Il Saitama Tour non è un semplice criterium, ma è anche un modo per poter vivere più da vicino i corridori che, lontani dallo stress del World Tour, si mostrano più disponibili alle interviste. Jonas Vingegaard, dopo la vittoria, ha voluto dedicare qualche minuto alla stampa belga, alla quale ha raccontato le sue ambizioni future e parlato della stagione che si è appena conclusa.
Il danese ha raccontato della sua battaglia contro Tadej Pogacar, del suo rapporto con Wout van Aert e della necessità di rilassarsi come ciclista, perché una corsa come il Tour de France è logorante e allora ecco che per il prossimo anno gli obiettivi potrebbero cambiare, anche se la Grande Boucle resterà comunque il focus principale.
«Dobbiamo ancora parlare con la squadra di quelli che saranno gli obiettivi per il 2026 – ha detto Vingegaard -: puntare a completare la caccia ai tre grandi giri o concentrarsi ancora sul Tour de France nel 2026? Credo che preferirei vincere i tre grandi giri. Dopo le due vittorie al Tour de France (2022, 2023) e alla Vuelta (2025), il Giro rimane un obiettivo, ma non abbiamo ancora deciso se inizierò con quello la prossima stagione. Il Tour rimane l'obiettivo principale, ovviamente. Ma la domanda ora è se possiamo combinare entrambe le cose». La doppietta Giro-Tour potrebbe essere fattibile, ma solo dopo il ritiro che la Visma-Lease a Bike farà a dicembre sarà possibile sapere i piani del team olandese.
C’è poi il rapporto con Tadej Pogacar, il campione sloveno che tutti vedono imbattibile: per Vingegaard resta una sfida da ripetere ad ogni incontro, affrontata con la convinzione di poterlo battere.
«A volte Tadej sembra davvero intoccabile. È incredibilmente forte, senza dubbio il miglior corridore al mondo in questo momento. Ma se dicessi che è imbattibile, significherebbe rinunciare alla lotta. Quindi non lo farò. Capisco che possa sembrare così dall'esterno, ma credo di avere ancora una possibilità di batterlo. Sono ancora in fase di crescita e sento di essere tornato solo di recente al livello in cui ero prima del mio incidente nei Paesi Baschi nel 2024».
Il danese non sapeva dei problemi di Pogacar durante il Tour, quando alla fine della terza settimana aveva un problema al ginocchio. Per Vingegaard quel problema fisico non avrebbe comunque cambiato il risultato della corsa.
«Non sapevo del suo infortunio al ginocchio durante la terza settimana del Tour. Ma a dire il vero, non mi sarei fermato a pensarci troppo, perché ero concentrato solo su me stesso. Anche io ho avuto giornate difficili durante un grande giro in cui ero malato o debole, e so che non è facile. Ma non hai scelta: devi solo andare avanti ed è quello che facciamo tutti».
A ottobre è stato svelato il percorso del Tour de France e il danese avrebbe preferito una prima settimana più impegnativa. «Il percorso del Tour è progettato per creare tensione. Diventa progressivamente più duro con il passare dei giorni, culminando in una terza settimana impegnativa. Ma onestamente avrei voluto che fosse un po' più duro all'inizio. In ogni caso, devi essere al massimo fino alla fine. Spesso ho le mie giornate migliori nella terza settimana, quindi spero di potermi ripetere, soprattutto nella penultima tappa, con 5.600 metri di dislivello e un arrivo all'Alpe d'Huez. È una tappa davvero folle. Forse una delle più dure di sempre, ma non vedo l'ora di farlo e spero di avere delle gambe super quel giorno».
La squadra ha sempre supportato Vingegaard e c’è Wout van Aert, che ha sempre lavorato molto per lui. Il danese questo lo sa e spera che al Tour del prossimo anno la collaborazione tra lui e il belga possa ancora funzionare bene.
«Wout ha molta personalità e vuole ottenere risultati e quando sta bene è a vantaggio per tutti. Non so se ci sono poche tappe adatte a lui nel Tour 2026, non ho ancora esaminato il percorso in dettaglio, quindi non posso dirlo con certezza. So che la squadra mi supporta nei miei obiettivi di classifica generale. E se l'obiettivo principale è vincere il Tour, allora questa rimane la priorità numero uno per tutti».
Il due volte vincitore del Tour de France, quest’anno ha saltato i Campionati del Mondo in Ruanda, presentandosi invece ai Campionati Europei, dove però, il risultato non è arrivato. Vingegaard è un corridore forte sulle corse a tappe, ma un giorno vorrebbe essere al via della prova iridata, con l’intento di conquistare la maglia arcobaleno.
«Non sono stato bravo agli Europei in Francia. Col senno di poi, devo ammettere che probabilmente ero troppo stanco. Ho dovuto recuperare per quasi due settimane dopo la Vuelta, e quella chiaramente non è stata la preparazione ideale. Ma questo non significa che non correrò più gare di un giorno. Se si adattano al mio programma, le prenderò sicuramente in considerazione. Sono convinto che le corse a tappe siano più adatte a me, ed è su questo che continuerò a concentrarmi. Ma se potessi vincere anche solo una gara di un giorno, allora sceglierei sicuramente i Campionati del Mondo».
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