
Dottor Sgalla, nonostante l’avvicendamento dei vertici federali, che vede ora il Presidente Dagnoni dopo 16 anni di guida Di Rocco, lei è stato riconfermato a capo della Commissione Nazionale Direttori di Corsa e Sicurezza. Segno che le sono riconosciuti risultati a cui è bene dare continuità, in particolare per la sicurezza. Quindi, le chiedo, quali di questi risultati sente con maggiore soddisfazione?
«Ringrazio ancora il Presidente Dagnoni per la fiducia e per avermi riconfermato Presidente della Commissione Nazionale Direttori di Corsa e Sicurezza. Il tema “sicurezza”, per i ciclisti e per il ciclismo, non è un tema divisivo, anzi dovrebbe unificare e creare un fronte ampio e coeso. I risultati che la Commissione può annoverare sono: aver contribuito e collaborato alla emanazione del nuovo Disciplinare per le scorte tecniche; aver finalmente ridefinito in modo univoco e indiscusso la figura del direttore di corsa (specificità di cui siamo, come italiani, fieri); aver avviato un percorso complesso e accreditato per le figure addette alla sicurezza in cui la formazione è al primo posto. Sintetizzando potremmo dire che il risultato maggiore è aver contribuito a far diventare la sicurezza il primo obiettivo nell’organizzare le gare».
Per questo mandato, le restano ancora due anni abbondanti di lavoro: su quali priorità intende caratterizzare il suo impegno e quello della sua Commissione?
«Rispondo in modo sintetico: 1) approvare gli “indicatori di qualità” per le scorte e moto staffette; 2) far crescere una cultura della sicurezza che possa coinvolgere anche gli EPS oltre che la FCI; 3) incrementare e ringiovanire le figure professionali addette alla sicurezza».
Quest’anno è entrato definitivamente in vigore il nuovo disciplinare tecnico delle gare ciclistiche, per il quale lei si è speso molto, e per il quale qualche organizzatore ha lamentato un eccessivo appesantimento degli oneri e dei costi. Dal suo osservatorio privilegiato, quali gli effetti positivi e quali ancora le cose da sistemare?
«Il nuovo disciplinare è uno spartiacque. La sicurezza ha costi che devono essere visti come investimenti e non come spese. A novembre, con il Servizio Polizia Stradale, faremo il punto dell’applicazione del disciplinare. Sarà l’occasione per rappresentare alcune criticità. Sicuramente chiederemo maggiori controlli da parte della Polizia Stradale, affinché tutti lo rispettino».
Motostaffette, scorte tecniche e ASA sono le figure a cui è affidata buona parte della sicurezza, ma la loro quantità ristagna a livelli inferiore alle necessità. Cosa pensa si dovrebbe fare per una adeguata azione di proselitismo?
«Fare proselitismo è il problema dei problemi, Due gli elementi strategici, al di là della passione: incrementare il livello di managerialità; va benissimo il volontariato ma dobbiamo aumentare professionalità ed economicità nell’affrontare le gare. Solo così potremmo aggregare forze giovani e interessate».
Nonostante un positivo livello medio di qualità e sicurezza, il ciclismo del nostro Paese offre esempi molto difformi, a volte imbarazzanti. Come se ne esce tra chi predica l’autoresponsabilizzazione, più formazione, e chi invece una seria politica dei controlli che sembra non esserci?
«Formazione, responsabilità, controlli, sono questi gli ingredienti per garantire livelli di qualità omogenei. Questo è un mondo che ha bisogno di regole, di controllori, di maggiore formazione degli operatori, ma anche di motivazioni forti».
I Direttori di Corsa sono una preziosa realtà italiana che rende le nostre gare complessivamente migliori di quelle estere: una categoria che, però, secondo alcuni, non sembra migliorarsi sul piano dell’autorevolezza e del prestigio professionale. Cosa risponde?
«I Direttori di corsa hanno trovato nel disciplinare la loro consacrazione. A questo punto spetta a loro difendere il ruolo e la professionalità. Da parte nostra faremo di tutto per trovare nuove leve e formarle adeguatamente».
Un sogno nel cassetto inerente al tema “Sicurezza”?
Non ho sogni nel cassetto, eventualmente idee da realizzare. Vad anche in questo caso per punti: 1) far comprendere a tutti che il ciclismo è una risorsa per il territorio, i concorrenti, le comunità; 2) costruire un progetto per affermare il rispetto e la tolleranza tra tutti gli utenti della strada; 3) una maggiore sicurezza per tutto il “movimento ciclistico” e cioè da chi usa la bici per la mobilità a chi partecipa a gare competitive. Non dimentichiamo che il paese ha bisogno di un nuovo codice della strada con un capitolo dedicato al ciclista, alla bici, al ciclismo. Credo che un po’ di strada sia stata fatta, ma ancora molte cose rimangono da fare».
Dalla brochure della 30ª edizione de “Il Giorno della Scorta”
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