BERTAZZON, BIANCALANI E MARGIOTTA: TRE GIUDICI AL PASSO D'ADDIO

NEWS | 18/12/2019 | 07:55

I tre cognomi citati nel titolo, nell’ambito del ciclismo agonistico, evocano soprattutto fra gli addetti ai lavori e agli appassionati più addentro al mondo delle corse, giudici di gara che hanno a lungo operato nel controllo e nella disciplina delle corse ciclistiche, nei rispettivi ruoli, chi in Italia – è il caso di Albino Bertazzon – e chi pure, oltre che nei nostri confini, in sede internazionale, un po’ ovunque nel mondo, come i romani Rodolfo Biancalani ed Edoardo Margiotta.


I tre in epigrafe – per usare una terminologia assai burocratica -, così come vari altri colleghi del resto, devono appendere il fischietto al chiodo in ottemperanza ai regolamenti che disciplinano l’attività e al verdetto, non interpretabile e non procrastinabile, della carta d’identità. Triplice fischio di chiusura per loro, come nel calcio gli arbitri – e pure i giudici di gara o commissari che dir si voglia sono arbitri delle corse - sanciscono il fine gara.


E’ un fine corsa accettato con serena consapevolezza e coscienza d’avere profuso nell’attività ciclistica, oltre alla sicura passione per questo sport, impegno e applicazione commisurate alla natura dell’incarico.

Seguendo il criterio alfabetico ricordiamo per primo Albino Bertazzon, carattere gioviale e spumeggiante come le bollicine del pregiato Prosecco, della sua terra, Pieve di Soligo, provincia di Treviso, nel cuore di famosi vigneti. Bertazzon, dopo avere messo il punto definitivo alla sua carriera di giudice d’arrivo al Giro di Lombardia del 2014, ora lascia anche le funzioni di componente del collegio dei commissari e continua comunque il suo impegno nella categoria quale componente la commissione regionale del Veneto dei Giudici di Gara. Anche la moglie, la signora Daniela, è giudice di gara regionale dal 1982. Albino Bertazzon è stato giudice d’arrivo per sei volte al Giro d’Italia (tre all’Intergiro, tre all’arrivo) e ha operato in tutte le classiche, d’ogni categoria, nazionali. Professionalmente era conducente di pullman ma i suoi interessi spaziano in diversi settori dell’associazionismo, le penne nere degli alpini in primis.

Dal Veneto, con un salto, si passa a Roma, nella capitale, per Rodolfo Biancalani e Edoardo Margiotta, quasi coetanei ed entrambi con una lunga qualifica di “internazionale” che ha contraddistinto la loro carriera ciclistica, quali commissari. Una carriera iniziata in moto, scuola d’esperienza e formativa assai per il ruolo e lo sviluppo successivo dell’attività, utile, utilissima gavetta anche quando si passa poi su veicoli a quattro ruote.

Infatti, per entrambi, è bene specificare che sono tuttora ciclisti assidui e praticanti, anche se e sempre più, la meta finale dell’uscita pedalata, in buona compagnia, è una trattoria, oppure una “fraschetta” – qualcuna c’è ancora – sui vari colli, ovviamente con altimetrie assai agevoli, non impossibili, che si trovano nei dintorni della città eterna. E meglio ancora se in pianura.

Rodolfo Biancalani è stato anche, per ben due mandati, presidente nazionale della C.N.G.G., la Commissione della Federazione Ciclistica Italiana che raggruppa i giudici di gara. E’ d’origine marchigiana, del pesarese, ma, come molti suoi corregionali, emigra nella capitale e lavora, in un ruolo di responsabilità, nell’amministrazione del Ministero di Grazia e Giustizia. Ha un carattere disincantato, da compagnone e non ha mai nascosto la sua ammirazione per Marco Pantani fino al punto di colorarsi i capelli biondi, "look" corredato e completato dall’orecchino d’ordinanza, compiendo servizi ciclistici, in Italia e all’estero, con la “mise”, tenuta esteriore, d’esplicito riferimento al campione di Cesenatico. “Non è l’abito che fa il monaco” rispondeva sorridendo a chi aggrottava le ciglia esprimendo, tacitamente o esplicitamente, qualche perplessità in materia.

Ha gareggiato dal 1967 al 1975 nella Gori Ruschena di Roma, società della quale ha sempre rivestito la maglia nelle differenti categorie, a buon livello, ma con risultati tali da non essere recepiti e ufficializzati nei vari “palmarès”.

Ultimo per alfabeto, ma non ultimo certamente, è Edoardo Margiotta, pure lui romano e funzionario del settore marketing e promozione di un’importante compagnia petrolifera.

Fisico ancora asciutto e sempre assiduo pedalatore e promotore di vari raid cicloturistici aziendali ma aperti a tutti, sia in Italia, sia all’estero, in profusione, perseguendo l’ottica delle due ruote quale strumento di salute, conoscenza e cultura pure.

Si è posto sempre con scrupolo, determinazione, non disgiunta dalla comprensione di situazioni particolari comunque, nella sua veste di commissario, nell’evolversi della carriera, dalle gare giovanili dell’inizio fino a quelle storiche, di rilevanza e livello internazionale, nella massima categoria, mondiali compresi. Un curriculum in materia che ha contrappuntato le varie fasi della sua carriera. Ha avuto quale riferimento d’amicizia e confidenza, la figura del compianto Mario Prece – personaggio a tutto tondo del settore, così come altri del gruppo romano della categoria di ieri e pure dell’altro ieri  -

A questi tre “giovanotti” della categoria – così come a tutti gli altri che hanno concluso la carriera in questo 2019 – auguri di buona vita.

g.f.

 

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