Si è aperto a Riolo Terme (Ravenna) il 19˚ convegno dell’associazione
italiana medici di ciclismo, presieduta da Roberto Corsetti (nella foto). Oggi si
parla del passaportobiologico, la scheda sanitaria dei corridori,
lanciato dalla federciclo mondiale nel 2008. Se n’è discusso molto
dopo l’assoluzione di Franco Pellizotti, fermato per valori anomali del
sangue prima del Giro e poi assolto dal tribunale antidoping del Coni.
Oggi intervengono due specialisti mondiali come i professori Giuseppe
D’Onofrio e Giuseppe Banfi. Ci sarà pure Gianni Bugno, leader mondiale
dei corridori.
Professor D'Onofrio, comefunziona il passaporto
biologico?
«Si tratta di un progetto messo a punto dalla federazione
internazionale di ciclismo, l'Uci, in collaborazione con la Wada, che
utilizza un software. L'Uci definisce l'Abp (Athlete Biological
Passport, ndr) "documento elettronico e individuale nel quale sono
raccolti i risultati dei controlli antidoping effettuati da un
corridore"».
Su che cosa si basa?
«Il passaporto è basato sull'utilizzo
dell'esame emocromocitometrico, eseguito secondo rigorosi e certificati
criteri di qualità presso laboratori riconosciuti dalla Uci/Wada su
campioni prelevati sia fuori competizione che in competizione. I
parametri inizialmente selezionati per la costituzione dei profili
individuali sono la misura dell' emoglobina (espressa in g/dL o g/L) e
il conteggio dei reticolociti in percentuale; da questi due parametri
viene calcolato l'indice di stimolazione ("off score"), che è quello
usato per la selezione dei casi sospetti in base a criteri statistici».
Cosa avviene dopo che sono stati raccolti i dati del sangue?
«Innanzitutto dobbiamo spiegare che esiste un comitato di nove esperti
(Ashenden - Australia; Audran - Francia; Berglund - Svezia; D'Onofrio -
Italia; Fiorella - Italia; Fischetto - Italia; Hermine - Francia;
Parisotto - Australia; Schumacher - Germania). Una volta che l'Uci
evidenzia delle irregolarità nei parametri, invia a tre di questi
esperti (si tratta di gruppi che si formano a rotazione) un certo
numero di casi, completamente anonimi, sia che abbiano parametri con
variazioni particolari, sia anche normali. I tre esperti li esaminano e
si consultano tra di loro, alla fine segnalano all'Uci se esistono dei
"to target", cioè se tra quelli segnalati ci sono casi da "controllare"
ulteriormente. Due o più volte l'anno, noi nove esperti ci incontriamo
in seduta plenaria e in quell'occasione riesaminiamo i casi sospetti e
decidiamo se devono essere segnalati come sospetto metodo vietato».
Servesempre la riunione plenaria?
«Non sempre, a volte facciamo anche
teleconferenze su casi particolari, ma per la segnalazione di un metodo
vietato è sufficiente che si pronunci il gruppo ristretto di tre».
Si
esaminano emoglobina e reticolociti. Perché?
«L'esame dei valori di
emoglobina nel tempo ci consente di vedere se ci sono stati prelievi di
sangue e autoemotrasfusioni. Picchi elevati in alto o in basso, se
repentini, fanno scattare i dubbi. Se viene effettuato un prelievo per
conservare il sangue per una successiva autotrasfusione, noi abbiamo un
calo dell'emoglobina, ma i reticolociti tendono ad aumentare, mentre
quando il sangue viene reinfuso tendono a calare. Ecco che in quel caso
la formula che ci consente di calcolare l'off score ci dà la sicurezza
che c'è stato l'utilizzo di un metodo vietato o l'impiego di
eritropoietina, l’Epo».
da «La Gazzetta dello Sport» del 20 novembre 2010
a firma Maurizio Galdi
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