Lettera a Di Rocco. Documento esilarante ed educativo

| 26/08/2008 | 14:31
La lettera che tuttobiciweb.it è in grado di proporvi è un documento importate quanto esilarante. E’ un duro monito che il presidente Renato Di Rocco si è visto recapitare lo scorso 17 luglio. E’ una vera e propria apologia del Pro Tour, scritta o ispirata dall’ex presidente Hein Verbruggen, che si loda e si imbroda, tanto è vero che arriva a dire che dagli anni Novanta in poi il ciclismo ha cambiato passo. Il presidente Verbruggen, dimissionario dal CIO (mirerà alla presidenza?) e quindi pericolo mondiale del ciclismo tutto, ha guidato l’Uci dal 1991 al 2005. L’ha talmente globalizzato che ha varato la Coppa del mondo, e dopo 17 anni, al momento di cominciare a raccogliere i frutti, l’ha soppressa. Il suo Pro Tour, quello tanto voluto e desiderato, e che avrebbe dovuto garantirgli una serena pensione dopo i suoi lavori in seno al CIO, è crollato miseramente. Questa è una lettera datata 17 luglio, il giorno seguente ASO e UCI hanno firmato un accordo d’intesa che di fatto ferma per due anni l’UCI Pro Tour e rilancia i calendari mondiali. Per il resto quella che vi proponiamo è una missiva tutta da leggere. Ad ogni passo ci sarebbe da dire qualcosa o perlomeno sorridere. Leggerete che oggi Italia, Spagna, Francia e Belgio non ci sono più grandi squadre. Ag2r, Caisse d’Epargne, Cofidis, Euskaltel, Francaise des Jeus, Lampre, Liquigas (è italianissima, è una Spa, e se fosse per gli azionisti olandesi, forse, Liquigas nel ciclismo non ci sarebbe già da qualche anno), Quick Step,Rabobank (squadra olandese, di grande tradizione), Scott (ex Saunier Duval), Silente Lotto: bastano? Secondo voi non contano nulla? Non sono grandi squadre? Bando alle ciance, ecco la lettera integrale. Buona lettura. E buon divertimento. Lettera del 17 agosto 2008-08-26 Egregio signor Presidente, La invitiamo, con rispetto, dall’astenersi con effetto immediato dall’inviare alle Federazioni Nazionali lettere simili a quella firmata da Lei e da cinque altre Federazioni in data 30 luglio. La nostra opinione è che Lei con questo atto abbia perso grande credibilità: non soltanto la lettera menzionata è stata redatta a Parigi, ma riteniamo che Lei abbia maggiori preoccupazioni, visto il numero di grandi nomi di corridori italiani attualmente coinvolti in problemi di doping (Riccardo Riccò, Leonardo Piepoli, Emanuele Sella, Marta Bastianelli, ecc…). Vorranno che lei dichiarasse i Suoi veri obiettivi, una volta per tutte. Quello che Lei vuole è proteggere il ciclismo tradizionale, vecchio stile come è strutturato e disciplinato in quattro Paese, Paesi nei quali sono concentrati i tre quarti del calendario internazionale. A noi sembra che Lei lotti contro il Pro Tour, poiché la sua esistenza è sinonimo di globalizzazione, una parola che pare farle orrore e spaventarla. Questo è evidente leggendo le dichiarazioni del Suo collega francese Jean Pitallier: la «storia» che deve essere protetta riguarda gli interessi delle Vostre Federazioni (le “grandi” Federazioni, fra le quali, da quanto abbiamo letto, noi non siamo inclusi), è dipinta come patrimonio mondiale. In ogni caso, ciò che di fatto Lei vuole proteggere sono i Suoi interessi. Ci appare che le Sue parole siano paragonabili a quelle dei tempi passati quando l’obiettivo era quello di ottenere un massimo di numero di gare registrate sul calendario internazionale nei Paesi tradizionali, e l’Uci era portato a servire i Loro interessi. Soltanto negli anni Novanta il ciclismo ha iniziato a svilupparsi fuori dai confini dei Vostri paesi. L’Uci Pro Tour vuole incoraggiare questa tendenza; è per questo motivo che Lei vorrebbe vedere fallire questo progetto. Signor Di Rocco, non si è accorto che negli ultimi tempi le grandi squadre non provengono più da Italia, Spagna, Francia e Belgio, ma piuttosto da Germania (Milram), Danimarca (Csc), Olanda (Rabobank) e Sati Uniti (Colombia)? Uci Pro Tour Teams saranno presto stabilite in Australia e Gran Bretagna. Questo è grazie all’Uci Pro Tour e le garanzie di partecipazione che esso offre. E’ il suo obsoleto concetto di ciclismo che sta causando la perdita di sponsor per grandi squadre. Non ci sono più grandi sponsor italiani. Liquigas è olandese. Il suo amico Jean Pitallier dovrebbe riflettere sulle ragioni per cui le squadre francesi siano ormai più spesso al fondo delle classifiche che in cima, e perché il signor Roger Legeay non riesca a trovare un successore al Credit Agricole per sponsorizzare la sua squadra. Apra gli occhi! Una grande corsa Uci Pro Tour è già stata organizzata in Australia e presto eventi Uci Pro Tour avranno luogo in Russia, Usa, Cina e Sudafrica. Le Federazioni Nazionali di questi Paesi accolgono favorevolmente le competizioni Uci Pro Tour. Avrà notato all’ultimo Congresso tenutosi a Stoccarda che l’Uci Pro Tour ha un forte sostegno fuori dai Vostri Paesi. Quindi, La preghiamo di smettere di inviarci lettere in cui offende gli interessi di alcuni Paesi che stanno gelosamente proteggendo i Loro privilegi. Se Lei desidera che il ciclismo si arresti dal progresso, che non evolva al di fuori dei Vostri confini, che mantenga soltanto la forma dello sport così come è nei Vostri Paesi, che fra l’altro hanno il maggior numero di problemi nello sport, in particolare rigardo il doping, La vorremmo invitare a lasciare l’Uci e consentirci di lavorare per un ciclismo che sia sempre più globale ed al di là di ogni accusa in termini etici. Distinti saluti. Dr Mohamed Waglh Azzam Presidente della Confederazione Africana di Ciclismo Chol Soo Wong Segretario Generale della Confederazione Asiatica di Ciclismo (in vece del Presidente) Ray Godkin Presidente della confederazione Oceania di ciclismo Manuel Pelaez Presidente della Confederazione Panamericana di Ciclismo
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COMMENTI
Invece hanno ragione
28 agosto 2008 14:07 zammammeru
Il ciclismo deve aprirsi sempre più, differenziando gare nazionali e gare internazionali in TUTTE le nazioni dove il nostro sport è amato. Naturalmente quelle internazionali devono essere in numero adeguato senza coprire l'intero calendario.

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