenzo Salemme ma su tutti Checco Zalone. Ap­prezzo tanto anche registi come Marco Bellocchio, Pupi Avati, Al­mo­do­var, Ozpeteck, Paolo Virzì e Nanni Moretti».
Musica ne ascolti?
«Tantissima. Mi piace un po’ tutta, dal­la musica classica all’heavy metal. Nel mio iPod ho un po’ di tutto, anche se preferisco ascoltarla a casa, mentre leg­go, oppure quando faccio i rulli. Se so­no in allenamento, quasi sempre da so­lo, perché non mi piace allenarmi in compagnia, ho le cuffiette ma ascolto più volentieri Radio 2, in particolare i notiziari. Mi piace viaggiare informato…».
Ti sei mai chiesto perché fai poco notizia…
«Perché non ho fatto ancora nulla di eclatante e il ciclismo fatica a finire sui giornali generalisti. Certo, di me parlano poco anche i giornali specializzati e questo è molto più incomprensibile. Nel 2010 ho vinto quattro corse e ho ot­tenuto un’infinità di piazzamenti, con il secondo posto all’Appennino, alla Tre Valli, al Giro di Romagna, un terzo posto finale al Giro del Trentino, un settimo alla Tirreno: insomma, mi sono messo in mostra, ma nessuno mi ha notato».
Noi siamo qui per colmare la lacuna…
«E di questo ve ne sono grato. Avete portato bene a tanti corridori, spero che portiate bene anche a me».
Come ti trovi con la famiglia Reverberi?
«Non bene, benissimo. Per me è davvero una nuova famiglia. Con loro ho rinnovato fino alla fine del prossimo anno. Avrei anche potuto andare via: il mio procuratore Raimondo Sci­mone, che è ormai un vero amico, mi aveva anche trovato nuove soluzioni, ma alla fine ho preferito abbinare l’aspetto economico a quello ambientale. Qui ho una squadra che crede in me, piena di giovani interessanti e motivati. C’è dietro un uomo come Ernesto Colnago che ho al mio fianco dai tempi dei di­lettanti, che mi vuole bene ed è sempre pronto e prodigo di consigli. Bruno è un papà ruvido ma buono, Roberto un fratello maggiore del quale ci si può fidare: un corridore a co­sa potrebbe aspirare di più?».
Ti piacciono le mac­chine?
«Poco. Per me so­no solo un mez­zo di lo­comozione. Ho una Alfa 159 del 2006: sa­rebbe da cambiare, ma non ne ho voglia».
E le moto?
«Ti metti a ridere se ti dico che non ne ho mai guidata una?».
Orologi?
«Per sapere che ora è».
Sei risparmioso…
«Molto. Aspet­to l’anima ge­mella».
A proposito: come siamo mes­si con le que­stioni di cuo­re?
«Sono single, mio malgrado. È vero, sono anche un po’ fregato dal mio carattere, molto chiuso, introverso e timido. Ma sono anche forse un po’ troppo esigente. Però non ci pos­so fare nien­te. Sono fatto così».
Ti piacciono gli animali?
«Sì, purché re­stino nel loro ambiente».
Cosa pensi di Alberto Contador?
«Era il corridore, assieme a Evans, che più mi piaceva. Poi la sua positività mi ha sorpreso e addolorato».
Credi in Dio?
«Sono cattolico, poco praticante».
Cosa ti da fastidio?
«La maleducazione, la mancanza di ri­spetto».
Cosa ti rende felice?
«Stare in compagnia dei miei amici».
L’ultima volta che hai pianto?
«Un mese fa, per questioni di cuore».
Il 2011 potrebbe essere davvero un anno a tinte rosa…
«Speriamo: un bel Giro da condividere con l’anima gemella».
Parliamo d’amore: che rapporto hai con la tua Colnago?
«Di odio e amore. Non resisto senza di lei, mi piace da morire, mi sento felice quando sono in sella alla mia bicicletta, ma detesto pulirla, sistemarla. Non so­no un gran meccanico, fortunatamente ho Mola e Muratori che mi risolvono tutto. E poi fortunatamente le Colnago sono gioiellini che vanno solo messi a punto ogni tanto».
Nella tua valigia non può mai mancare…
«Il computer, un libro e la bilancia».
Sei scaramantico?
«No, porta male».
Ti piacciono i vestiti?
«Molto, ma non vado mai a comprare nulla se non in presenza di qualcuno in grado di darmi un parere. O mia mam­ma, o i miei amici: che fatica però a trovare la mia taglia…».
Qualche tuo numero.
«Sono alto 164 centimetri, peso 52 chi­li. Capacità polmonare 6 litri, pulsazioni a riposo 36, sotto sforzo 210, alla soglia 185. Watt alla soglia 405».
Questo ciclismo è più pulito?
«È cambiato molto con il codice Adams prima e con il Passaporto Bio­logico poi. Ritengo che quest’ultimo sia uno strumento eccezionale per stanare i bari, ma dovrebbe servire solo come metodo indotto per arrivare a colpire i furbastri».
Una frase che useresti per chiudere questa intervista?
«È di Johann Schiller, poeta e drammaturgo tedesco: è la volontà che fa l’uo­mo grande o piccolo». Grande.

