MADDALONI DEDICA UNA VIA A MARZAIOLI

STORIA | 29/01/2017 | 08:12
Il 19 gennaio scorso il dott. Samuele De Lucia, Commissario Straordinario del comune di Maddaloni, in provincia di Caserta, ha notificato il decreto prefettizio che autorizza il comune a intitolare l’area posta tra Via Capillo e Corso Umberto I^ “vicolo Alberto Marzaioli - ciclista”.
Si è concluso così, positivamente, l’iter formale, sostenuto dalla cittadinanza con quasi ottocento firme a supporto, per onorare la memoria del concittadino, nato il 19 settembre 1938 e morto a Caserta il 13 febbraio 2014. Fu professionista dal 1961 al 1965.
Una grande soddisfazione per Amedeo, autore del ricordo del fratello Alberto qui pubblicato, che con i famigliari e gli amici, mantengono viva la passione ciclistica in questa zona di “Terra di lavoro” con varie iniziative.
E si già sta lavorando per la cerimonia ufficiale d’intitolazione prevista per i prossimi mesi.



IL GREGARIO CHE PIACEVA A BARTALI

La storia ciclistica di Alberto Marzaioli è  legata alle vicende dei  primi anni di vita della fondazione Villaggio dei Ragazzi voluta e creata da Salvatore D’Angelo per recuperare e riportare alla vita i tanti orfani vittime della seconda guerra mondiale.
Agli inizi degli anni ‘ 50  il giovane Alberto era l’incaricato di papà Domenico a portare al Villaggio le biciclette riparate nella bottega di Via Bixio che allora erano il parco macchine della fondazione. “Alberto questa è la bicicletta e questo è il conto, ti raccomando non tornare senza soldi”  Invece Alberto ritornava sempre senza soldi e senza bicicletta.” Dici a don  Mimì che passo io da lui”  gli diceva Don Salvatore. Non passava. Con tutti i problemi che aveva.

In seguito però quando Alberto divenne più che  una promessa del ciclismo italiano il buon Don Salvatore restituì con gli interessi i debiti che aveva con don Mimì  amico personale e di partito,  assieme ad altri amici fondarono la sezione maddalonese della Democrazia Cristiana.

Alberto Marzaioli ciclista esplode  nel 1958 vincendo in ogni angolo della Campania e anche fuori regione. Suo acerrimo nemico in gara, ma amico fuori corsa, il recalese Mario Acconcia che gli contrastava il primato della popolarità. Botte da orbi su ogni gara tra le opposte fazioni di tifosi.

Se ne accorsero anche i giornali, al seguito di Alberto Marzaioli c’erano anche gli inviati : Crescenzo Chiummariello di Sport Sud, Lino Cavalieri del Corriere dello Sport, Luigi Montini de Il Mattino. Da Avellino scriveva di  Marzaioli un giovane apprendista giornalista Biagio Agnes.
Guidato da Vincenzo Milano, factotum del ciclismo regionale,  Alberto riesce ad entrare nell’elite del ciclismo italiano partecipando a tutte le classiche del calendario nazionale.

Ecco che allora entra in scena don Salvatore. Spesso papà Domenico non aveva i soldi per le trasferte del figlio, lo mandava da Don Salvatore il quale – ben conoscendo la situazione familiare dell’amico don Mimì (una bottega di bici, la moglie e  9 figli da sfamare ) – finanziava  di tasca propria l’attività di Alberto.

Grazie anche a Don Salvatore, Alberto ottenne ottimi risultati: fu campione campano su strada nel 1958 e nel 1960, campione campano nella velocità su pista nel ’59, primo nel circuito di Tuoro,  primo al Giro della Sila a tappe, terzo nel giro della provincia di Salerno a tappe, vice campione italiano dilettanti nel ’58 a Messina, componente della squadra azzurra dilettanti su strada per i mondiali di Zandwoort nel ’59 e per le Olimpiadi di Roma del 1960.

Nel 1960 durante la finale a tappe S.Pellegrino, vinta da Balmamion, fu convocato da Gino Bartali  alla vigilia dell’ultima tappa, era quarto in classifica generale,  che  gli fece firmare il contratto per il passaggio al professionismo.  Scene di entusiasmo quando la notizia giunse a Maddaloni. In  quella squadra avrebbe dovuto gareggiare anche Fausto Coppi

Dotato fisicamente, per Gino Bartali era  un passista-scalatore con  spiccate doti di recupero adatto per le corse a tappe.  Anche i tecnici di allora considerarono  Marzaioli il ciclista più valido tecnicamente e stilisticamente che il sud aveva espresso dagli inizi del ‘900, in seguito sarà uno dei più apprezzati gregari del ciclismo italiano.

