Ci si aspettava una serata memorabile e l'attesa non è andata delusa. La tradizionale conviviale “Stelle sotto le stelle” del Panathlon Treviso ha prodotto più di tre ore di appassionate discussioni a 360° gradi nella fiabesca cornice della Tenuta Fioravanti Onesti a San Biagio di Callalta (Tv). Al centro del proscenio c'era lui, l'uomo in più del ciclismo italiano: Davide Cassani. Ad affiancarlo due personaggi a cui la realtà sta stretta, l'iridato di Colorado Springs 1986, Moreno Argentin, e l'olimpionico di Atlanta 1996, Silvio Martinello. Graditi ospiti Carla Pinarello, Mario Sanson, Presidente CONI Treviso e Ivano Corbanese, ex Presidente FCI Provinciale. A condurre la serata il sottoscritto.
I tre ospiti hanno aperto disquisendo sulla fresca vittoria di Remco Evenepoel al mondiale di Wollongong, un preludio soft alla brutale provocazione successiva del presentatore: la Federciclismo riuscirà a trovare pace? Un osso da spolpare, questo, non meno succulento delle costate preparate dal mitico tandem culinario composto da Mirco Migotto e dal Maestro Bruno Bassetto, signore della battuta a coltello. Lasciando la gastronomia e tornando al ciclismo, pur rasentando amarezza, i tre campioni hanno convenuto che solo il dare vita a programmi concreti potrà tirare fuori la FCI dalle sabbie mobili in cui è attualmente impantanata.
Davide Cassani ha poi ricordato momenti particolari della sua carriera. Il ritorno a casa, con Daniele Caroli, dal suo primo Tour de France, dopo che i due, appena ritiratisi dalla Grande Boucle, erano stati scaricati in modo poco cerimonioso da Bruno Reverberi alla stazione ferroviaria di Tolosa con l'indicazione di “cavarsela da soli”. Poi, la sua corsa, quel Giro dell'Emilia portato tre volte a casa, la prima, il 6 ottobre 1990, proprio nel giorno in cui suo figlio Stefano festeggiava un anno di vita. La perla tra i suoi 25 successi, tuttavia, resta la prima vittoria al Giro d'Italia 1991 al termine della tappa che da Città di Castello portava a Prato. Sul palco, a premiarlo, probabilmente la più illustre madrina della storia della corsa rosa: il Premio Nobel per la Medicina Rita Levi Montalcini.
In chiusura, Andrea Vidotti, Presidente Emerito del club, ha chiesto agli ospiti quanto sia importante la passione per un corridore. Come prevedibile, questa domanda ha dato il via ad una stella filante di ricordi dei tre fuoriclasse, autentiche testimonianze di come l'amore per la bicicletta sia componente imprescindibile per chi sceglie di praticare questo splendido sport, tanto faticoso quanto gratificante. Il fiume di ricordi di mezzo secolo di ciclismo sarebbe probabilmente continuato a scorrere fino all'alba se l'Avv. Massimo Sonego, presidente del Panathlon Treviso, non avesse posto fine alle danze poco prima di mezzanotte, forse spaventato che una serata da favola si trasformasse in una zucca.
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