L'ORA DEL PASTO. BICI IN SURPLACE. GALLERY

INIZIATIVE | 20/03/2017 | 11:32
Rimane il mare e rimane il cielo, aria di macaia, umida, salmastra, grigia, che trattiene, le voglie e anche i ricordi. Rimangono i volantini, che volano e che si posano, dimenticati, invecchiati, calpestati, testimoni di un giorno di festa. E rimangono quei brividi finali, quella fuga folle e quell’inseguimento ansioso, quella volata letteraria e quel centimetro – fra Kwiatkowski e Sagan – che sancisce l’ordine di arrivo ma non i valori della corsa.

E poi, della Milano-Sanremo numero 108 della storia, rimangono le biciclette. Piccole regine, regine alate. Ali meccaniche, ali invisibili. Quelle di tutti i giorni: da lavoro, da passeggio, da spasso. Quelle di tutti i generi: da panettiere, da alpinista, da corridore. Quelle da corsa: brillanti, epocali, aeronautiche. E anche quelle di una collezione. Storiche.

C’era la Grand-Bi: una ruota enorme davanti e una ridicola dietro, i pedali al centro della ruota anteriore e la sella come appesa, in alto, un modello francese, firmato dalla Peugeot, che dal macinino per il caffè era passata alle montature degli ombrelli e poi si era dedicata alle biciclette. C’era la J-Rad: una bici-poltrona, progettata da un ingegnere austriaco che lavorava per un’azienda specializzata nei dirigibili, in cui il ciclista agisce su due leve che, per mezzo di tiranti flessibili, trasmettono il movimento a due ruote libere. C’era una Ancora: milanese, fabbricata da Tacchini Pracchi & C nella sede di via Plinio, poi acquistata dalla Umberto Dei, un modello da corsa, in acciaio, 12 chili, del 1935. E c’era anche uno dei prototipi con cui Francesco Moser, nel 1988, preparò il tentativo in cui stabilì il nuovo record dell’ora indoor – 50,808, il 25 gennaio 1988, a Stoccarda, in Germania – con la ruota posteriore più grande di quella anteriore, entrambe lenticolari, in modo da inclinare l’atleta in avanti e renderlo un proiettile aerodinamico.

In tutto, sedici esemplari, esposti nell’Hotel de Paris Sanremo, in corso Imperatrice, che fanno parte della collezione privata “On the bicycle”, di proprietà di Gianni Cozzi, che vanta circa 400 pezzi recuperati, salvati e restaurati. Apparsi miracolosamente sabato e domenica, e pronti per nuove esposizioni, visite, mostre. Intanto, come succede con gli acrobati delle piste, rimangono in surplace.

Marco Pastonesi
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