BAHRAIN MERIDA e la tecnica del tDCS con la IRR TORINO
PREPARAZIONE | 03/12/2017 | 07:13 Presso l’IRR di Torino è stata ufficializzata la partnership tra l’Istituto delle Riabilitazioni di Torino e il BAHRAIN MERIDA Pro Cycling Team di Vincenzo Nibali per le visite mediche, la riabilitazione e per l’utilizzo di nuove metodologie come ad esempio la tDCS ossia la Stimolazione Transcranica a corrente diretta continua.
L’Istituto delle Riabilitazioni di Torino è uno dei 21 Istituti certificati al mondo (e i 4 in Italia) come Collaborating Centre of the International Federation of Sports Medicine dedicandosi appunto alla Medicina dello Sport ed è un centro di eccellenza nell’ambito della riabilitazione Integrata in svariati ambiti come il campo ortopedico o cardiovascolare, nei trattamenti di reumatologia, neurologia, otorinolaringoiatria pneumologia, urologia e dermatologia.
Al centro della presentazione di oggi, la metodologia chiamata tDCS ossia la Stimolazione Transcranica a corrente diretta continua. Di cosa si tratta? Trattasi di una tecnica che stimola varie aree cerebrali e che è efficace, indolore e non produce effetti collaterali. Vengono emesse onde elettriche a bassissimo voltaggio con l’obiettivo di attivare e eccitare in minima parte aree celebrali in modo molto specifico per stimolare attività neurobiologiche di di interesse come quelle che coinvolgono fatica mentale e rilassamento. Può essere un valido strumento per l’allenamento e nei momenti pre-competizione. Si vorrebbe creare un protocollo di ricerca validato da comitato etico per dare risposte non solo soggettive da parte atleta o registrato dai dispositivi, ma da estendere per trovare utilità anche in ambito scientifico. È già nota per essere stata utilizzata per il trattamento di condizioni patologiche in ambito neurologico quali morbo di Parkinson, demenza di Alzheimer, Sclerosi Multipla, dolore cronico, la depressione e l’ansia e la riabilitazione post ictus.
Come spiega il dottor Ugo Riba, Presidente del Gruppo CIDIMU: «La base di questa tecnologia sta nel fatto che il cervello è in grado di controllare qualunque funzione mentale e fisica di qualsiasi soggetto. Non bisogna dimenticare che le performance sportive necessitano di forza fisica, ma anche di allenamento, predisposizione oltre che di un attitudine mentale particolarmente adatta alle gare. Grazie a questo strumento si può andare ad agire su diverse funzioni cerebrali richiamate dal gesto sportivo come la migliore gestione della fatica, l’aumento della rapidità e della precisione del gesto atletico e nel riposo dopo prestazioni particolarmente impegnative».
Il responsabile ha poi sottolineato che: «È da far notare che questo device è differente da quello acquistabile su Amazon a 800-1000 euro e che si è visto anche alle olimpiadi per via della capacità di utilizzo e dei protocolli; richiede una valutazione estremamente attenta e personalizzata su ogni atleta e ogni disciplina sportiva. Dobbiamo tenere in considerazione una vasta serie di fattori. Può addirittura incidere la forma del cranio, pertanto non lo si deve considerare un semplice copricapo. Inoltre, possiamo controllare da remoto il corretto posizionamento del caschetto».
La Dott.ssa Geda (Responsabile Neuropsicologia IRR) aggiunge che: «Noi non facciamo niente di più che il cervello già fa, facilitiamo la comunicazione nella corteccia celebrale. Non provoca potenziali di azione. È il cervello stesso che compie il lavoro grosso, per questo viene usato in allenamento e non in gara, quando si sta imparando a fare qualcosa».
Alex Carera (Business and Marketing Manager Team Bahrain Merida) ha commentato: «Il nostro obiettivo è quello di essere sempre più competitivi ogni anno, la stagione 2017 è stata buona, ma vogliamo migliorare e questo è un servizio ulteriore per noi. È un progetto molto competitivo»
Secondo Dr. Luca Pollastri, Medico di squadra Team Bahrain MERIDA: «La collaborazione con l'IRR per la prossima stagione sarà di grande supporto per il nostro staff medico. La ricerca di un partner affidabile che offra elevate competenze e potenzialità sia in campo diagnostico che terapeutico era uno degli obiettivi che ci eravamo prefissati per la nuova stagione. Questo è un metodo utilizzato da atleti di sport invernali, che è una specialità diversa, vogliamo cercare risultati per questo ambito. La gestione della fatica mentale è il focus di un atleta endurance. Abbiamo chiacchierato molto con il loro team per trovare nuove metodologie, ad esempio per gestione del jet lag, dato che noi ci muoviamo molto, ad esempio in Australia con 9 ore di fuso poi subito dopo in Argentina. E anche passaggio dal caldo a freddo. può essere utile per queste problematiche».
E i campioni presenti? Vincenzo Nibali ha sottolineato le potenzialità che apre la particolare metodologia: «Questa nuova tecnologia può andare a offrire notevoli aiuti, ad esempio dopo i lunghi viaggi per raggiungere le corse più lontane così come per scaricare tensioni nervose e per la fase di recupero. Soprattutto quest’ultimo punto mi interessa molto perché, ad esempio, dopo una tappa molto faticosa può essere un mezzo per mettersi a letto e riposarsi nel modo ottimale, così da recuperare tutte le energie per il giorno successivo». Il capitano era decisamente soddisfatto per il progetto e anche per le visite mediche appena concluse: «Sono rimasto impressionato dalla rapidità dei test e dall’efficienza dei macchinari e dello staff medico, perché in mezzoretta ho fatto tutto mentre le altre volte si impiegava anche il doppio o il triplo del tempo». Tuttavia, non ci sono stati spoiler sulla programmazione del 2018: «Il 14 dicembre avremo la conferenza dove verrà raccontato nel dettaglio il nostro calendario».
Sonny Colbrelli è stato il primo a provare la tDCS, le sue impressioni a caldo? «Ho perso la memoria! (Ride, ndr) No, scherzo, ho provato con interesse e confermo che non da fastidio, non si percepisce niente, il caschetto è molto leggero. Questo è un elemento molto importante per noi ciclisti perché siamo stressati dalle attrezzature e se poi ci pesa non va bene. Sono molto curioso di osservare come si comporta sul lungo periodo, e specialmente per corridori come Vincenzo che punta sui grandi giri. Per me, potrebbe servire soprattutto per il jet-lag».
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