GERUSALEMME, IL GIRO, LA GRANDE PAURA E IL PIANO B

PROFESSIONISTI | 09/12/2017 | 09:12
Lo sport che nell’ideale decoubertiniano dovrebbe unire i popoli e superare - almeno temporaneamente - le guerre, rischia di andare incontro ad un 2018 di sconfitte. Se da una parte le ombre sono sempre più fosche sui Giochi Olimpici invernali di Pyongyang, dall’altra anche il Giro d’Italia vede a rischio la sua storica partenza in Israele.

Mancano poco meno di sei mesi all’appuntamento ma la situazione si è decisamente complicata negli ultimi giorni, dopo l’annuncio del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di voler trasferire l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme, riconoscendola di fatto come capitale dello Stato di Israele.

Il primo effetto della decisione è sotto gli occhi di tutti: scontri, missili, arresti, feriti e purtroppo anche morti nelle ultime ore con una vera e propria excalation di violenza.

Il secondo effetto, politico, rischia di essere ancora più importante: gli ambasciatori all’Onu di Francia, Italia, Gran Bretagna, Svezia e Germania hanno letto una dichiarazione comune davanti ai giornalisti dopo la riunione del Consiglio di Sicurezza: «Non siamo d’accordo con la decisione Usa di riconoscere Gerusalemme come la capitale di Israele e di cominciare la preparazione per spostare l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme».

E ancora: «Lo status di Gerusalemme - si legge nel documento - deve essere determinato attraverso i negoziati tra israeliani e palestinesi. È una posizione costante dei Paesi dell’Unione europea che, in questo quadro, Gerusalemme dovrebbe essere la capitale sia dello Stato di Israele che di quello palestinese. Fino a quel momento, noi non riconosceremo alcuna sovranità su Gerusalemme».

In tutto questo il Giro e i suoi responsabili sono spettatori più che mai interessati. E preoccupati. Organizzare le prime tre tappe di un Grande Giro in un Paese extraeuropeo è già di per sé complicato, ancor di più lo è doverlo fare in questo quadro politico e sociale.

Impossibile prendere decisioni di qualsiasi genere in questo momento, anche se la volontà del Governo israeliano di ospitare la corsa rosa è di per sé un valore aggiunto. Ma bisogna fare i conti con la nuova realtà disegnata dagli accadimenti degli ultimi giorni, con l’esigenza di garantire la sicurezza delle migliaia di persone che fanno parte della carovana. 

E avanza prepotente l’esigenza di avere un piano B. Che non può essere il semplice percorso alternativo che viene predisposto per ogni frazione, ma che inevitabilmente si deve tramutare in qualcosa di più clamoroso. E quindi con un Giro che torni ad essere tutto italiano (le regioni del Sud e in particolare la Puglia sono in preallarme) dopo essere stato costretto, per volontà altrui, a chiudere la porta alla storia.

Paolo Broggi
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COMMENTI
Gerusalemme
9 dicembre 2017 12:42 alberto60
Che parta il piano B!!lo so...la gente vuole i ciclisti poveri cristi sempre a rischio....ma io vorrei essere tranquillo!!!

IMPOSSIBILE
9 dicembre 2017 12:55 ewiwa
Visti gli atteggiamenti e le decisioni imbarazzanti di certi politici( "si far per dire" ) che per la loro irresponsabilità incendiano il mondo invece di agire per la pace e la tranquillità penso che sia impossibile scrivere una pagina di sport in quelle zone......ma ti pare che quella occasione di importanza mondiale e quindi di grande visibilità possa non essere colta da chi protesta e combatte?

È un problema serio
9 dicembre 2017 13:30 Pinuccio25
molto serio. Le dichiarazioni di Trump hanno scosso in modo sostanziale i labili equilibri tra le due parti.
Il piano B è a questo punto fondamentale, se poi la situazione si dovesse stabilizzare le località italiane coinvolte nel progetto alternativo potranno essere impiegate per il percorso del 2019.
Come scrisse qualcuno: vi siete cacciati in un ginepraio. Aggiungere il suffisso \"West\" a Gerusalemme è stato un tentativo (fallito) di salvare \"capra e cavoli\". Amo troppo il ciclismo per non essere davvero preoccupato, non solo per l incolumità dei ragazzi ma anche per quella di tutta la carovana.

Ci riprovo
9 dicembre 2017 17:20 pickett
Primo commento:censurato.Riprovo con un suggerimento a Urbano Cairo:esiga di conoscere i nomi di tutti coloro che hanno avuto l'idea demenziale e sconsiderata di partire da Gerusalemme e che hanno sviluppato questo piano geniale,E LI CACCI IMMEDIATAMENTE,dal primo all'ultimo.

Decisione insensata.
9 dicembre 2017 18:46 Rider
Portare il Giro a Gerusalemme è stata una decisione assurda, demenziale.
Non ho nulla contro Israele, ma Israele con il Giro non c'entra nulla.
Nulla.
Ora,poi, sono emerse anche altre grosse...complicazioni.
Ma possibile che nessuno ci avesse pensato?
Tutti venduti al Denaro.
Anche a costo di snaturare il Giro e far correre dei rischi ai partecipanti.
Mah...come diceva il grandissimo Gino..."Gli è tutto da rifare! "

ACCIDENTI AI SOLDI
9 dicembre 2017 19:00 alessandro
SI CHIAMA GIRO D'ITALIA. GIRO D'ITALIA! QUANDO CAMBIERANNO IL NOME SE NE PARLERA'.
LA TOSCANA IGNORATA E ALTRE ZONE D'ITALIA NON HANNO MAI VISTO LA CAROVANA. COME PENSANO DI FARE PROMOZIONE? I RAGAZZI ISRAELIANI CI INTERESSANO? IO DIREI PROPRIO NO. MOTIVIAMO I NOSTRI. TUTTO PER I SOLDI. SUGGERISCO SIRIA, IRAQ E CECENIA PER IL PROSSIMO ANNO

Ci sarà sicuramente il piano B:
9 dicembre 2017 20:05 Bastiano
Quando prendi così tanti soldi per una partenza che doveva essere la novità assoluta ed un bel toccasana per le casse societarie, non puoi fare una totale retromarcia, forse sarebbe il caso di ipotizzare un Giro in Israele che non tocchi la città di Gerusalemme ed i territori contesi. Non sarebbe impossibile, ognuno dovrebbe rinunciare a qualcosa ma, tutti potrebbero salvare la faccia.

Cmd
9 dicembre 2017 22:57 rufus
Come volevasi dimostrare: purtroppo sta accadendo quello che tutti temevano ma che nessuno aveva il coraggio di dire, e cioe' che la partenza da Israele e' un rischio troppo elevato. Subito piano B, senza esitare.

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