QUELL'AUTOMOBILE CHE SI TRASFORMA IN UN'ARMA...

LETTERA APERTA | 19/12/2019 | 07:14
di Fiorenzo Alessi

Caro Direttore,


non credo sia improprio dire che il "tema" è di un'attualità permanente e, al tempo stesso, straziante.  Si badi, la drammaticità di siffatte vicende , meglio dell’«uccisione  per strada» di esseri umani, non può essere intesa quale tragica prerogativa esclusiva di chi si vede strappare via un proprio caro od amico: anche sull'autore del reato, il "delinquente" inteso nel senso di soggetto che pone in essere una condotta delittuosa, grava sovente sia il macigno del lutto provocato che il peso moralmente oneroso di doverne subire le conseguenze. Per un'ingiustificabile colpa nel guidare un automezzo, trasformandolo in uno strumento di morte.  A volte peggio, molto peggio di un'arma vera e propria.


Reputo che l'analogia appena evocata, tra un automezzo o un motociclo e un'arma da fuoco, non sia fuor di luogo se solo si ha riguardo alle rigide prescrizioni poste a chi voglia legittimamente munirsi di un'arma da portare con sé, ovvero del cosiddetto porto d'armi, rispetto alle... blande modalità con cui si rilascia - troppo spesso - l'autorizzazione alla conduzione di autoveicoli, vale a dire la comunissima "patente di guida".  Comunissima, certo, ma a ben pensarci altresì... pericolosissima se chi ne è munito fa un uso non tanto improprio, quanto sconsiderato e azzardato del veicolo che conduce sulle sedi stradali. Violando non solo regole basilari dettate dall'intelligenza e dal comune buon senso, ma altresì precetti normativi di cui s'imporrebbe l'osservanza pur a fronte - va detto, senza riserve - di una capacità di controllo degli organi deputati che rasenta il nulla. E ciò può valere, come motivo di riflessione circa l'effettività pratica, anche riguardo all'invocata introduzione di una norma che "imponga" una cosiddetta distanza di sicurezza nel sorpasso dei ciclisti, innovazione lodevole e condivisibile negli intenti, ma della quale temo grandemente... l'impotenza operativa.

Chissà perché ogni volta che, emblematicamente e ben a ragione anche per vittime-ciclisti, viene evocato il termine STRAGE  il ricordo va a quell'essere spregevole e amorale che aveva nome ERODE: se mi si passa il paragone, dopo più di due millenni abbiamo ancora... in circolazione un gran numero di potenziali emuli di questo bel tipo. Che, ormai quotidianamente, fanno scempio di innocenti, proprio al pari di Erode. A toglierlo di mezzo, come Supremo e inappellabile Giudice, ci pensò il Padreterno. Non vorrei che fossimo ancora a quel punto: ogni volta che ci si accinge ad un'uscita in bici dover confidare nella benevolenza del buon Dio, della serie… che Dio ce la mandi buona, in assenza di inaccettabili e intollerabili noncuranza e inerzia dell'uomo.

Al momento, sconsolatamente ma sempre cordialmente.

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