| 03/03/2005 | 00:00 È scomparso ieri, a 71 anni, Victor Kapitonov, il ciclista sovietico che iscrisse per primo, nel 1960, quella sigla criptica CCCP nel ciclismo su strada maggiore. Kapitonov riuscì infatti a vincere alle Olimpiadi di Roma la medaglia d'oro nella corsa individuale su strada, in un indimenticato testa a testa con Livio Trapè, il favorito italiano, che per giunta correva quasi in casa, lui che era nativo di Montefiascone.
In una giornata torrida di agosto, sul circuito di Grottaferrata, il campione russo riuscì a vincere incredibilmente due volte: sbagliando, la prima volta, di un giro la volata... Kapitonov, promosso dopo il titolo olimpico a colonnello dell'Armata Rossa, resta l'espressione più eclatante di quel ciclismo di oltrecortina degli anni ’60, sospeso tra il misterioso e lo spartano.
E rimane nella storia ancor più, nel dolore perennemente acerbo di Livio Trapè, l'unico vincitore straniero in quella Olimpiade di Roma che nel ciclismo aveva registrato solo trionfi italiani: da Gaiardoni a Gasparella, dal quartetto su pista al quartetto su strada, Trapè compreso.
Gian Paolo Porreca
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