| 22/01/2011 | 09:38 Giampaolo Caruso, trentenne scalatore da Avola (Siracusa), conclude in questi giorni il secondo raduno con la Katusha in vista dell’imminente debutto agonistico. Ne abbiamo registrato sensazioni ed emozioni alla vigilia di un evento importante; l’inizio della sua decima stagione agonistica
Ciao Giampaolo, dove ti trovi in questo periodo? «Fino a domani, 23 gennaio sono in ritiro con la Katusha a Calpe, nei pressi di Valencia, in Spagna. Stiamo lavorando tutti per cercare il miglior affiatamento fra compagni vecchi e nuovi, per pianificare la stagione, per mettere a punto le biciclette e prendere confidenza con i materiali a disposizione. Qui sta nascendo la squadra che tra poco prenderà parte alle sfide più impegnative e per questo intriganti». Che tipo di allenamento stai svolgendo? «In bicicletta il lavoro specifico riguarda il supporto SRM; così raccogliamo i dati che ci aiuteranno nelle prossime settimane a preparare al meglio gli impegni più importanti. Ma io sto lavorando molto anche sulla velocizzazione, tant'è vero che quest'anno ho montato il misuratore di potenza anche sulla mia bici con lo scatto fisso, di modo che posso fare agilizzazione con precisione scientifica, e non così come viene viene. Inoltre a Noto, vicino casa mia, alcuni miei amici, tra cui l'assessore allo sport della città, stanno restaurando il velodromo sullo stadio, conto che lo riaprano quanto prima, così potrò allenarmi lì per dei preziosissimi lavori specifici». Quando è previsto il tuo debutto agonistico? «Con i miei tecnici e i dirigenti abbiamo stabilito che esordirò il 6 febbraio al trofeo Palma de Mallorca; mancano pochi giorni ed io mi sento già emozionato. E' una sensazione che provo ogni anno. Ed ogni anno è un sentimento che avverto sempre più forte. So che ci sono molte aspettative su di me ed io stesso non vedo l'ora di confrontarmi con i miei avversari e non vedo l'ora di rimmetermi in moto insieme ai miei compagni». Che sensazione avverti? «Sono un po' affaticato perchè quest'anno ho lavorato tanto ed è normale che io avverta la stanchezza atletica che nei prossimi giorni si trasformerà in energie da spendere in gara. Infatti comincio ad avvertire delle buone senzazioni. Ripeto, non vedo l'ora di attaccare il numero sulla schiena e rivivere il clima della gara; il ciclismo ha anche un aspetto quasi liturgico, con i suoi riti prima, durante e dopo la gara. Mi affascinava da bambino e mi affascina ora che ho trent'anni» Sei sereno, pronto alla sfida della nuova stagione? «Sono molto sereno e sicuro di me stesso, delle mie potenzialità che nel corso di questi anni il mondo del ciclismo mi riconosce. Qui alla Katusha siamo tutti molto determinati ad essere tra i migliori protagonisti in ogni circostanza». Per la prima volta, da anni, hai un'intera stagione da programmare con la consapevolezza di poter scegliere tra tutti e tre i grandi Giri e le Classiche monumento del ciclismo, senza attendere e sperare in inviti; quali saranno i tuoi impegni più importanti nel 2011? «Grazie per questa domanda. Sì, in effetti dopo anni questa è la prima volta che posso programmare con serenità l'intera stagione. Qui alla Katusha mi trovo benissimo e posso pianificare con i dirigenti la mia stagione insieme agli altri compagni di squadra. Tra i miei impegni più importanti segnalo Paesi Baschi, le Classiche del Nord Europa, la Freccia Vallone, l'Amstel Gold Race e il Giro d'Italia. Non potete capire che emozioni si provi solo a pensare i poter correre queste gare tra le più ambite da ogni corridore». Quali sono le altre gare alle quali vorresti partecipare? «Quest'anno mi piacerebbe correre il Tour del France; nella mia carriera non ho mai avuto questo onore, sarebbe bellissimo poter correre nel più importante palcoscenico di questo sport; sarebbe davvero un'esperienza indimenticabile; io lavorerò molto e mi impegnerò tanto per poter far parte della squadra che vi parteciperà». Sei un corridore da corse a tappe, cosa pensi dei percorsi del Giro, Tour e Vuelta? «Gli organizzatori hanno proposto percorsi uno più duro dell'altro mai come quest'anno adatti agli scalatori. Cosa significa per me? E' il terreno ideale per le mie caratteristiche; laddove potrò partecipare riuscirò ad essere utile ai miei compagni e a propormi come protagonista». Sei tra i migliori scalatori al mondo; hai fatto lavori specifici per accrescere ulteriormente queste tue caratteristiche? «Ogni anno, più o meno, d'inverno si fanno i soliti lavori cercando di trovare il giusto equilibrio su tutti i terreni. Vale un po' per tutti; gregari e campioni. Ma accade in ogni lavoro; si cerca di lavorare per coprire qualche lacuna e per migliorare ancora dove ci si sente più sicuri, un aspetto che ci accomuna tutti, sia nel mondo "civile" che nel mondo a pedali. Ad ogni modo se può servire a capire, non ho mai passato un giorno di allenamento, esclusi le poche sedute di scarico, in cui non abbia scalato almeno due-tre volte la salita di Avola Antica, un'ascesa di 7,5 km che sta proprio alle spalle di casa mia: a fronte sole, pendenza costante al 7%, temperatura dai 15 ai 22 gradi, sali sudando, scendi senza guanti e con appena una mantellina: fantastica. Quella salita è la mia alleata principale».
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