di Pier Augusto Stagi
da tuttoBICI di Febbraio
Copyright © TBW
COMMENTI
Hai dimenticato i tuoi dati, clicca qui.
Se non sei registrato clicca qui.
TBRADIO

00:00
00:00
Conclusione al fotofinish - e finale davvero imprevedibile - per la terza edizione del Giro della Franciacorta, abbinato al Gran Premio Ecotek e al Gran Premio MC Assistance. Federico D’Aiuto (General Store essegibi F.lli Curia) è stato autore di una...


A 48 ore dal trionfo a Pessina Cremonese, Francesco Della Lunga si ripete nel Trofeo 70simo Anniversario casa del Popolo di Lastra a Signa nel Fiorentino per dilettanti. Nella volata conclusiva il toscano della Hopplà Petroli Firenze Don Camillo ha...


Richard Carapaz fa saltare il banco nella quarta tappa del Giro di Romandia, la Saillon - Leysin di 151, 7 km: l'ecuadoriano della EF Education Easypost ha piazzato il suo attacco a tre chilometri dalla conclusione staccando Carlos Rodriguez (Ineos...


Dopo anni di Commissariamento, lunedì la Lega del Ciclismo Professionistico avrà finalmente un governo. Il candidato presidente è l’onorevole Roberto Pella, deputato di Forza Italia, sindaco di Valdengo (Biella) e vice presidente dell’ANCI, l’associazione dei Comuni Italiani. Uno dei vicepresidenti...


Due giorni dopo i festeggiamenti per il primo podio della storia ottenuto a Camignone, il Team ECOTEK vive un’altra giornata indimenticabile grazie a Michele Bonometti, capace di chiudere al secondo posto il Liberazione di Roma, gara nazionale a cui...


Tobias Lund Andresen continua a stupire e conquista in Turchia il terzo successo di tappa sulle sette disputate fino ad ora: «In realtà speravo di vincere una tappa venedo qui in Turchia, ma di sicuro non avrei mai immaginato di...


Volata a due nel Gran Premio Liberazione per allievi e successo di Filippo Colella. Il brianzolo, dell'Unione Sportiva Biassono, ha fatto la sua la classica di Roma battendo il compagno di fuga Mattia Chinellato (Logistica Ambientale Spezia Bike) con il...


Tobias Lund Andresen ci ha preso gusto e firma il suo personalissimo tris sulle strade del Giro di Turchia. Il giovane danese della DSM firmenich PostNL ha messo la sua firma anche sulla settima tappa, la Izmir - Izmir di 125.4...


Santiago Ferraro, romano di Cerveteri 17 anni, ha vinto il Gran Premio Liberazione per juniores che oggi si è disputato sul Circuito delle Terme di Caracalla in Roma. Il portacolori della Work Service Coratti, recente vincitore a Mentana, allo sprint...


Lo aspettavano quest'oggi a Stevenà di Caneva per l'ennesima gara di mountain bike nella categoria juniores, era già pronto il numero 24 che avrebbe dovuto spillare alla sua maglia, alla maglia della SC Barbieri di Valeggio sul Mincio. Ma Stefano...


TBRADIO

-

00:00
00:00
VIDEO





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi