M come Mareczko. Nel senso di Jakub, velocista della Wilier Triestina. Grazie alla doppia nazionalità, è un ciclista bivalente: quando vince passa per italiano, quando perde viene considerato polacco. E’ un velocista classico, come spiega perfettamente il suo cognome: vince solo sui percorsi che restano a livello del mare. E’ uno dei pochi avere sempre accanto l’intera squadra, come nemmeno Froome o Dumoulin: i compagni lo scortano negli sprint, ma anche sulle salite, quando va in bagno, quando deve raggiungere l’albergo e quando va a far due passi dopo cena. Ovviamente, come accade nella tappa del Gran Sasso, li ha tutti accanto anche quando decide di ritirarsi: in questo caso, per essere sicuri che non ci ripensi. Per una settimana il buon Jakub ha viaggiato sotto scorta, tanto che in Israele la sicurezza si è disinteressata a lui: di guardiaspalle ne aveva già abbastanza attorno. Si è piazzato in tutte le tappe: in quelle per velocisti regolarmente nei primi dieci, nelle altre regolarmente in fondo. Con questa strategia, la sua squadra ha monopolizzato le zone basse della classifica, occupando le posizioni dal 160esimo posto in giù: in pratica, negli ultimi dieci ne ha piazzati sei, una superiorità schiacciante nella corsa alla maglia nera. Sempre che ora, senza più Mareczko, non ne cominci un'altra: quella per dimostrare di essere Wilier Triestina e non tristina.
P come premi. Nel senso di riconoscimenti speciali. Ce ne sono di ogni tipo: i più ambiti sono le classifiche degli scalatori, dei punti e dei giovani, poi ci sono tutti gli altri, compreso quello per chi riesce ad assaggiare e soprattutto a digerire tutti i piatti locali consigliati ogni mattina dalla Gazzetta. Tutti i giorni viene assegnato anche il premio ‘Don’t crack under pressure’, letteralmente ‘non spezzarti sotto pressione’: sarebbe il premio per la combattività, ma dirlo in inglese è più wow. Sulla scia di questa iniziativa, che porta alla ribalta ‘chi si è distinto per coraggio e forza mentale per raggiungere l’obiettivo’ (a scanso di equivoci, a inventarsi questa formula sono stati gli organizzatori, non tuttobiciweb), stanno nascendo altri riconoscimenti: presto verranno introdotti il ‘don’t put your foot down on the hill’ (non mettere giù il piede in salita) per i velocisti, il ‘don’t give nudges in the teeth’ (non dare gomitate nei denti) per chi dopo una fuga va a giocarsi il successo, il ‘don’t give up when it’s bad weather’ (non mollare se c’è brutto tempo) per i neoprofessionisti, il ‘don’t spit upwind’ (non sputare controvento dal finestrino) per i direttori sportivi. Tramontata invece l’idea di istituire il premio ‘don’t scratch your balls’ (libero ognuno di tradurselo) per il seguito: troppi concorrenti.
Con quello che prende come stipendio chissa come sarà contento Scinto e in particolare gli sponsor
Scinto
13 maggio 2018 19:49FrancoPersico
Pareva essere un grande DS. Poi ha investito male ed è rimasto al verde. Mareczko potrebbe dedicarsi alla pista, sarebbe un ottimo azzurro e farebbe bene
Problema
13 maggio 2018 21:04geom54
Scinto non ha valenza, constatato, mi permetto di ribadirlo, ma amen.
Sprinter da esportazione
13 maggio 2018 21:09piuomeno
Il calendario è zeppo di corse sub sahariane ed allora, ce ne fossero velocisti alla Kuba.
Maurizio
squadra
14 maggio 2018 08:21bernacca
che non meritava di essere al giro...
Kuba
14 maggio 2018 08:34tiz
Lo scorso anno, kuba venne fermato prima delle grandi salite finali. Oggi ne vediamo i risultati. Non si può crescere nella bambagia. I velocisti devono migliorarsi e crescere organicamente. Finire un giro vuol dire crescere!
Tiz
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