LE STORIE DEL FIGIO. CARLO DALL'OSTE, L'UOMO DEL CROSS. GALLERY

STORIA | 16/04/2019 | 07:32
di Giuseppe Figini

Non è certamente un nome notissimo a tutti gli appassionati di ciclismo quello del varesino Carlo Dall’Oste, a meno che non siano appassionati di ciclocross dove il cognome Dall’Oste, con vari nomi, ha una sua specifica e significativa valenza, con Carlo il veterano circondato da affetto e rispetto da parte di tutto il mondo del ciclismo sui prati, e non solo.


Ora che la stagione delle gare del ciclocross è passata agli archivi, ci piace ricordare la figura di un personggio – anzi “non personaggio” per eccellenza -, Carlo Dall’Oste appunto, nato a Castiglione Olona (Varese), piacevole centro definito anche come “isola toscana in Lombardia” per i suoi molteplici valori artistici e di tradizione, nel 1942 da una famiglia d’origine veneta.


E anche Carlo Dall’Oste fu attratto dal ciclismo, molto in voga nella zona, gareggiando fra gli allievi nella Martiri della Libertà di Solbiate Olona e quindi, di 16 ai 20 anni, da dilettante, nella blasonata formazione del V.C. Luigi Ganna di Varese. Mette insieme sei vittorie e vari piazzamenti di rilievo.

Dà spazio poi alla sua professione d’artigiano posatore di pavimenti e piastrelle e dopo il matrimonio nel 1966 con la signora Mirella, si trasferisce nella vicina Venegono Inferiore, paese della moglie, dove avvia pure, passo dopo passo, un negozio di materiale edile con un reparto dedicato a coppe e trofei per premiazioni sportive.

La bicicletta non è abbondonta in quanto, fino ai 34 anni, gareggia quale cicloamatore nella fila della Gornatese e poi dà vita, sempre nel settore amatoriale, alla consistente formazione della Ceramiche Dall’Oste. E per quattro anni presenta pure, sempre con le insegne della Ceramiche Dall’Oste, un numeroso gruppo di “primavera”.

Intanto la famiglia Dall’Oste è cresciuta con Gabriele, detto “Lele”, purtroppo scomparso a soli 17 anni, nel 1990, per un tragico incidente stradale, poi Fabrizio del 1977 e infine Daniele, anno di nascita 1991. E gli ultimi due fratelli, sulle orme paterne, hanno gareggiato entrambi in bicicletta con pregevoli risultati. Fabrizio, detto “Bicio”, è stato per quattro volte campione italiano di ciclocross accompagnato da un tricolore nella mountain bike ed era considerato da un grande specialista dell’epoca, eccellenza nel settore anche a livello internazionale, il friulano Daniele Pontoni, quale suo possibile erede. La famiglia Dall’Oste ha sempre avuto un legame fortissimo con Daniele e Luisa Pontoni che a Venegono Inferiore erano letteralmente di casa. Daniele Dall’Oste – il nome di battesimo è indicativo del grado d’amicizia – ha iniziato a gareggiare a  dodici anni con gli esordienti della Solbiatese, è passato poi al Pedale Castanese quale juniores e fra i dilettanti ha vestito la maglia della Palazzago nel 2010-2011 mentre  il biennio successivo l’ha visto correre con la Trevigiani-Bottoli. Poi, nonostante la possibilità d’effettuare il salto fra i professionisti, ha preferito mettere un punto definitivo alla sua carriera agonistica.

Torniamo però a papà Carlo e al suo lungo operato nel settore del ciclocross a partire dagli anni 1990 dove, su incarico del Comitato Regionale Lombardo della F.C.I., è il responsabile regionale della specialità. Una responsabilità che porta avanti con grande impegno e senso di responsabilità, nel pieno rispetto del valore del termine, creando la challenge del “Trofeo Lombardia-memorial Lele Dall’Oste” nel 1991, oltre una decina di prove con cadenza settimanale. Una manifestazione che lo vedeva in varie vesti: organizzatore, tracciatore e allestitore del percorso con un’infinità di paletti infilzati nel terreno e chilometri e chilometri di nastro giallo e scritte nere di “Selle Italia” stesi per delimitare il percorso, relative segnaletiche e tante altre incombenze. Tutte svolte con alacrità, sempre o quasi in assoluto e religioso silenzio, senza mai lamentarsi, camminando avanti e indietro su ogni tipo di terreno, con ogni tipo di tempo meteorologico, calzando gli stivaloni d’ordinanza, rifuggendo da ogni tentazione di ribalta mediatica, sia televisiva, sia fotografica, mai sul podio neppure al momento delle premiazioni.

Fra i suoi collaboratori, molto più amici che collaboratori che gli davano supporto costante, Carlo Dall’Oste cita, in prim istanza, il contributo, tangibile e morale, sempre elargito dalla Mapei del dottor Giorgio Squinzi, e ricorda l’amico Gabriele Peruzzo, allora anche dirigente del CRL-FCI e assidua staffetta motociclistica nonché vicino di casa, il compianto Marzio Gazzetta che, in compenso, parlava – molto e tanto - dall’alto dei suoi quasi due metri d’altezza - anche per Carlo e, come suo dire, “faceva girare il giradischi” della comunicazione unitamente ad altri personaggi del ciclismo fra i prati come il sanguigno e dinamico veneto Armando Zamprogna, anche lui rimpianto, del lecchese Gino Bortoluzzo, della Guerciotti dinasty e pure altri, molti altri, ancora del circo, anzi della parrocchia, dei “fedeli” del ciclocross con i suoi riti, le abitudini, la grande passione cementata dll’amicizia vera, aldilà della rivalità sportiva in bici o a piedi, sempre di corsa, fra prati e boschi.

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