Da «Il Resto del Carlino». Il Giro ritrova gli italiani

| 13/05/2010 | 09:04
L’Italia restituisce il Giro agli italiani. Ne mette tre davanti a tutti, con una maglia rosa giovane e ricca di promesse: la indossa Vincenzo Nibali, siculo di Toscana che a 25 anni ha l’impegno di far svoltare il nostro ciclismo, malato e in crisi generazionale. In cima ai suoi sogni di bambino arriva grazie all’esemplare fatica della squadra nella crono, ultimo tassello di un puzzle iniziato il primo giorno: già in Olanda, la Liquigas era stata perfetta nell’interpretazione della corsa. Nibali in rosa è solo la punta di un iceberg che ha Ivan Basso al secondo posto e nel conto mette anche il terzo posto di un gregario, Agnoli: un piccolo capolavoro di gruppo che sembra preannunciare altri giorni felici.
Felice è Nibali nonostante il suo vestitino nuovo non abbia fin qui portato bene a chi l’ha indossato: quattro giorni di corsa, altrettanti leader. Lui può invertire la rotta e non solo perché adesso l’aspetta qualche tappa senza insidie: corre bene di suo ed altrettanto sta facendo chi gli è accanto. Può andare avanti senza pesi sulle spalle perché questo Giro avrebbe dovuto guardarlo alla tivù in attesa di pedalare al Tour: situazione individiabile, per uno che ha talento e mezzi per arrivare fino in fondo.
Colorato di rosa, Nibali fa un regalo anche a Basso: gli regala la possibilità di vivere un Giro spensierato, almeno fino al momento in cui dovrà esibirsi nel ruolo che gli tocca, il favorito. È la posizione ideale per il tenero Ivan: non ha più l’ingrato compito di andare all’attacco, ma l’invidiabile vantaggio di poter giocare di rimessa in un viaggio dove prima di tutto è importante difendersi. Senza rodersi il fegato per il primato del compagno, col quale non c’è rivalità e non solo ad uso dei giornali: «Abbiamo portato in rosa l’atleta italiano giovane più forte: chi dice che non potrebbe vincere lui?», è il messaggio del leader della squadra, il primo a festeggiare Nibali in lacrime.
Con la loro robusta compagnia, Nibali e Basso fanno danni enormi ai rivali di classifica, viaggiando a 60 orari nella seconda parte di una crono che alterna pioggia, grandine e sole: va fuori registro Vinokourov, che col suo ritmo infernale perde prima i compagni poi la pazienza e infine la maglia rosa, sprofonda Evans, a ulteriore conferma che dovrà pensare in proprio perché accanto non ha gente dello stesso livello, si disperdono Scarponi e Garzelli nella debolezza dei loro eserciti. Alla fine a regger meglio l’urto sono i meno attesi Karpets e Sastre, non certo una buona notizia per il tandem tricolore: trattandosi di uomini da montagna, non è impensabile che il russo e lo spagnolo siano ancora velenosi quando conta.
Rimesso in piedi il Giro degli italiani, ora si attende un altro rilancio: quello della squadra Rai. Fin qui la faraonica spedizione (160 persone al seguito della corsa, una spesa prevista di 2,5 milioni di euro in aggiunta ai dieci pagati per i diritti) è rimasta sotto il livello di guardia: rispetto a un anno fa, gli ascolti della tappa e di un Processo da sbadigli si sono praticamente dimezzati. Non serve un analista per spiegare il fenomeno: tira aria di fallimento. Alla tv di Stato non resta che fare come il Giro: ritrovare in fretta gli italiani.

da Il Resto del Carlino del 13 maggio
a firma di Angelo Costa
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COMMENTI
Nibali e Basso.
13 maggio 2010 23:56 warrior
...ma non dimenticate che un certo Gimondi prese nel '65 la maglia gialla e la portò senza mai tremare fino a Parigi. Perché non potrebbe accadere la stessa cosa con la maglia rosa a Nibali?

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