LUCA GUERCILENA: «STAGIONE BUONA, MA FAREMO MEGLIO»

PROFESSIONISTI | 19/09/2016 | 14:08
Non è ancora tempo per una pausa caffè, ma per Luca Guercilena, team-manager della Trek Segafredo, tra poco sarà tempo di staccare un po’. «In verità le vere vacanze le faranno i corridori – ci dice – perché per il sottoscritto l’autunno serve a organizzare, sistemare e preparare una nuova stagione. Certo, non voglio passare per Stachanov, anch’io mi ritaglierò qualche giorno per recuperare un pochino e dedicare qualche ora in più alla mia famiglia, ma quel momento è ancora lontano».

Lo incontriamo di ritorno da suoi innumerevoli viaggi, pronto a ripartire per l’Eneco Tour. È comunque l’occasione per cominciare a tirare un po’ di somme.
«Al momento posso solo dire che siamo contenti – ci dice -. La squadra ha raccolto fino a questo punto 19 vittorie, ma quello che più mi conforta è che ho visto un salto di qualità da parte di tutta la squadra, soprattutto dai tanti giovani che abbiamo con noi. Certo le vittorie ci vogliono, e sono state anche importanti. Sei con Cancellara, che poi ci ha regalato anche la gioia immensa di un oro olimpico a Rio che è sì della Svizzera, ma è anche un pezzettino della Trek Segafredo. Poi le quattro vittorie di Giacomo Nizzolo, con la gemma del titolo italiano e la seconda maglia rossa consecutiva della classifica a punti al Giro d’Italia. A proposito di titoli nazionali abbiamo portato a casa e in squadra anche quello australiano con Bobridge e di Fabian nella crono. Le vittorie sono tutte importanti, ma è innegabile che le Strade Bianche con Fabian, la Kuurne-Bruxelles-Kuurne con il giovanissimo Stuyven o il San Sebastian di Mollema hanno una sapore tutto particolare».

C’è stata anche una quasi vittoria al Tour of Alberta che ha lasciato però l’amaro in bocca…
«Ci sarebbero alcune cose da dire che preferisco non ripetere ma che ho detto chiaramente al collegio di giuria. Io accetto tutto e accetto anche questo secondo posto di Mollema che si è visto sfilare la vittoria finale per un solo secondo, dopo aver vinto anche una tappa».

In questa rassegna di vittorie spicca anche la maglia verde della classifica a punti di Fabio Felline alla Vuelta.
«E anche questa è un riconoscimento per me molto importante, sia per il valore che ha, ma per come è stata vinta e da chi. Fabio dopo il gravissimo incidente di questa primavera dove ha davvero rischiato di abbandonare il ciclismo, si è ripreso in maniera eccezionale. Da questa esperienza dolorosa e traumatica ne è uscito più forte e consapevole del proprio talento. Fabio non lo conosciamo ancora bene. Spesso è frenato da mille dubbi, da tanti fantasmi che si costruisce nella propria testa, ma il ragazzo ha un motore eccezionale e una classe cristallina. Gli manca poco per spiccare il volo. E ha tutto per farlo».

A fine stagione si ritireranno Ryder Hesjedal e Frank Schelck, ma arriverà Alberto Contador e non solo lui…
«Con Alberto ci siamo assicurati uno dei più grandi talenti degli ultimi venti anni. Contador non si discute. Mi dicono: è vecchio. Io dico che è esperto, ma con una voglia di fare incredibile. Vuole dimostrare ancora che non è secondo a nessuno. Alla Vuelta ho trascorso con lui una serata bellissima, dove abbiamo parlato tantissimo di ciclismo. Non ha fatto altro di parlarmi di corse vinte e da vincere e quelle perse che avrebbe potuto vincere se solo avesse fatto la cosa giusta. Alberto fin quando avrà il numero sulla schiena correrà per vincere, di questo ne sono sicuro. È uno dei pochissimi corridori che da spettacolo. Usa la tecnologia, ma sa anche affidarsi all’istinto, al suo inguaribile desiderio di divertirsi e divertire. Lui ama sorprendere».

Con lui arriva anche Ivan Basso.
«Avrà il ruolo di testimonial del team, ma il suo vero ruolo è quello di coordinare i team di giovani che il team Trek Segafredo sta costruendo per cercare nuovi talenti nel mondo. Farà un prezioso lavoro di raccordo e di scouting».

Alberto verrà al Giro d’Italia?
«È ancora prematuro. Prima vediamo i percorsi, poi ci siederemo tutti assieme per stilare i programmi. Non è un mistero se vi dico che Alberto ha nel cuore l’Italia e il Giro».

Torniamo agli acquisti: non solo Contador…
«Esattamente. Io penso che il team si sia notevolmente rafforzato con gli innesti di Jarlinson Pantano, uno dei grandi protagonisti all’ultimo Tour de France. Con noi ci saranno anche Matthias Brandle, Greg Daniel (21 anni, campione statunitense), un uomo di assoluto valore come John Degenkolb, che sarà prezioso nella Classiche del Nord ma non solo. Koen de Kort, Mads Pedersen (22 anni), Ruben Guerreiro (22 anni). Insomma, siamo un bel gruppo».

Cosa chiedi al 2017?
«Di vincere di più e meglio. Di veder sbocciare ragazzi che sono pronti a far vedere il loro talento. Mollema e Contador saranno le nostre pedine per i Grandi Giri, mentre Degenkolb dopo una stagione condizionata da un bruttissimo incidente ad inizio stagione, spero che possa recuperare con noi il tempo perso».

Gli sponsor sono contenti?
«La Trek molto, la Segafredo di patron Massimo Zanetti anche. Hanno passione, e soprattutto sanno che la vittoria non è tutto. Certo, vincere è alla base, ma per aziende come la Trek e la Segafredo la cosa principale è portare in giro per il mondo una bella immagine. Io penso che la Trek Segafredo uno stile ce l’abbia e di questo andiamo enormemente orgogliosi. Luca Baraldi, responsabile del comparto sportivo di Segafredo, non esita a ricordarmelo: vincere è bellissimo, ma la maglia va onorata e rispettata, sempre. Noi come team siamo ambasciatori di due aziende che sono brand globali e che devono trasmettere valori e sensazioni positive. Questa è la prima e irrinunciabile mission».

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Pier Augusto Stagi
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