C'ERA UNA VUELTA. CAMUSSO, MAI STRAC

STORIA | 20/08/2017 | 07:31
C’era una Vuelta Francesco Camusso, che correva con un foulard rosso al collo. Lo chiamavano garibaldino perché non aveva tattica: se c’era da attaccare, attaccava. Tutto lì. E se c’era da improvvisare, qualcosa s’inventava di sicuro. Aveva anche un altro soprannome: mai strac, mai stanco. Chi vince, diceva, non è mai stanco: quello davvero stanco è l’ultimo, che arriva dopo tutti gli altri.

Era nato a Burdini di Cumiana, in Piemonte, nel 1908, e nel ’37 vinse la sua ultima tappa al Tour de France a Narbonne, città della Linguadoca che oggi sarà attraversata in un lampo dalla Vuelta, a quindici chilometri dal traguardo. Vincere in Francia gli piaceva, farlo in Italia era più complicato per uno come lui non propriamente allineato al regime (anche se nel ’31, al secondo anno da professionista, era stato il primo vincitore del Giro d’Italia in maglia rosa).

Quell’anno di Narbonne, il 1937, Bartali aveva vinto il suo secondo Giro d’Italia. Siccome qualcuno aveva scritto che era un corridore buono soltanto per le strade di casa, Gino decise di andare anche al Tour. Partì male: perse otto minuti nella terza tappa e più di dieci sul Ballon d’Alsace. Però era talmente forte che quando ritrovò la gamba prese la maglia, a Grenoble.

Ma lì praticamente il suo Tour finì, e se non fosse stato per Camusso - che in quel momento era quarto in classifica generale - sarebbe andata molto peggio. Erano nella valle che porta a Briançon, su una strada stretta e malmessa, sul costone di una roccia. Davanti c’era Jules Rossi, che prese male una curva: la sua ruota di dietro toccò il parapetto di un ponte di legno, e Bartali - non potendo evitarlo - volò tre metri più sotto, nel torrente Colau. Camusso era proprio dietro alla maglia gialla di Bartali: avrebbe potuto tirare dritto, come fecero tanti, invece si fermò, andò a tirare fuori il suo capitano dall’acqua e lo portò a riva. Bartali aveva un braccio e una gamba pieni di tagli, e faceva fatica a respirare perché aveva preso una brutta botta al petto. Camusso e Rossi lo aiutarono ad arrivare alla fine della tappa: tagliarono il traguardo dieci minuti dopo gli altri, ma Bartali non perse la maglia gialla. A Marsiglia però si ritirò: si era preso la broncopolmonite, non riusciva più a correre. Mai strac invece riuscì a riprendersi il suo quarto posto.

A suo figlio Andrea, molti anni dopo, Bartali raccontò che Camusso quel giorno gli aveva salvato la vita.

Seconda tappa, Nimes-Gruissan, km 203,4: al km 188 la corsa passa da Narbonne.
Se siete lì, è d’obbligo una sosta per il cassoulet, a base di fagioli secchi e carne. Da accompagnare rigorosamente con vino rosso.
Se seguite la Vuelta da lontano, in attesa della tappa ascoltate «Douce France» di Charles Trenet, uno dei figli più illustri di Narbonne.
https://www.youtube.com/watch?v=ij1vtzIFlMg

Alessandra Giardini
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COMMENTI
ma é veramente
20 agosto 2017 08:23 canepari
brava la Alessandra Giardini.....

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