L'appello di Rizza: datemi la possibilità di correre
| 14/09/2007 | 00:00 Emarginati loro malgrado, come Emanuele Rizza, siciliano di Siracusa (dove è nato l’8 febbraio 1984) trapiantato in Toscana, a Monsummano Terme, con mamma Corrada e papà Corrado. Nelle categorie minori Rizza ha sempre combattuto e spesso vinto contro due suoi fortissimi conterranei ormai assurti all’onore delle cronache sportive nel ciclismo, Vincenzo Nibali e Giovanni Visconti; Emanuele ha inoltre indossato una decina di maglie azzurre nelle categorie Juniores (8°al mondiale di Zolder 2002, 2° lo stesso anno nel campionato italiano su strada dietro a Nibali) e Dilettanti, dove è stato grande protagonista al Giro delle Regioni. Tra le squadre più illustri per le quali ha gareggiato troviamo la Via Nova-Madigan e il GS Maltinti. Tutto questo per dimostrare che il passaggio di Rizza al professionismo, risalente allo scorso anno con la Naturino-Sapore di Mare, non fu certo frutto di raccomandazioni, né di amicizie in gruppo e neppure facilitato da sponsor compiacenti. Un debutto meritato che fu conquistato unicamente con i sacrifici e con tanto sudore, come Emanuele tiene a ribadire.
«Sono arrivato in Toscana a 15 anni e non ho mai accusato battute a vuoto. Prima, in Sicilia, avevo vinto una cinquantina di gare; poi, in provincia di Pistoia, ho continuato la serie positiva vincendo 6 corse tra gli Allievi del primo anno e 12 tra i secondo anno, quando mi piazzai secondo assoluto nell’Oscar tuttoBICI. Da Juniores i successi furono 12, seguiti dai 6 da dilettante. Tutto questo mi sembra un ruolino di marcia eloquente…».
Corridore completo e veloce, Rizza ha il sogno della vita racchiuso in un cassetto: la Milano-Sanremo !
«Sognare non costa nulla, anche perché la Sanremo è la corsa che mi affascina più di tutte le altre. Peccato che adesso, per correrla, bisogna far parte di una squadra del ProTour e io invece sono rimasto praticamente a piedi…».
La triste vicenda della Aurum Hotel ha dato un brutto colpo al suo morale, anche perché non c’era stata nessuna avvisaglia della crisi scoppiata in maniera inattesa a inizio 2007.
«Ai campionati italiani disputati nelle Marche, nel 2005, venne a cercarmi Vincenzino Santoni, per offrirmi di passare professionista con la Naturino ed io accettai con entusiasmo. Nel 2006, pur non vincendo riuscii a piazzarmi spesso tra i primi dieci al Regio Tour in Germania, nel Qinghai Lake Tour in Cina e il diesse Antonio Salutini era contento del mio rendimento. Poi mi infortunai a causa di una caduta dalla bici e fui costretto ad un lungo stop, ma durante l’inverno avevo fatto le cose per bene, con lo scopo di ripartire a razzo a inizio 2007».
Ma da gennaio, con la nuova squadra della Aurum Hotel, le cose precipitarono.
«Non ci arrivò nemmeno un euro di stipendio, la consegna dei materiali era in ritardo e cominciammo a preoccuparci. Due giorni prima dell’inizio delle corse, dopo avere sperato di essere accettati nella categoria Professional, ci ritrovammo invece nella Continental, con nostra grande delusione. Da marzo in poi Santoni è sparito dalla circolazione e le cose sono andate di male in peggio. Per vedere qualche soldo abbiamo dovuto attendere settembre e il pagamento garantitoci dalla fideiussione. Ma il brutto è che sono rimasto senza squadra e con poche prospettive per il futuro: da giugno la FCI ha bloccato la società e non ci è stato più possibile gareggiare, ma io continuo ad allenarmi, pieno di rabbia, nonostante tutto e tutti».
Chi ti è stato più vicino, durante questi mesi bui?
«I miei genitori e mia sorella, che abitano con me a Monsummano, il mio diesse Giuseppe Petito, che è stato fantastico e dei veri, grandi amici come “Banzai” Paolo De Geronimo, Brett Lancaster e Elia Aggiano».
Ma di chi è la colpa di questa brutta situazione?
«Santoni afferma che è stata la Aurum a non pagare, ma poi si è venuto a sapere che lui ha investito 600.000 euro nell’acquisto di uno stabilimento balneare a Porto Sant’Elpidio, sull’Adriatico. E allora com’è possibile credergli? Se voleva farla finita con il ciclismo, non poteva almeno aspettare il prossimo anno? Nei guai siamo rimasti noi corridori e lo staff della squadra, con tanta gente che ha una famiglia da mantenere…».
Quale morale si può trarre da questa storia?
«Che nella vita è facile incontrare le persone sbagliate, specialmente per un giovane. A vedere i risultati di Nibali e Visconti mi assale la tristezza: l’orgoglio mi dice che potrei essere là a battagliare con loro per la vittoria, ho soltanto avuto la sfortuna di restare coinvolto in questa vicenda da incubo».
Qual è il tuo giudizio sul caso di positività che ha interessato il tuo compagno di squadra Luca Ascani?
«Specialmente in questo ultimo periodo è stato dimostrato che chi sbaglia paga pesantemente e perciò ognuno è totalmente responsabile delle proprie azioni; conosco bene Luca e sono rimasto rattristato da questa vicenda, anche se non credo che possa ricollegarsi ai problemi avuti con la Aurum. La disperazione per essere rimasto disoccupato non potrà mai essere una giustificazione nell’utilizzo di sostanze vietate per migliorare le proprie prestazioni atletiche».
Credi ancora nel ciclismo?
«Certo, ma bisogna cambiare qualcosa e molto presto. E’ doveroso esaltare i giovani talenti come Nibali, Visconti e Riccò ma i media non devono dimenticare tanti altri ragazzi che come me o come Sestili possiedono della buone qualità ma che talora vengono messi fuori dai giochi ed emarginati da eventi negativi più grandi di loro, che nella maggior parte dei casi non sanno nemmeno come affrontare. Se i giovani vengono demotivati e mortificati, soprattutto quelli che ancora non sono riusciti a salire alla ribalta, tutto il movimento ciclistico si impoverirà progressivamente».
Hai la possibilità di utilizzare questo spazio per fare uno spot «prodomo tua», cosa ti senti di dire?
«Sono un ciclista completo, abituato a dare il massimo, orgoglioso e con tanto entusiasmo in corpo nonostante le ultime disavventure; in più so come essere utile alla squadra e sono pronto a sacrificarmi per gli altri. E il mio sogno nel cassetto, lo ribadisco, è vincere un giorno la Milano-Sanremo…Può bastare?».
Intervista raccolta da Stefano Fiori, per tuttobiciweb.it
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