Nel 1961 dopo il debutto nella Milano/Torino. Bartali lo butta  nella mischia per “fare le ossa”. Lo iscrive  alla Parigi/Roubaix. Il vincitore Van Looy  era già da parecchio in albergo, si accendevano  le prime luci della sera, i dirigenti italiani al traguardo fecero la conta dei connazionali giunti all’arrivo, ne mancava uno, il napoletano Marzaioli. E allora Gino Bartali, Vincenzo Torriani, Adriano De Zan, che aveva già chiuso la telecronaca,  e Rino Negri, lo storico giornalista della Gazzetta, decisero di aspettarlo.

Quando finalmente Marzaioli comparve  in dirittura di arrivo vinse  la volata dei ritardatari, scese dalla bicicletta, liberò  gli occhi  dal fango ed in un colorito napoletano esclamò: “che schifezze di strade”.
Una risata generale concluse la giornata. L’episodio rimase, per anni,  nei ricordi dei protagonisti, spesso Rino Negri, che descriveva Marzaioli “un marcantonio di 80 chili”, lo  racconterà  per presentare  “ la classica del Nord”.

Nel  1961 ottiene un  quarto posto al GP Cabiate e nella 2^ tappa della Tre Giorni del Sud,   5° nel GP Capocolonna, 8° nel  GP Ponzano Magra; conclude anche la Parigi/Bruxelles, nel ‘62 si piazza secondo nella tappa Sassari/Olbia del Giro di Sardegna,  ispiratore della volata finale che consentì a Vittorio Adorni di ottenere la prima vittoria da professionista, si piazza al 3° posto nella tappa  Chieti/Fano del Giro d’Italia, quarto al Giro della Provincia di Reggio Calabria.  Nel ‘63 è  secondo  nella 2^tappa del Giro della Svizzera,  8° nella classifica finale, è  considerato il migliore italiano in gara. Nel ‘64 è ottavo nella Rimini/S.Benedetto del Tronto del Giro d’Italia, è quarto nella  Livorno/S. Margherita Ligure, era solo in fuga, una foratura ne rallentò l’azione  e venne raggiunto e superato  nella dirittura d’arrivo  da Bitossi, Adorni e Zilioli,  il giorno dopo ricevette i complimenti di Iacques Anquetil che vinse il Giro.  Nel 1965 la svolta decisiva della vita. Il patron dell’Ignis, il grande Guido Borghi, non solo gli dà il posto in squadra ma gli dà anche il posto di lavoro nello stabilimento di Napoli. 

Abbandona l’attività dopo un 3° posto nel Gran Premio di Ceprano dedicandosi poi all’attività dirigenziale promuovendo la nascita di nuove società ciclistiche come il Pedale Maddalonese,  il GS Crocco,  il GS Antonio Papa e poi il  Centro Giovanile di Ciclismo  la società ciclistica di famiglia dove tutti sono saliti in bici, comprese le donne. Avvia al ciclismo  centinaia di giovani e meno giovani che confluiranno poi in altre società  quali  la Ciclistica Maddalonese, la Pol. Montedecoro,  Il GS Della Valle,  la Polisportiva  Villaggio dei Ragazzi, il Velo Club Maddaloni.

Nel 1985 è responsabile tecnico del comitato locale della cronometro Capua/Maddaloni e sarà sempre un riferimento importante quando spesso  il “grande ciclismo”  approda  a Maddaloni, tanto spesso che il Villaggio dei Ragazzi potrebbe benissimo chiamarsi “ Villaggio del Ciclismo”.

Durante gli anni di lavoro si appassiona al settore della logistica acquisendone tutte le problematiche organizzative,  intuisce che la logistica sarà  un settore strategico del terziario  e quindi trasmette  le sue esperienze  ai suoi quattro figli Domenico, Pasquale, Luigi e Americo che, insieme hanno realizzato quello che era  “il suo sogno”: creare più realtà societarie nell’ambito distributivo e della logistica. Queste realtà oggi operano sull’intero territorio nazionale.

Alberto aveva pianificato tutto,  coltivava  ed agevolava le capacità dei suoi figli, consentendo ad ognuno di loro di raggiungere i propri obbiettivi anche i campi diversi dalla Logistica e dalla distribuzione. Difatti Pasquale, avvocato noto del foro di S. Maria C.V. (CE), oggi assiste legalmente l’intero gruppo imprenditoriale.    

Esempio di forza e di tenacia Alberto è stato un grande campione anche nella vita di tutti i giorni.  Marito, padre e nonno esemplare,  è stato un campione per tutti gli sportivi maddalonesi. Attraverso  i propri figli, la vicenda umana e sportiva di Alberto Marzaioli è più viva che mai.

Amedeo Marzaioli         
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