
È rauca, è arsa, è cavernosa. Suona ossidata, affumicata, arrugginita. Sembra provenire da un altro tempo. Potrebbe essere attribuita — così, a orecchio — a un vecchio. Invece questa voce ufficiale, facile e commovente da riconoscere, appartiene a Laurent Fignon, che il 12 agosto compirà 50 anni. Qui il vincitore di due Tour (1983 e 1984) e un Giro (1989) si fa in due: commenta le tappe in diretta in uno studio tv per France 2, e si collega la mattina e la sera da casa o da una camera d’albergo per la radio Europe 1. La sua voce è così bruciata perché da un anno il cancro ha dichiarato guerra a Fignon: dai polmoni allo stomaco, con metastasi impazzite. E non c’è giorno in cui Fignon non smetta di difendersi, lottare, contrattaccare: «Un tumore mi comprime il nervo che fa funzionare la mia corda vocale destra. Mi rimane quella sinistra. Ecco perché parlo così. E così andrà almeno fino alla fine del Tour. Ma spero che un giorno il tumore diminuisca per poter ritrovare la mia vera voce». È già un miracolo che Fignon riesca a parlare: «Un ortofonista mi ha fatto lavorare su un tono molto basso. È l’unico modo per potermi esprimere e farmi capire. Più chemio e radioterapie». Fignon va e viene: c’era al cronoprologo di Rotterdam, poi è andato nella sua casa di Seine-et-Marne per riposarsi e curarsi, adesso è qui per le Alpi, ci sarà anche per i Pirenei, e vuole esserci a Parigi. «Il problema è che mi stanco facilmente. Posso ridurre al minimo gli spostamenti in auto. E risparmiarmi quando non sono in diretta. Ma appena sono qui, in corsa, al microfono, quasi mi dimentico della mia malattia». Quando non c’è lui, c’è un altro Laurent, Jalabert, promosso dalla moto allo studio. Jalabert ha una voce regolare e monotona, da passista, Fignon frastagliata e monocorde, da scalatore. Un emozionante, drammatico, umano rantolo «hors categorie».
da «La Gazzetta dello Sport» del 15 luglio 2010 a firma Marco Pastonesi
FORZA LAURENT!!