La mononucleosi ferma Diana Ziliute: stavolta mi ritiro

| 26/02/2010 | 12:35
«Volevo farcela. Volevo correre un altro anno. Sono stata aggrappata al manubrio fino all’altro giorno. Perché il manubrio, la fatica, il sudore, la tattica in gara, la volata, il vento in faccia hanno sempre fatto parte della mia vita. E mi sembrava impossibile dover rinunciare a tutto questo per affrontare un’altra vita. Alla fine, però ho dovuto arrendermi all’evidenza. Con il ciclismo agonistico praticato, ho chiuso. Adesso è definitivo».
Diana Ziliute si guarda dentro e allarga le braccia. Nel prossimo mese di maggio compirà 34 anni. Tre quarti della sua vita l’ha passata pedalando in bicicletta. Vincendo tutto. Più volte. Passando da adolescente a donna, dopo aver lasciato la Lituania per trasferirsi a Montebelluna. Diventando mamma. Diventando un’icona del ciclismo femminile.
Oggi è arrivato il momento di voltare pagina. Diana scende dalla bici. Per salire sull’ammiraglia della Safi-Pasta Zara-Manhattan, la formazione di Maurizio Fabretto, colui che l’ha portata in Italia quando era ancora giovanissima e l’ha vista crescere, maturare, diventare un fenomeno. Sempre insieme. Sempre nella stessa squadra. Anche questo è un record.  Che rafforza ulteriormente un’immagine consolidata di atleta seria e professionista sempre, nel bene e nel male.
Eppure fino a un mese fa Diana ci credeva ancora. I test medici avevano dato esito più che positivo. Diana aveva ancora la forza e l’energia di un’atleta in grado di esprimersi al meglio. Era pronta per un’altra stagione. L’ultima, sì, ma comunque un’altra stagione. Dove avrebbe potuto far crescere al meglio le giovani della squadra e, perché no, tentare ancora qualche colpo a sorpresa. Uno di quelli che in gara l’hanno resa famosa. Unica. E invece la malasorte ci ha messo lo zampino.
«Quindici giorni fa avevo un po’ di febbre persistente - racconta Diana -, mi sentivo particolarmente stanca. Ho fatto delle analisi, poi un test specifico ed è emerso che avevo contratto il virus della mononucleosi. Niente di grave. Ma i medici mi hanno ordinato niente sforzi, niente fatica per un po’. Insomma, niente ciclismo. A quel punto ho dovuto riflettere.  Lo stop avrebbe pregiudicato la preparazione. Avrei dovuto riprendere tutto dall’inizio fra un mesetto circa. Con tutte le incognite del caso. Ero di fronte a una decisione ormai irrevocabile. Il ritiro. Un po’ per volta ho metabolizzato il fatto che la mia carriera si era conclusa, dopodiché  ho deciso di ufficializzare la decisione. Chiudo con il ciclismo agonistico e intraprendo una nuova avventura. Quella di primo direttore sportivo della Safi-Pasta Zara-Manhattan. Lo scorso anno, sapendo che il giorno dell’addio era ormai prossimo, ho sostenuto gli esami e ho preso il patentino. Adesso mi viene buono per cominciare la mia nuova attività».
Domani, nel museo storico della Diadora, a Caerano San Marco, verrà svelata l’edizione 2010 del Giro Donne. Nell’occasione, Diana Ziliute presenterà il libro sulla sua storia, sulla sua carriera, fresco di stampa, scritto dal giornalista Sandro Bolognini. Un bel modo per voltare pagina…
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