L'ABC DI COSTA | 14/05/2018 | 17:16
di Angelo Costa -
D come dopocorsa. Nel senso di fase immediatamente successiva alla fine della tappa. Ce n’è uno di routine, con i ciclisti che si cambiano, vanno in bagno, si tuffano dentro i contenitori del cibo, accendono i cellulari per mandare un selfie o la foto del compagno con i pantaloncini abbassati: comportamenti che devono restare coperti dalla privacy, soprattutto l’ultimo. Poi c’è il dopo corsa visibile a tutti, con le interviste in diretta Rai, realizzate da due bravi colleghi, tra gli ultimi arrivati nel ciclismo: non è per questo che sono bravi, lo erano anche prima. Uno, Stefano Rizzato, è quello che dopo la linea d’arrivo mette il microfono sotto il naso di britannici, francesi, neozelandesi, israeliani ed ecuadoriani: la novità è che traduce bene e tutto dopo essersi rivolto all’ospite con un galateo da casa reale inglese. L’altro, Ettore Giovannelli, è quello che si aggira per il parcheggio dei bus con le cuffie e l’antennina in testa: non si capisce se sia uno sbarcato da un altro pianeta o un concorrente scappato da un quiz televisivo prima del domandone finale. Reduce da un glorioso passato in F1 (come cronista, non come pilota), non è un semplice inviato, ma un vero e proprio insider: al Gran Sasso ha trasformato la diretta in un reality, riuscendo a scendere a valle insieme ai ciclisti come se fosse l’addetto alla funivia. In pratica, ha portato i telespettatori dentro la notizia, infilandosi dappertutto: Dumoulin se l’è visto sbucare dallo zainetto, Aru se l’è ritrovato nel passamontagna, Froome nei suoi voluminosi occhialoni da saldatore. Sono stati momenti di grande televisione: non a caso, il Processo che ha avuto la fortuna di ospitare questa performance degna del miglior Yates ha fatto ascolti record, simili a quelli della Formula Uno. Non perché Giovannelli l’abbia frequentata, ma perché fa sempre effetto quando sfreccia una fuoriserie.
M come microtelecamere. Nel senso di attrezzatura per le riprese in corsa. Verranno installate nel viaggio più lungo, da Penne a Gualdo Tadino, su alcune bici a scopo sperimentale: un’azienda di telefonia mobile di cui non si può fare il nome ma il cognome (Tim) proverà a fare collegamenti in diretta all’interno della corsa. Preoccupazione fra i corridori: attenti come sono al peso delle bici, si vedranno regalare un paio di etti abbondanti in più, come se a colazione gli servissero direttamente polenta e cotechino. Preoccupatissimo anche il belga Wellens: ‘Vorrei evitare l’esperimento, ma temo che scoprano che mi chiamo Tim’.
V come verbale. Nel senso di resoconto di Marco Saligari, detto il Commissario, dalla moto Rai. Avvicinandosi al Gran Sasso, strilla: ‘Masnada beve il suo ultimo goccio d’acqua’. Sgomento fra gli altri ciclisti: ‘Ma cosa fa, conta anche le gocce?’.
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